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Gli italiani sprecano 1 kg di cibo a settimana

spreco alimentare

Ogni anno in Italia vengono prodotte 5,6 tonnellate di eccedenze alimentari che equivalgono a 12,6 miliardi di euro buttati nella spazzatura. Attualmente in Italia ogni persona spreca 146 chili di cibo in un anno. Prima che il cibo giunga nei piatti, se ne perde in Italia una quantità che potrebbe sfamare per l’intero anno tre quarti della popolazione della penisola. Cibo non recuperabile che dovrà essere smaltito come rifiuto:  un costo economico per le famiglie e un costo ambientale per la società. Ogni anno l’UE getta via 90 milioni di tonnellate di cibo. Ogni giorno in Europa si sprecano 720 Kcal di cibo a persona che portano allo spreco di 18 mc di acqua e allo spreco delle risorse naturali di 334 mq di terra arabile.

La percezione dello spreco è del 50% inferiore ai numeri reali. L’opinione pubblica indica come maggior fonte di sprechi la grande distribuzione, forse non ci si rende conto che il piccolo spreco moltiplicato per il numero della famiglie fa un risultato di rilievo. È l’eccesso di acquisto e la cattiva conservazione a generare la gran parte della dispersione.

Secondo l’ultimo rapporto Waste Watcher (l’Osservatorio permanente sugli sprechi alimentari delle famiglie italiane prodotto da Last Minute Market) l’81% degli italiani (4 su 5) dichiara di non gettare in automatico il cibo scaduto, ma di assicurarsi che sia davvero andato a male; 9 italiani su 10 controllano abitualmente l’etichetta dei cibi acquistati; un italiano su 2 compila una lista della spesa per prevenire lo spreco e l’eccesso di acquisto. Infine rileva l’aumentata sensibilità degli italiani per il tema spreco alimentare in rapporto all’impatto ambientale: quasi un plebiscito con 9 italiani su 10 che finalmente mettono in relazione spreco di cibo e danno ambientale, altrettanto (oltre il 90%) per la richiesta di affrontare già da studenti il tema dell’educazione alimentare, come un vero e proprio insegnamento da impartire sui banchi di scuola, analogamente all’educazione civica.

Altra curiosità registrata da Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi): solo 1 italiano su 3 non si vergogna a chiedere la Doggy bag al ristorante.

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Non chiediamo gli avanzi al ristorante per vergogna



​Un italiano su cinque (20%) quando esce dal ristorante non ha problemi a portarsi a casa gli avanzi con la cosiddetta con “doggy bag” anche se solo il 10% lo fa regolarmente, mentre il 23% solo qualche volta. E’ quanto emerge dall’indagine di Coldiretti sui comportamenti durante l’estate dalla quale emerge peraltro che una fetta rilevante della popolazione (25%) quando va a mangiare fuori lascia sulla tavola gli avanzi semplicemente perché si vergogna di chiederli. Solo una percentuale minore del 18% si dice semplicemente non interessato mentre ben il 28% degli italiani non lascia alcun avanzo quando va al ristorante o in pizzeria.

La tendenza a finire quanto viene servito a tavola, secondo i saggi suggerimenti del nonni, richiama un passato difficile ma, insieme al diffondersi del sacchetto degli avanzi, è anche, prosegue la Coldiretti, un segno di maggiore responsabilità degli italiani nei confronti dello spreco di cibo. E’ forse questo, afferma la Coldiretti, uno degli aspetti positivi della crisi economica in una situazione in cui ogni persona in Italia ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno. Il valore dello spreco alimentare domestico corrisponde a 8,1 miliardi di euro.

Un comportamento, quello di portarsi a casa gli avanzi della trattoria, molto diffuso in altri Paesi a partire dagli Stati Uniti dove sembra che la stessa first lady Michelle Obama non abbia remore a seguirla. Nel 2009, Michelle Obama andò a cena da “Maccheroni”, una trattoria romanissima vicino al Pantheon. Dopo aver mangiato carbonara, amatriciana e lasagne, stupì tutti facendosi impacchettare i resti. Forse noi italiani ci consideriamo più raffinati e portare a casa gli avanzi pare poco elegante.

Di fronte a questa nuova esigenza la ristorazione si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc.

D’altra parte una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n.29942 della quinta Sezione penale ha dato torto ad un albergatore trentino insultato da un cliente perché avrebbe vietato la “doggy bag” e il riempimento della borraccia, annullando la condanna per ingiurie inflitta dalla Corte di Appello di Trento ad un friulano che era stato denunciato dall’albergatore perchè, a fronte del mancato riconoscimento della pretesa di appropriarsi di ciò che costituiva il residuo della consumazione, aveva rimproverato il gestore dell’attività fino a osservare che il “servizio era da schifo”. Una vicenda singolare costruita attraverso tre gradi di giudizio che introduce una conquista importante per tutti i consumatori che, al termine dei pasti consumati in ristoranti e in genere in esercizi di somministrazione aperti al pubblico, possono pretendere di portar via gli avanzi di cibo o di riempire un contenitore di acqua o di vino non bevuti.

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