0

Le multinazionali si preparano a sfruttare i beni comuni

acqua

Il Governo Renzi costruisce la nuova Italia attraverso le vecchie privatizzazioni. Paolo Carsetti del Forum italiano dei Movimenti per l’acqua.

“I cittadini hanno fatto sentire chiara la loro voce a difesa dei beni comuni; si è raggiunto il top con il referendum 4 anni fa, lo strumento principe di partecipazione garantito dalla Costituzione. Ma l’esito non è stato attuato né a livello giuridico nè politico e ultimamente viene messo pericolosamente, seriamente e convintamente in discussione dall’attuale governo. Quindi è evidente che c’è un grosso problema. C’è un preciso piano attraverso il quale il Governo intende rilanciare con forza il processo di privatizzazione e finanziarizzazione dei beni comuni ma ciò avviene in maniera molto più subdola degli anni passati. Tutti i provvedimenti elencati non esplicitano un attacco diretto all’acqua o ai servizi pubblici locali come fatto nel 2009 dal Governo Berlusconi, l’attacco è strisciante, non si pronuncia la parola privatizzazione perchè è un tema su cui si è già registrato una sconfitta epocale ma la sostanza è la stessa. Il governo si muove dietro la propaganda che prova a descrivere uno scenario come quello della necessità di riduzione della spesa pubblica anche attraverso la razionalizzazione delle cosiddette partecipate o ex municipalizzate che sarebbero coacervo di sprechi, clientele e malapolitica. È la retorica che sta dietro a questa propaganda, con la quale si prova a raggiungere il medesimo obiettivo del governo Berlusconi: cedere al mercato la gestione dei servizi pubblici e dei beni connessi. Se prima si era aperto lo scontro frontale prevedendo l’obbligo di privatizzazione, oggi non si apre uno scontro così diretto ma di fatto si incentivano e si costruiscono processi di privatizzazione, incentivazione delle cessioni ai privati, si costruiscono meccanismi di fusione perchè si racconta che solo attraverso economie di scala si raggiunge efficienza di gestione e si hanno soldi per investimenti, quindi il tema non è più “privato o pubblico” ma spostato sulla dimensione del soggetto gestore. Bassanini ci racconta che bisogna costruire player nazionali che siano in grado di competere su mercato internazionale: tradotto significa che bisogna dare tutto in pasto alle multinazionali, identificando poli aggregativi in multinazionali già esistenti di cui, evidentemente, per il governo è bene fare gli interessi: Acea, Hera, Iren, A2A nel centro nord; il sud è ancora territorio di nessuno a parte la Campania, dove c’è la mira espansionistica di Acea. Il resto in balia degli eventi.

Insomma, lo Sblocca Italia privatizza in maniera subdola, ci dice che gestore deve essere unico e si deve favorire il gestore più grande presente sul territorio. Poi con la legge di stabilità si sono definiti meccanismi premiali per gli enti locali che cedono quote o che fondono le proprie aziende tra loro. Il risultato è uguale a quello del Decreto Ronchi. Gli enti locali, schiacciati da tagli sempre maggiori, procederanno senza neanche un’esitazione se si dice loro che i proventi derivanti dalla cessione delle proprie azioni potranno essere usati al di fuori del patto di stabilità. Nelle multinazionali verranno ridotte, laddove ci sono, le quote pubbliche che non saranno più maggioritarie, poi si fagociteranno piccole aziende a maggioranza pubblica che sono modelli di gestione efficiente, tariffe ridotte e attenzione all’ambiente. Si ragionerà solo con logiche di mercato e di borsa. E’ di fatto una privatizzazione camuffata. Noi lo diciamo da tempo ma la gente continua a pensare che il referendum abbia salvato qualcosa”.

Condividi: