
Un chilo di carne equivale a 35 metri quadrati di foresta, 15.500 litri d’acqua, 15 chili di cereali e 36 chili di Co2.
Il consumo di carne è responsabile in parte di un grosso problema che affligge l’umanità: la fame nel mondo. Continue Reading
Un chilo di carne equivale a 35 metri quadrati di foresta, 15.500 litri d’acqua, 15 chili di cereali e 36 chili di Co2.
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Stai lottando per sbarcare il lunario? Hai voglia di scappare dall’Italia, perché stanco della politica, perché non trovi lavoro o perché vuoi vivere una vita agiata con la pensione minima? Ecco la lista dei Paesi dove è più economico vivere. Continue Reading
Alitalia è stata terreno di scorribande di ladruncoli incapaci, politicanti e corporazioni farlocche. Presunti manager, consulenti del niente, affaristi senza scrupoli, faccendieri, tutti impegnati in operazioni schizofreniche e abnormi. Tutti con un solo scopo: spolpare Alitalia. Una perfetta rappresentazione di un’Italia in rovina. Continue Reading
Secondo i dati sul costo del lavoro diffusi dal rapporto Eurostat la retribuzione oraria in Italia nel primo trimestre 2016 è diminuita dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2015, segnando l’unico calo in Europa per un grande Paese.
Stando al calcolo di Eurostat il salario orario nell’Ue a 28 è aumentato in media dell’1,7% con differenze significative nei vari Paese e con cali solo in Italia (-1,5%) e a Cipro (-0,3%). Gli aumenti salariali più consistenti si registrano nei Paesi dell’Est (+10,4% in Romania, +7,6% in Bulgaria), paesi nei quali però il costo del lavoro orario complessivo è molto più basso della media (nel 2015 4,1 euro l’ora in Bulgaria, 5 in Romania a fronte dei 25 euro medi in Ue e 43,1 euro in Danimarca). Continue Reading
In Italia un’impresa paga i propri dipendenti circa 28 euro e 30 centesimi: poco meno della media Eurozona di 29 euro orari, ma più della media Ue che è di 24 euro e 60 centesimi. In tutta Europa ci sono paesi dove conviene delocalizzare sia per una fiscalità migliore, ma soprattutto perché il costo del lavoro è più basso.
Italia a metà classifica in un’Europa più divisa che mai dal costo del lavoro. È la fotografia scattata da Eurostat, l’Istituto di statistica dell’Unione europea, che ha appena diffuso i dati del 2014 dei 28 Stati membri Ue. Agli estremi opposti stanno Bulgaria, con meno di 4 euro all’ora, e Danimarca (40,3 euro).
In Italia un’ora di lavoro costa mediamente a un’impresa 28,3 euro, meno della media dell’Eurozona (29 euro) ma più della media Ue (24,6 euro), che comprende Paesi molto meno cari per le imprese e dove quindi si tende a delocalizzare, come Bulgaria (3,8 euro per ora) o Romania (4,6 euro per ora). L’Italia però segna un incremento del costo del lavoro che è inferiore alla media sia dell’Eurozona che della Ue. Tra il 2013 e il 2014, il costo del lavoro in Italia è cresciuto dello 0,7%, a fronte di un incremento dell’1,1% nell’Eurozona e dell’1,4% nell’Ue.
In Italia il 28,2% del costo del lavoro è determinato da fattori non legati allo stipendio dei dipendenti, come i contributi pagati ai lavoratori. In questo l’Italia sconta un gap competitivo nei confronti della Germania, dove i costi non salariali pesano solo per il 22,3% ma non della Francia (33,1%), che vanta un non invidiabile record europeo. Il nostro Paese è comunque il terzo più “caro” nella Ue per costi non salariali dei salari dietro appunto alla Francia, e alla Svezia (31,6%). Nei 19 Paesi membri dell’Eurozona i costi non salariali sono in media del 26,1%, e nei 28 Paesi dell’Ue del 24,4%: i più bassi sono a Malta (6,9%) e in Danimarca (13,1%).
Sono quattro i Paesi in cui lo scorso anno il costo del lavoro è diminuito: Cipro, Portogallo, Croazia e Irlanda. Tre di questi sono Stati salvati dalla Ue e non è un caso, perché hanno subìto un processo di “svalutazione interna” legato alle dure politiche di austerità cui sono stati soggetti. La svalutazione interna è un modo di rendere più competitivo il proprio export attraverso un abbassamento dei salari e un aumento della produttività; è quindi un’alternativa alla classica svalutazione della moneta, che non è possibile all’interno di un’Unione monetaria come l’Eurozona. Il caso più emblematico è la Grecia, dove il costo del lavoro orario era nel 2014 di 14,6 euro e sei anni prima di 16,8 euro.
Nella stessa Spagna, altro Paese duramente colpito dalla crisi ma che ora sta rialzando la testa con risultati oltre le aspettative, negli ultimi tre anni il costo del lavoro è rimasto praticamente invariato intorno ai 21 euro all’ora. I maggiori aumenti sono invece stati registrati in Estonia (+6,6%), Lettonia (+6%) e Slovacchia (+5,2%). L’Est Europa resta però molto lontano dalla vecchia Europa.
(Fonte Il Sole 24 Ore)