Un cartoni animato, semplice e diretto che spiega in modo chiaro quali sono le vere cause dell’attuale crisi economica. Le macchinazioni che a nostra insaputa, vengono svolte dal potere bancario internazionale. Un sistema malato, fondato sul debito e sulle banche che lo moltiplicano, destinato a collassare. Una crisi voluta e organizzata da questa gente e dai loro emissari. Alla fine a ribellarsi sono in pochi e così non si potrà mai andare da nessuna parte.
debito
Tutta colpa dei Mercati Finanziari, dominano la politica e controllano le nazioni
“Dopo sei anni di crisi gli economisti italiani ufficiali hanno cambiato “un poco” idea (Luigi Zingales: “perché ho cambiato un po’ idea su euro e Merkel” 21 sett 2014). Anche Draghi come noto un mese fa ha cambiato un poco idea visto che ha dichiarato che bisognerebbe trovare il mondo di spendere un poco di più e che bisogna far risalire un poco l’inflazione. Draghi ha detto solo “un poco” (solo qualche decina di mld in infrastrutture e forse un punto e mezzo di inflazione in più, perchè punta sempre a dare soldi alle banche perchè li prestino…)
Giavazzi e Tabellini (che erano per l’austerità) a fine agosto hanno fatto un voltafaccia e scritto che si deve creare della moneta per finanziare i deficit, invece di finanziarli sempre con debito. L’obiezione che subito hanno ricevuto da altri economisti italiani noti è che creare moneta spaventa i mercati finanziari, vedi Roberto Perrotti. Perrotti scrive: “sì, in teoria è giusto creare 80 mld e ridurre le tasse,… ma nel mondo reale i bond hanno un rischio, se stampi 80 mld provochi panico dei mercati, crash dei titoli di stato… poi le banche che ne sono piene vanno sotto..” ( in the real world, government debt can be and is risky, and markets do not like to see it increase – particularly in countries with a high initial level of debt or spending. Without a commitment to decreasing spending in the future, financial markets might panic..”).
Questa obiezione è corretta, i mercati finanziari non vogliono che si crei moneta, come ho sottolineato più volte, per il semplice e fondamentale motivo che i mercati finanziari sono essenzialmente mercati del DEBITO.
Semplificando al massimo, più moneta crei e meno occorre indebitarsi, meno bonds occorrono e in più i bonds calano di valore. Questo non va bene perchè il business delle banche, dei mega fondi, degli hedge funds e altre istituzioni finanziarie è IL DEBITO
Questo è il problema oggi fondamentale che gli economisti accademici, da Giavazzi a Zingales ad Allesina a quelli keynesiani anti-austerità a quelli per il ritorno alla lira non sembrano capire (perchè lo stesso vale ovviamente anche per il ritorno alla lira). Ci sono di mezzo i “mercati finanziari” globali, i quali se necessario spazzano via i governi in pochi giorni (Berlusconi docet)
Ora come rispondono Giavazzi e Tabellini all’obiezione di Perrotti, che si incarica di spiegargli che al mercato finanziario non va che si crei moneta per ridurre le tasse e far uscire l’Italia dalla Depressione? Dicono che agli inglesi e americani il gioco è riuscito, hanno aumentato i deficit pubblici finanziandoli con moneta dal 2009 e non c’è stato nessuna “destabilizzazione”, come pudicamente chiamano la reazione dei mercati Giavazzi e Tabellini (“Un’unica via per la ripresa dell’Eurozona”, 19 sett 2014)
Sorvolano però sul fatto che c’è stata inflazione tra il 3 e il 4% dal 2010 in poi in Usa e UK, i rendimenti reali dei loro bonds sono andati negativi perchè la FED e la BCE ne comprava tonnellate e sono tuttora rendimenti negativi cioè pagano l’1% e rotti (a cinque anni) con inflazione al 2% e rotti. I “mercati finanziari” con gli inglesi e americani non hanno fatto una piega, per ora, per cui potrebbero sopportare un 3-4% inflazione anche da noi ?
Il New York Times ad es. ha reportage dedicato ai benefici dell’inflazione, citando tutti quelli che la vedono necessaria ora come soluzione, con gente come Ken Rogoff che parla di un +6% di inflazione per gli USA come obiettivo (per gli USA!, immagina per l’Italia). Come si sa i keynesiani “de sinistra” sono in genere un poco inflazionisti, inutile negarlo, Krugman, Rogoff, Stiglitz.. mentre quelli di “Chicago” (Lucas, Cochrane…) e i tedeschi invece no, preferiscono un inflazione zero o quasi.
