Prodotti falsificati, da dove vengono e chi li produce?

la mappa di provenienza dei prodotti falsificati

Da dove vengono i prodotti falsificati? Chi li produce? Da dove transitano nel loro tragitto fino al destinatario finale? A queste domande ha risposto uno studio elaborato dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e dall’Ufficio per la proprietà intellettuale dell’Ue (EUIPO).

Secondo le conclusioni dello studio, scrive Javier Salvatierra in un articolo pubblicato sul quotidiano El Pais, la Cina è il principale Paese produttore di prodotti falsificati e piratati, che si vendono in tutto il mondo, mentre Hong Kong, Emirati Arabi Uniti e Singapore sono per eccellenza i Paesi dove questi prodotti fanno scalo prima di arrivare al consumatore. Lo studio richiama l’attenzione sulla crescente importanza degli invii postali e del commercio elettronico nella filiera di mercato delle falsificazioni. Continue Reading

Condividi:
0

Il mercato del falso ruba 105mila posti di lavoro

contraffazione-mercato-del-falso

Il mercato del falso nel nostro Paese genera un “fatturato” di 6 miliardi e 535milioni di euro. I settori più colpiti dalla contraffazione sono l’abbigliamento e gli accessori (2 miliardi e 243 milioni di euro, pari al 34,3% dell’intero valore), il comparto cd, dvd e software (1 miliardo e 786 milioni di euro, il 27,3% del totale) e i prodotti alimentari (poco più di un miliardo di euro, pari al 15,8% del totale). Questi sono i principali risultati della ricerca realizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con il Censis “La contraffazione: dimensioni, caratteristiche e approfondimenti”.

L’impatto della contraffazione sull’economia nazionale è pesantissimo. Se i prodotti contraffatti fossero realizzati e commercializzati sul mercato legale si avrebbero 17,7 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, con conseguenti 6,4 miliardi di valore aggiunto. La produzione aggiuntiva genererebbe acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall’estero per un valore delle importazioni pari a 5,6 miliardi di euro. E la produzione legale delle merci assorbirebbe 105mila lavoratori regolari occupati a tempo pieno.

La contraffazione comporta anche pesanti perdite per il bilancio dello Stato in termini di mancati introiti fiscali. Riportare sul mercato legale la produzione delle merci contraffatte significherebbe garantire un gettito fiscale aggiuntivo per le casse dello Stato, tra imposte dirette e indirette, di 5 miliardi e 280 milioni di euro, considerando tutte le fasi della catena di produzione.

Per tutti i settori, ad eccezione dei medicinali, si registra una contrazione del fatturato della contraffazione rispetto al 2010. Il protrarsi della crisi spinge i consumatori ad adottare strategie di contenimento delle spese anche quando si tratta di merci fake. C’è un “effetto deflazione” anche nel comparto del falso, con un abbassamento dei prezzi dei prodotti contraffatti venduti in strada. Il valore medio unitario degli articoli sequestrati dalle Dogane e dalla Guardia di finanza si è ridotto negli ultimi cinque anni da 13 a 10,7 euro (-17,7%). Non è in diminuzione il fenomeno della contraffazione e l’abitudine dei consumatori ad acquistare merci false, quindi, ma si è verificata una flessione dei prezzi, per andare incontro alle ridotte disponibilità di spesa dei clienti.

Secondo l’indagine nazionale del Censis, il 46% dei soggetti economici interpellati (camere di commercio, associazioni imprenditoriali e di categoria) dichiara che l’acquisto di merce falsa è un’abitudine in crescita tra i consumatori, in particolare con riferimento agli articoli di abbigliamento e agli accessori, e per un ulteriore 32% il fenomeno è stabile. Il 46% afferma che sul proprio territorio viene prodotta merce falsa. La contraffazione trova un contesto più favorevole nei territori caratterizzati da un’elevata presenza di attività illegali ai danni delle imprese regolari. Il 60% dei soggetti consultati dal Censis lamenta la presenza di imprese irregolari nella propria area, il 52% denuncia fenomeni di sfruttamento del lavoro e il 51% di immigrazione clandestina. Addirittura il 21% segnala la presenza di imprese gestite direttamente dalla criminalità organizzata (e la percentuale sale al 43% al Sud).

È ancora troppo poco quello che le imprese italiane fanno per difendersi dal dilagare del falso. Secondo il 66% degli intervistati non è sufficiente il livello di conoscenza da parte delle aziende in merito agli strumenti da utilizzare per la tutela della proprietà industriale. Il 61% dichiara però che negli ultimi anni si sono svolte sul territorio iniziative di formazione e di sensibilizzazione, molte delle quali finanziate dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Condividi:
0

Made in Italy: Finalmente in vigore la legge salva-olio

olio-extravergine

Entra finalmente in vigore la legge salva-olio e scattano dal week end su tutto il territorio nazionale i controlli con una apposita task force impegnata in una serie di blitz per smascherare l’extravergine fasullo negli scaffali di negozi, supermercati e discount.

