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Non voglio essere più italiano, Mi Dimetto

mi dimetto da italiano

Egregio Presidente della Repubblica Italiana,

da tempo volevo esternarle i miei sentimenti dimissionari: colgo l’occasione maturata in questi giorni di accadimenti anche metaforici, che ulteriormente li motivano e maggiormente li rafforzano. Miliardi di motivi mi costringono con rabbia ad annunciarle che in nessun modo intendo più assumermi la minima responsabilità di tutto ciò che non sono in grado di controllare e modificare personalmente. Non voglio essere più italiano!

Si mi dimetto, non voglio essere più italiano

Dopo un’attenta riflessione durata circa 20 anni e dopo la disamina di quanto accaduto in particolare negli ultimi anni (crisi economica, mancanza di aiuti agli italiani, pagliacciate partitiche) sono addivenuto alla decisione di rifiutare la nazionalità italiana e di dimettermi dal ruolo di cittadino italiano.

Dalla data odierna mi considero cittadino straniero e pertanto richiederò accesso agli aiuti dedicati a comunitari ed extracomunitari. Non voglio essere più italiano, quindi rinuncio a tale incombenza.

Rinuncio quindi anche al voto, ormai inutile, perché le malefatte trasversali della classe politica (maggioranza, opposizione, Destra, Sinistra, Centro e Stelle) non mi consentono più di operare una scelta effettiva per il miglioramento della Repubblica. Continue Reading

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Le verità del bugiardo: Il Governo delle larghe intese

berlusconi-pinocchio-fiducia-senato

“Sentire che Enrico Letta, che ho sempre stimato e che ho sospinto io a Palazzo Chigi, dichiarasse che era diventato inevitabile infliggere nuove pene agli italiani, per di più attribuendomene la colpa, ha avuto su di me l’effetto di una pugnalata. Che però mi ha restituito la voglia di lottare. Una ritorsione inaccettabile. Un dispetto. Con l’aggravante di attribuire a noi la responsabilità della decisione. Insomma, Letta annunciava nuove tasse e le intestava a noi. Inaccettabile. Altro che colpo di testa mio. È stato il suo un colpo basso.  Siccome Letta non è uno sprovveduto mi rifiuto di credere che non abbia compreso il senso delle dimissioni dei nostri senatori e deputati. Le quali sono state consegnate ai capigruppo non contro il governo, ma per dare un segnale drammatico agli italiani di quel che il Partito democratico sta cercando di fare non tanto a me, quanto al corpus della democrazia. Quelle dei parlamentari non erano dimissioni contro il governo, ma contro chi, come il Partito democratico, tradiva le intese costituendo una nuova maggioranza per decapitare i moderati del loro leader, il tutto contravvenendo a principi giuridici irrinunciabili in uno Stato di diritto.” Silvio “Pinocchio” Berlusconi

Il naso di Pinocchio era un bel naso-spia: cresceva a vista d’occhio se udiva una bugia. Che naso sorprendente: un naso che ci sente!

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Le dimissioni

silvio-berlusconi-aerei-vignette-dimissioni

La Notizia da sapere…
E’ l’addio del Cavaliere….
Forse i tempi so cambiati,
O che c’hanno ancor truffati.

Cambia tutto è evidente,
Cambia tutto e cambia niente.
Sia pel Premier er Re o er monarca,
Qui se sta affondà la barca.

So finite le veline,
Belle fiche e Geddafine.
Ora quello che si tocca,
Solo e sempre una gran gnocca.

Vai col”intercettazione,
Fatta l’investigazione.
‘Ste poesie non so omissioni,
So palesi dimissioni.

S’è dimesso er presidente,
Ma che cambia pe la gente.
E..pe’ Noi che stamo soli,
Manco a casa te consoli.

El Maranella
Poeta romano 

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Povero Razzi che CIAH il mutuo da pagare è disperato!!

Antonio-Razzi-dimissioni

A lavà la cocce all’asin ‘c sà ‘rmette tempe e sapone
Proverbio abruzzese

 “Io finirò in mezzo a una strada” confida a Il Giornale il Senatore Antonio Razzi, ex Idv, poi Responsabile e infine Pdl, “Sto pagando ancora il mutuo che non mi ha pagato Berlusconi, come si era detto. Lui non mi ha comprato, mi ha dato la sua amicizia. Ma ho già consegnato le dimissioni. Non ho pensato al futuro. Eppure io sono il più disperato, io non ho una lira senza questo stipendio, e avendo quel famoso mutuo da pagare ancora per molto tempo è chiaro che sarò in difficoltà, ma per lui lo faccio”. Ha paura, è disperato il povero Razzi. Paura di dare le dimissioni e di non essere rieletto. Paura di non potere più pagare il mutuo della sua casa, pagata con i soldi della sua pensione e con lo stipendio da parlamentare. Povero Razzi, lui che sostiene che se gli riducono lo stipendio da parlamentare a 5 mila euro lordi è impossibile vivere, a meno che non si va a dormire in un sacco a pelo. Un uomo che si è adattato a dormire in un albergo a una stella che aveva appena il bagno. E si adattava perché viene dal mondo operaio… Appunto Razzi vergognati, in un paese normale quelli come te dovrebbero andare a raccogliere le arance o i pomodori e ringraziare di non essere presi a calci nel culo.

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The end

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha stasera ricevuto al Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Senatore Mario Monti.

Il Presidente della Repubblica ha prospettato al Presidente del Consiglio l’esito dei colloqui avuti con i rappresentanti delle forze politiche che avevano dall’inizio sostenuto il Governo e con i Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati.

Il Presidente del Consiglio ha dal canto suo rilevato che la successiva dichiarazione resa ieri in Parlamento dal Segretario del PdL on. Angelino Alfano costituisce, nella sostanza, un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del Governo e della sua linea di azione.

Il Presidente del Consiglio non ritiene pertanto possibile l’ulteriore espletamento del suo mandato e ha di conseguenza manifestato il suo intento di rassegnare le dimissioni. Il Presidente del Consiglio accerterà quanto prima se le forze politiche che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l’esercizio provvisorio – rendendo ancora più gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo – siano pronte a concorrere all’approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio. Subito dopo il Presidente del Consiglio provvederà, sentito il Consiglio dei Ministri, a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.

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