Come si sa però anche TUTTE LE BANCHE CENTRALI HANNO DA 25 ANNI UN OBIETTIVO DI INFLAZIONE INTORNO AL 2%, cioè la teoria e la prassi ufficiale è che l’inflazione zero faccia male. Ci sono paesi come il Canada dove da 20 anni la Bank of Canada ogni singolo anno centra il 2% di inflazione, (a volte 2,2% a volte 1,8%…non sbagliano mai un anno).
Ora Draghi dichiara che vuole far salire l’inflazione EU, così come ha fatto il Giappone l’anno scorso e come hanno fatto inglesi e americani, che avevano inflazione 0% nel 2009 e l’hanno fatta risalire tra 2% e il 4% successivamente creando moneta. Perchè ovviamente non ci piove che creando moneta puoi creare inflazione e il problema è solo la percentuale giusta, a seconda delle circostanze quello che prescrive il dottore sarà un 2% o un 3% o un 4% o un 5%…
C’è chi dice che in certi casi anche un 6% è necessario (come Ken Rogoff) e come ho mostrato quando l’Italia aveva inflazione vicina al 10% negli anni ’70 il suo PIL cresceva lo stesso anche del 3-4% l’anno. Ma negli anni ’70 i movimenti dei capitali erano vincolati e limitati in tanti modi, oggi invece sono totalmente liberi. Tra parentesi i keynesiani di oggi non si ricordano mai che il loro Keynes a partire dal 1936 circa si era convertito al protezionismo e ai controlli sui capitali. In più, oltre a liberalizzare completamente i movimenti di capitale si è anche impedito, negli anni ’80, agli stati di creare moneta. Risultato: il debito è triplicato e chi ha in mano il debito (i bonds) oggi comanda il mondo
Dato che il debito ora è tre volte e mezzo il PIL medio in occidente e che il mercato del debito (bonds) è senza vincoli e senza limiti e muove migliaia di miliardi attraverso il mondo nello spazio di ore… sai qual’è infatti la conseguenza? Oggi chi detiene il debito, chi ha e muove i bonds sui mercati finanziari, tiene per le palle i governi e le nazioni. Se non neutralizzi allora i “mercati finanziari” globali non puoi fare niente, perchè questi sono in pratica un eufemismo per i creditori, chi vive con gli interessi del debito.
L’ostacolo vero all’uscita dell’Italia dalla depressione sono “i mercati finanziari”, cioè “I CREDITORI”, quelli che vivono di debito, incassando interessi (e speculando sul debito). Lasciamo da parte il fatto che questi a loro volta si indebitano e usano leva finanziaria, cioè non è vero che sono “risparmi” che vengono investiti (vedi Pimco, che ha rivelato quest’anno di aver comprato 70 MILIARDI DI DOLLARI DI FUTURES per aumentare la sua leva).
Nel mondo dei mercati finanziari (del debito)
non vogliono i default
non vogliono l’inflazione
non vogliono la svalutazione
Vogliono ricevere i loro interessi in valuta che non si svaluta, con interessi di 2 o 3 punti sopra l’inflazione e senza rischio, come hanno fatto per gli ultimi 30 anni. Dal loro punto di vista è comprensibile, così come è comprensibile che i dipendenti del Senato vogliano mantenere i loro stipendi da 300mila euro l’anno, i magistrati della Corte Costituzionale i loro 500mila euro, quelli della Regione Sicilia…
Nel mondo invece del lavoro, delle imprese, della produzione, delle famiglie… la svalutazione, l’inflazione o anche il default possono essere utili, dato che in aggregato e in maggioranza invece hanno debiti
Il fatto è che oggi i mercati finanziari sono colossali, 80 mila miliardi di bonds che circolano ovunque, senza limiti, di continuo, trattati e in mano a mega istituzioni finanziarie che assumono i politici e funzionari di stato. Per cui oggi “i mercati” effettivamente dominano la politica economica e quindi dominano le nazioni.
