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La verità sulla sigaretta elettronica

sigaretta elettronica

Il dott. Fabio Beatrice, autore del libro dal titolo “La verità sulla sigaretta elettronica”, intervistato dagli esperti della Lega Italiana Anti Fumo.

Dottore, Lei ha spesso dichiarato che l’utilizzo della sigaretta elettronica potrebbe migliorare la situazione salvando la vita a milioni di persone. A tal proposito, come vede la proposta inglese di far prescrivere le e-cig anche dai medici di base?

“Il Ministero della Salute della Gran Bretagna già nel luglio 2015 ha espresso un parere molto chiaro in tema di sigaretta elettronica. In sintesi ha detto che la e-cig dovrebbe essere proposta a tutti coloro che non vogliono smettere di fumare ed anche a coloro che non sono riusciti a smettere di fumare e definisce la tossicità della sigaretta elettronica del 95% inferiore a quella della sigaretta normale. Stigmatizza anche il fatto che questo dato contraddice l’opinione diffusa tra il pubblico relativamente alla pericolosità del fumo elettronico. La proposta di farla prescrivere dai medici passa attraverso il riconoscimento di un medical device ma la questione è che al fumatore non piace avere la percezione di essere malato e quindi anche solo una semplice proposta di uso medicale potrebbe esser ancora più efficace perché ancor più facilmente ricevibile. La questione di una proposta di salute è sempre legata proprio alla sua ricevibilità e questo è un punto sul quale non sempre vi è sensibilità. Vorrei anche dire che l’uso della sigaretta elettronica appartiene all’ambito della riduzione del rischio e non della cessazione ed anche su questo punto occorre che le proposte siano effettuate con chiarezza per non ingenerare dubbi o peggio sospetti. Infine non è più accettabile parlare di sigaretta elettronica in generale. La produzione è caratterizzata da una tale quantità di offerta e differenze anche strutturali che metter tutti prodotti assieme per un qualsiasi ragionamento speculativo o di uso medicale non appare più accettabile per mancanza del requisito di omogeneità”. Continue Reading

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Un’occasione andata in fumo

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Il 7 agosto scorso, in seduta serale, l‘Assemblea della Camera dei Deputati (265 voti favorevoli e 118 contrari) ha definitivamente approvato il decreto legge n. 76/2013 che, all’articolo 11, commi 22 e 23, prevede specifiche prescrizioni in materia di prodotti succedanei del tabacco. In pratica oltre alla tassa del 58,5%, in vigore dal 1° gennaio 2014,  la legge vara il divieto pubblicitario e promozionale per le sigarette elettroniche.

Questa è la prova che le e-cig danno fastidio alle varie lobby del tabacco, del farmaco, della sanità. Perchè? Il mercato del fumo elettrico si aggira tra i 300 e i 400 milioni di euro, più persone passano alla sigaretta elettronica e meno sigarette vendono il Monopolio e le lobby del tabacco, di conseguenza i politici e i potenti del tabacco si ritrovano meno soldi da sperperare e dividersi. Più persone passano alla sigaretta elettronica e meno persone si ammalano, se le sigarette elettroniche dovessero sostituire totalmente quelle vere in Italia si passerebbero da 30 mila a non più di 1.000 morti ogni anno. Questo fa incazzare le lobby del farmaco e della sanità che venderebbero molti farmaci in meno.

Quindi tirano fuori dal cilindro un bel decreto legge per spegnere le sigarette elettroniche causa di tutti i “loro” mali. Invece di finanziare studi seri e di regolarizzarlo con norme adeguate, uccidono un settore che in tempo di crisi ha creato posti di lavoro e fatturato.

Già almeno 3.000 persone – dichiara Massimiliano Mancini, presidente di ANaFE (Associazione Nazionale Fumo Elettronico) in una lettera al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni – avranno probabilmente bisogno di sussidi, dato che già molti stanno perdendo lavoro e investimenti. Il nostro è un settore che nel 2012 ha realizzato un fatturato di circa 350 milioni di euro con l’apertura di circa 3.000 punti vendita e l’impiego di un totale di circa 4.000 persone (escluso l’indotto), ma che nel 2014 possiamo tranquillamente prevedere sarà ridotto a meno di un quarto”.