E’ quanto annuncia la Coldiretti in riferimento alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 31 gennaio 2013 che riporta la legge salva olio Made in Italy ”Norme sulla qualita’ e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini” dalla quale prende il via una vera rivoluzione sulle tavole per il condimento piu’ amato dagli italiani.

Dall’introduzione in etichetta del termine minimo di conservazione a 18 mesi dalla data di imbottigliamento all’importante riconoscimento di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo che consentano di smascherare i furbetti dell’extravergine, dalla fissazione di sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi all’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, dall’introduzione di sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attivita’ pubblicitarie per spot ingannevoli al rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali fino, sono solo alcune delle novita’ introdotte dal provvedimento secondo la Coldiretti. A partire dal fine settimana in tutte le Regioni la Coldiretti avvia l’operazione trasparenza sul prodotto piu’ rappresentativo della dieta mediterranea con veri e propri blitz nei punti vendita, a tutela di produttori e consumatori.

L’obiettivo e’ quello di raccogliere campioni di bottiglie di olio delle diverse dimensioni e fasce di prezzo da analizzare in laboratori pubblici dal punto di vista chimico ed organolettico per verificare la corrispondenza tra quanto dichiarato in etichetta e il reale contenuto. Le anomalia saranno denunciate alle autorita’ di controllo che grazie all’entrata in vigore della nuova legge devono intervenire con ispezioni e analisi documentali nelle aziende coinvolte. Si tratta di porre fine a una pericolosa proliferazione di truffe e inganni, svelando il ”mistero” delle tante anomalie di un mercato dove alcuni oli sono venduti a prezzi che non coprono neanche i costi di raccolta delle olive in Italia ma con etichette che riportano la bandiera tricolore in bella evidenza. Un danno gravissimo per un Paese in cui l”olio di oliva e’ praticamente presente sulle tavole di tutti gli italiani con un consumo nazionale stimato – sottolinea la Coldiretti – in circa 14 chili a testa.

L’Italia e’ il secondo produttore mondiale di olio di oliva con circa 250 milioni di piante e una produzione di oltre mezzo milione di tonnellate e puo’ contare su 40 oli extravergine d’oliva Dop/Igp. Il fatturato del settore – precisa la Coldiretti – e’ stimato in 2 miliardi di euro con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. ”Ci sono ora le condizioni per fare chiarezza sul mercato con l’avvio di un piano straordinario di controlli al quale la Coldiretti intende partecipare direttamente per valorizzare un prodotto fortemente identitario per l’agroalimentare italiano nonche’ simbolo della dieta mediterranea nel mondo – sottolinea il presidente Sergio Marini.

Con la nuova legge – sottolinea la Coldiretti -, mettere in etichetta indicazioni fallaci e non veritiere ”che evocano una specifica zona geografica di origine degli oli vergini di oliva non corrispondente alla effettiva origine territoriale delle olive” diventa reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine (articolo 517-quater del codice penale). Vengono inoltre aggiunte sanzioni accessorie, con l’interdizione per cinque anni dal realizzare attivita’ di comunicazione commerciale e attivita’ pubblicitaria aventi per oggetto oli di oliva e il divieto di ottenere, a qualsiasi titolo, contributi, finanziamenti o mutui agevolati da parte di istituzioni nazionale e/o europee, per chi sia stato oggetto di condanna per reati nel settore. Per i marchi che evocano una specifica zona geografica che non coincide con l’effettiva origine delle materie prime scatta quindi il ritiro. Si inaspriscono – continua la Coldiretti – anche i controlli, con il rafforzamento degli istituti processuali e investigativi (intercettazioni, ecc.).

Contro il segreto sulle importazioni agroalimentari, verra’ poi garantito il diritto d’accesso alle informazioni concernenti l’origine degli oli di oliva detenute dalle autorita’ pubbliche a tutti gli organi di controllo e alle amministrazioni interessate. Si va, ancora, a migliorare la leggibilita’ delle etichette e si completa l’intervento gia’ anticipato dal Parlamento con una norma precedente sul valore probatorio del panel test, al fine di garantire la corrispondenza merceologica e la qualita’ degli oli di oliva e punire la non conformita’ dei campioni degli oli di oliva vergini alla categoria dichiarata in etichetta. Si fissano inoltre limiti piu’ restrittivi per il contenuto di etil esteri degli acidi grassi (Eeag) e di metil esteri degli acidi grassi (Meag) e saranno rese note, conclude la Coldiretti, le risultanze delle analisi che sono pubblicate ed aggiornate mensilmente in una apposita sezione del portale internet del Ministero delle Politiche Alimentari e Forestali.

In etichetta viene anche previsto un termine minimo di conservazione non superiore a 18 mesi dalla data di imbottigliamento non che specifiche modalita’ di presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi, imponendo l’obbligo di idonei dispositivi di chiusura o di etichettatura e di sanzioni connesse alla violazione delle relative disposizioni. Continue Reading

Condividi:
0

Merci contraffatte un mercato da 200 miliardi di euro l’anno



Il volume complessivo del commercio di merci contraffatte ammonta a più di 200 miliardi di euro l’anno: pressoché equivalente al volume d’affari del traffico di stupefacenti.