Riassumiamo: finalmente, dopo soli sei anni, gli economisti ufficiali si accorgono che si può creare moneta, se ne manca in giro, che non è vero che “non ci sono i soldi”, perchè i soldi possono essere creati senza alcun costo dalla banca centrale o dallo stato (e anche le banche in realtà li creano dal niente senza costo..). E’ un passo avanti, ma ovviamente data la depressione in cui son cadute Spagna, Italia, Portogallo, Grecia e la crisi della Francia stessa occorrerebbe ora creare centinaia di miliardi e quindi inevitabilmente l’inflazione può salire anche lei, diciamo dallo 0% al 4%. Draghi parla di tornare al 2%, ma se fai dei deficit ora in Italia di 80 miliardi addizionali (oltre i 45 mld attuali di deficit annuo), lo stato spenderà sempre per 800 mld, ma incasserà di tasse meno di 680 mld per un deficit di 125 mld circa l’anno.
I “mercati finanziari” accetteranno che l’Italia faccia deficit annui di 125 miliardi (e Spagna, Francia ecc.. anche loro per numeri simili) ?
Notare che se torni alla Lira il problema è peggiore, perchè in quel caso un inflazione del 6% o anche 8% è probabile e hai anche una perdita secca del 20 o 30% causa svalutazione per i detentori esteri di BTP, per cui la probabilità di un crash del mercato obbligazionario è maggiore.
Sia che cerchi di creare moneta all’interno dell’Euro (sperando che la BCE finanzi lei comprando BTP con moneta che lei crea dal niente), sia che pensi di ritornare alla Lira il problema alla fine è sempre lo stesso: un “panico dei mercati finanziari” cioè un crash dei bonds…” cobraf
Le agenzie di rating creano e distruggono le economie dei paesi
Il modo di valutare le economie nazionali è totalmente sbagliato, dice la riformatrice delle agenzie di rating Annette Heuser. Con metodi misteriosi e oscuri, tre agenzie di rating private americane esercitano un immenso potere sulle economie nazionali del mondo, e i risultati possono essere catastrofici. E se ci fosse un altro modo? In questo intervento coraggioso, tenuto alla conferenza del TED (Technology Entertainment Design), la Heuser condivide la sua visione di un’agenzia no profit che porterebbe più eguaglianza e giustizia al mix.
“Quasi due anni fa, stavo guidando in Germania, e accesi la radio. All’epoca l’Europa era nel bel mezzo della crisi dell’Euro, e tutti i titoli erano su paesi europei che venivano retrocessi dalle agenzie di rating negli Stati Uniti. Ascoltavo e dicevo a me stessa, “Che cosa sono queste agenzie di rating, e perché il loro lavoro dà fastidio a tutti?” Se foste stati seduti accanto a me in macchina quel giorno e mi aveste detto che avrei dedicato gli anni successivi a cercare di riformarle, ovviamente vi avrei dato dei pazzi. Ma indovinate la cosa veramente folle: il modo in cui vengono gestite queste agenzie di rating. Vorrei spiegarvi non solo perché è il momento di cambiare, ma anche come farlo. Vi racconto un po’ di quello che fanno veramente le agenzie di rating. Così come leggereste una rivista di auto prima di comprare un’auto o dareste un’occhiata alla recensione di un prodotto prima di decidere che tipo di tablet o telefono prendere, gli investitori leggono i rating prima di decidere in che tipo di prodotto investire i propri soldi. Un rating può variare dal cosiddetto AAA, che significa che è un prodotto molto remunerativo, e può scendere fino al livello dei cosiddetti BBB-, che significa che è un investimento abbastanza rischioso. Le agenzie di rating valutano le aziende. Valutano le banche. Valutano tutti in prodotti finanziari come gli infami titoli garantiti da mutui ipotecari. Ma possono anche valutare paesi, e questi rating sono chiamati rating sovrani, e vorrei concentrarmi in particolare su questi rating sovrani. E posso dirvi, mentre mi state ascoltando ora, state pensando, perché dovrebbe importarmene, giusto? Siate onesti. I rating influiscono su di voi. Influiscono su tutti noi. Se un’agenzia di rating valuta un paese, in sostanza valuta il debito di un paese e la capacità e disponibilità di un paese a rimborsare il suo debito. Se un paese viene declassato da un’agenzia di rating, il paese deve pagare di più per poter prendere a prestito denaro sui mercati internazionali. Quindi influisce su di voi in quanto cittadini e contribuenti, perché voi e i vostri concittadini dovete sborsare di più per poter prendere a prestito. E se un paese non si può permettere di pagare di più perché forse è troppo costoso? Allora il paese ha meno a disposizione per altri servizi, come strade, scuole, sanità. E questo è il motivo per cui dovrebbe interessarvi, perché i rating sovrani influiscono su tutti. E questo è il motivo per cui credo dovrebbero essere definiti beni pubblici. Dovrebbero essere trasparenti, accessibili e disponibili a tutti a costo zero. Ma ecco la situazione, il mercato delle agenzie di rating è dominato da tre soli operatori: Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. E sappiamo che quando c’è una concentrazione di mercato non esiste vera competizione. Non c’è nessun incentivo a migliorare la qualità del prodotto. E