In un post scrissi che “Le sigarette elettroniche ci salveranno”, ma purtroppo nessuno potrà mai salvarci da una politica corrotta e incapace. I tabaccai e le loro multinazionali festeggiano, noi meno.

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Le sigarette elettroniche ci salveranno

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Il boom delle sigarette elettroniche è ormai di dominio pubblico. Un fornitore di sigarette elettroniche ha stimato che il valore corrente del mercato tedesco si aggira attorno ai 100 milioni di euro e quello totale del mercato delle sigarette elettroniche nell’UE27 (inclusi dispositivi e ricariche) sia compreso tra i 400 e i 500 milioni di euro. La Elettronic Cigarette Industry Trade Association (ECITA), ovvero l’associazione per il commercio e l’industria della sigaretta elettronica, rappresenta il 60-70 % del volume complessivo nel relativo mercato del Regno Unito e riferisce che la crescita del mercato si aggira intorno al 20-30 % al mese.

Il mercato europeo è principalmente composto da distributori più che da produttori e dominato dalle piccole imprese, anche se sta crescendo l’interesse per la produzione delle sigarette elettroniche anche da parte di produttori di più grandi dimensioni (incluse le quattro più grandi industrie di produzione di sigarette tradizionali). La maggior parte delle sigarette elettroniche è prodotta in Cina. Da quando è iniziato il processo di importazione in UE, esse sono diventate oggetto di considerevoli scambi internazionali.

Per esempio, in Olanda i venditori di sigarette elettroniche fungono da centri di rivendita delle sigarette elettroniche importate dalla Cina verso tutta l’Europa. Circa il 20 % delle loro vendite è interna al mercato olandese, mentre il 60 % è diretto al mercato tedesco e il restante 20 % ai venditori in Danimarca, Spagna, Francia, Austria e Svizzera. In Regno Unito l’aumento del numero di possessori di sigarette elettroniche è passato da una quantità minima del 2006 a quella di 1 milione nel 2013. Secondo un recente sondaggio tra i consumatori di sigarette elettroniche in Polonia, la maggior parte fa uso del prodotto soprattutto per smettere di fumare o per ridurre i danni derivanti dal fumo (92 %) e una grande percentuale sostiene che questi prodotti siano meno tossici dei tradizionali prodotti a base di tabacco (84 %).

La regolamentazione delle sigarette elettroniche è complessa e varia da paese a paese. In alcuni casi una regolamentazione non esiste per la difficoltà di interpretare cosa effettivamente sia la sigaretta elettronica e quale ne sia effettivamente lo scopo. Circa la metà degli Stati Europei considera le sigarette elettroniche e gli altri prodotti contenenti nicotina come prodotti medicinali per analogia funzionale (Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovacchia, Svezia, Belgio, Lussemburgo e Francia). Una vero e proprio Far West giuridico, che va dal divieto assoluto all’uso senza alcuna restrizione.

Recentemente Umberto Veronesi ha dichiarato  “se le sigarette elettroniche dovessero sostituire totalmente quelle vere, avremmo molto da guadagnare e nulla da perdere” e ha sottolineato che “la sigaretta elettronica appare come una forma intelligente di riduzione dei danni da tabagismo perché simula il fumo, ma non contiene tabacco: i fumatori trovano il piacere gestuale, senza correre rischi letali per la salute”. Si può ipotizzare che le morti per tumore polmonare in Italia passerebbero da 30 mila a non più di 1.000 ogni anno. Crollerebbero di conseguenza anche i costi sanitari, anche se in questo campo le stime sono più complesse. Per esempio, se ipotizziamo che un cancro polmonare costi fra i 30 e i 40 mila euro all’anno alla sanità pubblica, il risparmio annuale sarebbe di 1,2 miliardi di euro.

Non si riesce a capire il perché non vengano fatti studi approfonditi per fare chiarezza e regolamentare il mercato delle e-cig, fregandosene delle grandi multinazionali del tabacco. Vietiamo le sigarette tradizionali e sostituiamole con quelle elettroniche. Più “svapate” per tutti !!

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