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Internet in Italia: Libero ma arretrato

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“Freedom on the Net 2014″ è l’ultimo report di Freedom House, un’organizzazione internazionale non governativa che dal 1973 si occupa di studiare il fenomeno della democrazia e dei diritti umani nel mondo. Quanto è libero Internet nel mondo?

Per il quarto anno consecutivo, in ben 41 su 65 Paesi, per un periodo che va da Maggio 2013 a Maggio 2014, sono aumentate le azioni intraprese dai Governi che hanno emanato normative per controllare i contenuti online o aumentare il potere di sorveglianza; così come in 38 Paesi è aumentato il numero di persone arrestate per aver diffuso contenuti con riferimenti politici o sociali. Per non parlare delle pressioni esercitate sulle testate giornalistiche indipendenti che, secondo Freedom House, sono drasticamente aumentate. Tra gli episodi più citati rientrano quelli riferiti a giornalisti recatisi in Siria, Ucraina, Egitto e Turchia per seguire i vari conflitti in corso.

In Italia, secondo Freedom House, la Rete ha un buon grado di libertà: non risultano sospensioni di account social media o di siti politicamente o socialmente scorretti, non risultano blogger o utenti arrestati per contenuti non appropriati. Ma l’Italia non primeggia per la disponibilità di connessioni. Solo il 58% della popolazione possiede una connessione. Le generazioni più anziane non sono progredite quanto nel resto d’Europa, i giovani invece sembrano cavarsela.

L’Italia ha anche un altro primato. Secondo la Commissione Ue siamo il Paese dell’Unione Europea con il più basso accesso alla banda larga: il 98% degli italiani ha una copertura ADSL con un servizio di connessione base di 2 Mbps (cosa che a volte nemmeno accade), ma soltanto il 3,7% può usufruire di una velocità oltre i 10 Mbps. Siamo un 25esima posizione con un punteggio di 0,36, quasi la metà di quello del paese leader che è la Danimarca (0,67). Peggio solo Grecia, Bulgaria e Romania. Inoltre nel 2014 risultava ancora il Paese con la minor copertura di reti digitali di nuova generazione (NGA) in Europa, sotto la media europea di oltre 40 punti percentuali per l’accesso a più di 30 Mbps (Megabyte per secondo), un 20% di copertura, contro il 62% europeo; con la prospettiva di giungere solo nel 2016 al 60% di copertura a 30 Mbps e in assenza di piani di operatori privati per avviare la copertura estensiva a 100 Mbps. Una connessione più lenta significa servizi più arretrati e più scomodi da usare, siti di e-commerce meno sicuri, servizi e piattaforme che stentano a decollare.

Ciliegina sulla torta, l’Italia è 26esima per la lettura delle notizie su internet, 22esima per l’uso dei social network ma 12esima per video, musica e giochi online.

Dai dati emerge chiaramente che siamo ancora piuttosto arretrati. I gap da colmare richiederanno ancora un bel po’ di tempo. In questi giorni si parla di 6 miliardi di risorse pubbliche per garantire la connettività a 100 Mb all’85% della popolazione al 2020 con l’approvazione del Piano ultrabroadband e del Crescita digitale 2014-2020 da parte del Consiglio dei Ministri. Che sia la volta buona? Speriamo, meglio tardi che mai.

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