diciamoci la verità, le agenzie di rating del credito hanno contribuito, a spingere l’economia globale sull’orlo del precipizio, eppure devono cambiare il loro modo di operare. Il secondo punto, comprereste veramente un’auto solo sulla base dei consigli del rivenditore? Ovviamente no, vero? Sarebbe da irresponsabili. Ma è quello che in realtà accade nel settore delle agenzie di rating ogni giorno. I clienti di queste agenzie di rating, come paesi o aziende, pagano per i propri rating, e ovviamente questo crea un conflitto di interessi. Il terzo punto è: le agenzie di rating non ci dicono veramente da dove vengono le loro valutazioni, ma oggigiorno, non si può vendere neanche una caramella senza elencare tutto quello che c’è dentro. Ma per i rating, un elemento cruciale della nostra economia, non sappiamo realmente quali sono i diversi ingredienti. Permettiamo alle agenzie di rating di essere poco trasparenti sul loro lavoro, e questa situazione va cambiata. Credo non ci siano dubbi che il settore ha bisogno di una ristrutturazione completa, non solo sfrondando ai margini. Credo sia venuto il momento di un gesto coraggioso. Credo sia venuto il momento di aggiornare il sistema. Ecco perché noi alla Bertelsmann Foundation abbiamo investito tempo e energie a pensare a un’alternativa per il settore. E abbiamo sviluppato il primo modello di agenzia di rating no profit per il rischio sovrano, e la chiamiamo con il suo acrononimo, INCRA. INCRA farebbe la differenza rispetto al sistema attuale aggiungendo un attore no profit al mix. Sarebbe basato su un modello no profit basato su una sovvenzione sostenibile. La sovvenzione creerebbe entrate che permetterebbero di gestire l’operatività, di gestire l’agenzia di rating, e permetterebbe anche di rendere disponibili pubblicamente le nostre valutazioni. Ma non basta per fare la differenza, vero? L’INCRA sarebbe anche basato su una struttura di governo molto chiara che impedirebbe qualunque conflitto di interesse, e includerebbe molti portatori di interessi della società. L’INCRA non sarebbe solo un’agenzia di rating europea o americana, sarebbe veramente internazionale, e in particolare le economie emergenti avrebbero pari interesse, voce e rappresentanza. La seconda grande differenza che farebbe INCRA è che baserebbe la sua valutazione del rischio sovrano su una serie di indicatori più ampia. Vedetela in questo modo. Se effettuiamo un rating sovrano, in sostanza analizziamo il terreno economico di un paese, i suoi fondamenti macroeconomici. Ma dobbiamo anche porci la domanda di chi sta coltivando il terreno economico di un paese, giusto? Be’, un paese ha molti giardinieri, e uno di questi è il governo, quindi dobbiamo porre la domanda, di come è governato un paese, di come viene gestito. E questo è il motivo per cui abbiamo sviluppato quello che chiamiamo indicatori lungimiranti. Sono indicatori che vi danno una migliore lettura dello sviluppo socioeconomico di un paese. Spero che concordiate sul fatto che è importante sapere se il vostro governo è disponibile ad investire in energie rinnovabili e in istruzione. È importante sapere se il governo del vostro paese è in grado di gestire una crisi, se il governo è finalmente capace di mettere in atto le riforme che ha promesso. Per esempio, se l’INCRA valutasse il Sudafrica adesso, naturalmente analizzerebbe molto bene la disoccupazione giovanile del paese, la più alta al mondo. Se oltre il 70 per cento della popolazione di un paese sotto i 35 anni è disoccupata, ovviamente ha un impatto enorme sull’economia oggi e anche di più in futuro. Be’, i nostri amici di Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch ci diranno di prenderla anche loro in considerazione. Ma sapete una cosa? Non sappiamo esattamente come ne tengono conto. E questo porta alla terza grande differenza che farebbe l’INCRA. L’INCRA non solo pubblicherebbe i suoi rating ma anche gli indicatori e il metodo adottato. Quindi, contrariamente al sistema attuale, l’INCRA sarebbe assolutamente trasparente. Quindi in poche parole, l’INCRA offrirebbe un’alternativa al sistema attuale delle tre grandi agenzie aggiungendo un attore nuovo, no profit al mix che aumenterebbe la concorrenza, aumenterebbe la trasparenza del settore, e aumenterebbe la qualità. Posso dire che i rating sovrani possono ancora sembrarvi un pezzetto di un mondo finanziario globale complesso, ma vi dico che sono molto importanti, ed è importante sistemarli, perché i rating sovrani influiscono su tutti noi, e dovrebbero essere affrontati e definiti come beni pubblici. Ecco perché stiamo sperimentando il nostro modello, e stiamo cercando di scoprire se può riunire un gruppo di attori capaci e disponibili a far nascere l’INCRA. Credo fermamente che creare l’INCRA sia nell’interesse di tutti, e che abbiamo l’opportunità unica ora di trasformare l’INCRA in una pietra miliare di un nuovo sistema finanziario più inclusivo. Perché per troppo tempo, abbiamo abbandonato a loro stessi i grandi attori finanziari. È venuto il momento di tener loro compagnia. Grazie.”
Benvenuti nella disgrazia dell’Eurozona
Si segua questo percorso: viene creata una valuta che non è di alcuno Stato. Viene emessa da Banche Centrali direttamente nelle riserve dei mercati di capitali privati (banche, assicurazioni, fondi pensione privati, ecc.). Si uniscono 17 Stati sotto questa valuta, e li si priva delle loro precedenti valute nazionali. I 17 governi dovranno sempre batter cassa presso i mercati di cui sopra per ottenere la moneta con cui attuare la spesa pubblica, esattamente come un cittadino che fosse sempre costretto a indebitarsi con la finanziaria sotto casa per mantenere la famiglia. Ecco nata l’Eurozona.
Così funziona la moneta Euro. I debiti pubblici di questi Stati, precedentemente denominati in una valuta di loro proprietà, vanno ora ripagati in quella valuta ‘estera’, cioè di qualcun altro, come se all’improvviso l’intero debito degli USA fosse trasformato da Dollari in Yen. Ne consegue che alcune economie fra quei 17 Paesi si ritrovano schiacciate non da eccessivi debiti pubblici, ma da debiti pubblici divenuti eccessivi perché denominati di colpo in una valuta ‘straniera’. Ogni prestito concesso dai mercati ai governi resi a rischio d’insolvenza dall’artificio sopra descritto alimenta un circolo vizioso di tassi che aumentano sempre, così come la finanziaria applica a quel cittadino già indebitato un tasso sempre più usuraio per ulteriori prestiti. E più aumentano i tassi, più i debiti sono insostenibili, e più sono insostenibili, più aumentano i tassi. Schiacciati da questo paradosso, i governi in oggetto hanno una sola scelta: usare tagli alla spesa e una tassazione soffocante per ripianare quei debiti denominati in quella moneta ‘estera’, cioè l’Euro. Di conseguenza il risparmio di cittadini e aziende si prosciuga, calano i consumi, da cui precipitano i profitti, da cui derivano tagli di salari e occupazione, con ulteriori crolli dei consumi, che deflazionano l’economia, cala così il Pil, da cui minori gettiti fiscali, e ciò peggiora il debito, ma questo preoccupa i mercati che aumentano i tassi, che… È una spirale distruttiva senza fine.
Benvenuti nell’Eurozona. Nasce da un progetto del 1943 per sottomettere le economie dei concorrenti industriali di Francia e Germania, e oggi ha purtroppo raggiunto quell’obiettivo. Le prove a sostegno di questa affermazione sono pubblicate in studi di statura accademica, in inchieste giornalistiche apparse sui maggiori quotidiani internazionali, ma sono insite anche nell’operato di grandi tecnocrati europei come, fra gli altri, Perroux, Hayek, Rueff, Attali, Delors, Schauble, Juncker, Issing, Ciampi, Scognamiglio, Padoa Schioppa, Draghi, Prodi, cioè dei padri ideologici della moneta unica Euro al servizio (talvolta non inconsapevolmente) di esigue élites di grandi industriali franco tedeschi, di speculatori e delle banche d’affari internazionali.
Invitiamo il cittadino a pensare a chi sono oggi i ‘vincitori’ nel sistema Eurozona:
1) gli speculatori che hanno scommesso sul crollo dei titoli di Stato di Italia, Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna, con profitti incalcolabili;
2) le grandi banche d’affari che guadagnano parcelle parassitarie di miliardi come intermediari nelle privatizzazioni selvagge dei beni di Stato nel sud Europa, imposteci da questa crisi del tutto artificiosa;
3) ma soprattutto le corporation franco-tedesche (a discapito dei loro stessi lavoratori, si legga più sotto), che hanno visto, grazie ai complessi meccanismi imposti dall’Euro, disintegrarsi la temibile concorrenza delle aziende italiane, da sempre le uniche in Europa a impensierire Berlino e Parigi.
Infatti l’Italia della Lira era nel 2000 la prima in Europa per produzione industriale, oggi siamo fra gli ultimi. Nel 2000 la Germania era ultima in Europa per produzione industriale, oggi è prima. È forse possibile che l’intero sistema industriale italiano, che per decenni ha fatto la nostra ricchezza, si sia ‘suicidato’ in soli 12 anni? O l’Eurozona ne è la vera causa? Ci si pensi.
Prima dell’Euro eravamo primi al mondo per risparmio privato, oggi ce lo stanno divorando, è ridotto a un quarto di allora. Abbiamo ora i redditi più bassi dell’Eurozona, le tasse sono fra il 47 e il 60%, abbiamo pensioni che al 50% non arrivano ai 1000 euro mensili, la disoccupazione giovanile è al 35% e falliscono 40.000 aziende all’anno. La nostra economia è quindi ‘deflazionata’, così che gli investitori franco-tedeschi possano fare shopping delle nostre migliori marche a prezzi stracciati citando il fatto che siamo in crisi. E sta accadendo ogni giorno. Il costrutto dell’Eurozona, cioè una moneta non posseduta da alcuno Stato, è un’aberrazione monetaria che non ha precedenti in 5.000 anni di Storia. Non deve sopravvivere. Ne va del destino di milioni di famiglie e aziende del nostro Paese, che già patiscono sofferenze sociali inenarrabili.
Nel 2002 la prestigiosa Federal Reserve americana titolò uno studio “L’euro: non è possibile, è una pessima idea, non durerà”. Gli autori, decine di economisti tra i più autorevoli al mondo, avevano seguito la creazione di questa moneta dal 1989, e così avevano sentenziato. Andavano ascoltati. Al contrario, riacquisire la sovranità monetaria uscendo dall’Eurozona significherebbe per l’Italia la salvezza dell’economia nonostante il suo alto debito.
Il Giappone oggi ha circa il 240% debito/PIL ma paga tassi d’interesse vicini allo 0, ha un tasso d’inflazione vicino allo 0. E non è nei PIIGS. Il suo debito di Stato enorme non è un problema, e non è il debito dei cittadini, al contrario, è l’attivo dei cittadini che ne detengono una grossa fetta. Lo Stato giapponese non ha alcun problema a ripagare i suoi creditori nonostante l’immenso indebitamento, e nulla cambierebbe se i creditori fossero stranieri. Inoltre la valuta giapponese, lo yen, è tra le più richieste come valuta di riserva sui mercati internazionali. Questo perché Tokyo possiede la sua moneta sovrana e dunque, come detto dal Nobel Krugman, “Nazioni che hanno una moneta sovrana non soffrono i danni dell’Eurozona, infatti l’America che ha una moneta propria non ha questo tipo di problemi.”
Ma possiamo uscirne, possiamo salvare il nostro Paese e riportarlo dove stava, fra le maggiori economie del mondo. Per questo il giornalista Paolo Barnard ha chiamato in Italia i macroeconomisti accademici della scuola internazionale Mosler Economics – Modern Money Theory (ME-MMT), una scuola di economia che eredita 100 anni di sapere economico da giganti come Friedrich Knapp, John Maynard Keynes, Abba Lerner, Michal Kalecki, Wynne Godley, Hyman Minsky. I macroeconomisti riuniti da Barnard hanno tenuto qui due convegni nazionali intitolati “NON ERAVAMO I PIIGS, TORNEREMO ITALIA”. Ne abbiamo tratto questo PROGRAMMA di SALVEZZA ECONOMICA NAZIONALE, di semplice lettura per tutti. Il PROGRAMMA è una guida di massima autorevolezza che spiega in ogni dettaglio di finanza dello Stato come l’uscita pilotata del Paese dalla sciagura dell’Eurozona non solo non costerebbe alla nazione miliardi, ma rilancerebbe la ricchezza nazionale di miliardi, con la Piena Occupazione, la piena produzione aziendale, col rilancio delle infrastrutture, l’arrivo di investimenti internazionali, e, non ultimo, il recupero delle sovranità monetaria e parlamentare totalmente perdute per volere di Trattati europei mai votati dagli italiani. Ne va del nostro futuro, della democrazia stessa. Torniamo Italia.
Le grandi bugie dei banchieri e la grande verità del modello islandese
Per circa tre anni, i nostri governi, la cricca dei banchieri e i media industriali ci hanno garantito che loro conoscevano l’approccio corretto per aggiustare le economie che loro avevano in precedenza paralizzato con la loro mala gestione. Ci è stato detto che la chiave stava nel balzare sul Popolo Bue imponendo “l’austerità” al fine di continuare a pagare gli interessi ai Parassiti delle Obbligazioni, a qualsiasi costo.
Dopo tre anni di questo continuo, ininterrotto fallimento, la Grecia è già insolvente per il 75% dei suoi debiti e la sua economia è totalmente distrutta. La Gran Bretagna, la Spagna e l’Italia stanno tutte precipitando in una spirale suicida, in cui quanta più austerità quei governi sadici infliggono ai loro stessi popoli tanto peggiore diventa il problema del loro debito/deficit. L’Irlanda e il Portogallo sono quasi nella stessa condizione.
Ora, in quello che potrebbe essere il più grande “mea culpa” economico della storia, i media ammettono che questa macchina governativa-bancaria-propagandistica della Troika ha avuto torto per tutto il tempo. Sono stati costretti a riconoscere che l’approccio dell’Islanda al pronto intervento economico è stato quello corretto sin dall’inizio.
Quale è stato l’approccio dell’Islanda? Fare l’esatto contrario di tutto ciò che i banchieri che gestivano le nostre economie ci dicevano di fare. I banchieri (naturalmente) ci dicevano che dovevamo salvare le Grandi Banche criminali a spese dei contribuenti (erano Troppo Grandi Per Fallire). L’Islanda non ha dato nulla ai banchieri criminali.
I banchieri ci dicevano che nessuna sofferenza (del Popolo Bue) sarebbe stata troppo grande pur di garantire che i Parassiti delle Obbligazioni fossero rimborsati al cento per cento di ogni dollaro. L’Islanda ha detto ai Parassiti delle Obbligazioni che avrebbero ricevuto quel che sarebbe rimasto dopo che il governo si fosse preso cura del popolo.
I banchieri ci dicevano che i nostri governi non potevano più permettersi la stessa istruzione, lo stesso sistema pensionistico e di assistenza sanitaria che i nostri genitori avevano dato per scontato. L’Islanda ha detto ai banchieri che quello che il paese non poteva più permettersi era di continuare a vedersi succhiare il sangue dai peggiori criminali finanziari della storia della nostra specie. Ora, dopo tre anni abbondanti di questa assoluta dicotomia nelle scelte politiche, è emerso un quadro chiaro (nonostante gli sforzi migliori della macchina della propaganda per celare la verità).
Nel loro stile tipico, nel momento in cui i media dell’industria sono costretti ad ammettere di averci gravemente disinformati per molti degli ultimi anni, vengono immediatamente schierati i revisionisti per riscrivere la storia, come dimostrato da questo estratto da Bloomsberg Businessweek:
… l’approccio dell’isola al proprio salvataggio ha portato a una ripresa “sorprendentemente” forte, ha affermato il capo della missione del Fondo Monetario Internazionale nel paese.
In realtà, dal momento in cui è stato orchestrato il Crollo del 2008 e i nostri governi moralmente in bancarotta hanno cominciato ad attuare i piani dei banchieri, io ho scritto che l’unica strategia razionale era di mettere il Popolo prima dei Parassiti. Anche se non mi aspettavo che i decisori della politica nazionale traessero la loro ispirazione dai miei scritti, quando stilavo le ricette economiche per le nostre economie non ho basato le mie idee sulla compassione o semplicemente sul “fare la cosa giusta”.
Ho, invece, costantemente sostenuto che il fatto che “l’approccio islandese” fosse l’unica strategia che aveva una possibilità di riuscita era una questione di semplice aritmetica e dei più elementari principi dell’economia. Quando Plutarco, 2.000 anni fa, scriveva che “uno squilibrio tra i ricchi e i poveri è il male più fatale di tutte le repubbliche” non stava ripetendo a pappagallo un dogma socialista (1.500 anni prima della nascita del socialismo).
Plutarco stava semplicemente esprimendo il Primo Principio dell’economia; qualcosa su cui tutti gli economisti capitalisti moderni che ne hanno seguito le orme hanno basato le loro stesse teorie. Quando gli economisti moderni esibiscono il loro gergo, come nel caso della Propensione Marginale al Consumo, esso è francamente basato sulla saggezza di Plutarco: che un’economia sarà sempre più sana con la sua ricchezza nelle mani dei poveri e della Classe Media invece che essere accumulata ricchi pidocchiosi (e giocatori d’azzardo).
Così quando i Revisionisti di Bloomberg tentano di convincerci che la forte (e reale) ripresa economica dell’Islanda è stata una “sorpresa” ciò potrebbe essere vero se nessuno dei nostri governi, nessuno dei banchieri e nessuno dei preziosi “esperti” dei media comprendesse i più elementari principi dell’aritmetica e dell’economia. E’ questo il messaggio che i media vogliono comunicare?
Quello che qui è ancor più insincero è il tono congratulatorio di questo esercizio di Revisionismo, poiché nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Come ho detto in dettaglio in una serie di quattro articoli un anno fa, la campagna di “stupro” economico perpetrata contro i governi d’Europa negli ultimi due anni e mezzo (in particolare) è stata espressamente mirata a cancellare “l’opzione islandese” per gli altri governi dell’Europa.
Uno dei motivi per cui l’Islanda è stata in grado di sfuggire alla garrota della cricca bancaria occidentale è che la sua economia (e il suo popolo) conservavano ancora una prosperità residua sufficiente a resistere, mentre la cricca bancaria cercava di strangolare l’economia dell’Islanda come punizione per aver respinto la loro Schiavitù del Debito.
Così, l’austerità non è stata niente di meno di una campagna deliberata per distruggere queste economie europee in modo tale che gli Schiavi fossero troppo economicamente deboli per essere in grado di recidere il loro collare. Missione compiuta!
Si può solo ritenere che né i media dell’industria né i Banchieri Padroni avrebbero consentito che questo chiaro riconoscimento che l’Islanda aveva ragione e noi avevamo torto comparisse sulle loro pagine, a meno che si sentissero sicuri di sapere che tutti gli altri Schiavi del Debito erano stati paralizzati oltre la loro capacità di sfuggire mai a questa oppressione economica.
In effetti, quale prova di questo, non dobbiamo che guardare alla Grecia, l’unica altra nazione europea in cui c’erano state “avvisaglie” (cioè rivolte) mirate a rovesciare il Governo Traditore che aveva servito la cricca dei banchieri. Dopo due elezioni, la combinazione di paura e propaganda ha intimidito il popolo greco da lungo tempo sofferente al punto da fargli scegliere un altro Governo Traditore, che si era espressamente impegnato a rafforzare i vincoli della schiavitù economica. Quando gli Schiavi votano per la schiavitù, i Padroni degli Schiavi possono permettersi di gongolare.
Qui, lo scopo di questa propaganda di Bloomberg non è stato di elogiare il governo islandese (quando sia i banchieri sia i media dell’industria disprezzano l’Islanda con tutta la loro considerevole malignità). Piuttosto, l’obiettivo di questa disinformazione è stato di costruire una nuova Grande Bugia.
Invece della Verità, che dal primo giorno l’approccio islandese era l’unica strategia possibile che avrebbe potuto avere successo, mentre i nostri governi hanno scelto una strategia destinata a fallire, otteniamo la Grande Bugia. I nostri Governi Traditori avevano agito onestamente e onorevolmente e il successo dell’Islanda e il nostro fallimento sono stati ancora un’altra “sorpresa che nessuno avrebbe potuto prevedere”.
Abbiamo assistito esattamente allo stesso Revisionismo dopo lo stesso Crollo del 2008, quando i media convenzionali hanno tirato in ballo tutti i loro esperti nell’imbonimento per dirci che erano rimasti “sorpresi” da quell’evento economico, mentre quelli del settore dei metalli preziosi erano andati profetizzando un tal cataclisma, in termini ancora più energici, per molti anni.
Il vero messaggio, cui, per i lettori, è che quando una strategia economica del Popolo prima dei Parassiti ha successo non c’è nulla di minimamente “sorprendente” al riguardo. Così come non è sorprendente che il fatto che tutto il resto del mondo intorno a noi promuova il benessere dei Parassiti, sia un bene soltanto per i Parassiti stessi.
(Fonte tlaxcala – Jeff Nielson Tradotto da Giuseppe Volpe)