Per i cittadini europei, le conseguenze negative derivanti dal fenomeno della contraffazione sono soprattutto di natura economica. È anche un problema etico. Il maggior beneficiario di questa attività illegale è la criminalità organizzata. Ampiamente coinvolta nel commercio mondiale di merci contraffatte, essa guarda a questo mercato come un’opportunità di arricchimento crescente. I prodotti contraffatti possono rappresentare gravi rischi per la sicurezza e per la salute. Perché mai i criminali dovrebbero preoccuparsi della nostra sicurezza? I consumatori ne escono da perdenti. Credono di fare un buon affare e finiscono per rimetterci, perché i prodotti falsi non hanno la stessa qualità di quelli autentici. È anche un pessimo affare per i contribuenti. I criminali non pagano le tasse e tocca poi a noi pagare la differenza per compensare i mancati introiti del fisco. I falsari danneggiano l’economia europea perché colpiscono le attività lecite e limitano la nostra capacità di innovare. I prodotti contraffatti fanno concorrenza sleale ai prodotti originali, mettendo a rischio molti posti di lavoro in Europa.

La contraffazione in cifre:

• Dal 2010 al 2011 il volume di prodotti contraffatti confiscati dalle dogane europee è aumentato dell’11%.
• Nel 2009 il valore delle prime dieci marche nei paesi dell’UE era pari a quasi il 9% del PIL.
• I prodotti di alta gamma e gli articoli di alta moda rappresentano il 54% del valore complessivo delle merci confiscate.
• Solo nel 2011 alle frontiere dell’UE sono stati confiscati 115 milioni di articoli falsi, per un valore complessivo di 1,2 miliardi di euro.
• Quasi un terzo degli articoli confiscati dalle dogane dell’UE nel 2011 erano potenzialmente pericolosi per la salute e la sicurezza dei consumatori, cioè più del doppio rispetto al 2010.
• Nel 2011 le autorità europee hanno confiscato 27 milioni di farmaci falsi.
• La posta è il metodo più usato per la spedizione di merci false ordinate on-line. È stato il metodo più utilizzato nel 63% dei casi individuati nel 2011, seguito dal trasporto aereo ( 22%) e dal corriere espresso ( 7% ).
• Ad oggi la stragrande maggioranza dei prodotti contraffatti confiscati in Europa proviene dalla Cina ( quasi il 73% del totale dei beni confiscati ).
• La contraffazione tuttavia non è un problema localizzato solo nei Paesi terzi. La Commissione europea e le amministrazioni nazionali stanno indagando sull’ampiezza del mercato del falso anche e soprattutto all’interno dell’Unione europea.

Il 27 gennaio 2014, a Roma, il Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani e il Presidente del Senato Pietro Grasso, insieme ad alti rappresentanti di istituzioni, industria, consumatori e media coinvolti nella lotta alla contraffazione, faranno un punto della situazione sulle azioni intraprese fin’ora e sull’impatto della campagna in alcuni degli Stati membri (Bulgaria, Germania, Francia).

“Di qualsiasi natura siano, falsi, contraffatti, copiati, non conformi agli standard di sicurezza, i prodotti illeciti sono venduti con l’intenzione di raggirare e ingannare. Non sono solo fuorvianti, visto che fingono di essere ciò che non sono; non solo sono di qualità scadente rispetto agli originali; ma in più possono costituire una minaccia per la vostra salute e la vostra sicurezza. Questi prodotti provengono da un’economia sommersa, un’economia in cui la criminalità gioca un ruolo di primo piano e che evade ogni forma di fiscalità. I mancati introiti per il fisco si traducono in tasse più elevate per i cittadini onesti. Questo processo contribuisce così ad aumentare le nostre tasse. I prodotti falsi provocano anche la perdita di posti di lavoro nell’Unione europea. Danneggiano marchi con reputazioni consolidate nel tempo; le vendite calano, le imprese perdono mercato e i posti di lavoro vengono tagliati. La prosperità del nostro futuro è minacciata. I prodotti innovativi sono il risultato degli investimenti in ricerca e sviluppo. L’Europa ha bisogno di prodotti innovativi e di grande valore per mantenere la propria competitività; l’innovazione è inoltre indispensabile per risolvere i problemi della società attuale. Se le imprese non riescono ad ammortizzare gli investimenti, rinunciano a investire. Perciò invitiamo tutti i cittadini europei a unirsi contro la contraffazione. Cittadini europei, esigete e comprate solo prodotti originali!” Antonio Tajani e Michel Barnier

No alla contraffazione. Scegli l’originale!

Condividi:
0

17 miliardi l’anno il fatturato dell’abusivismo commerciale

Legalita'-mi-piace

“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana (….)” – art.41 della Costituzione italiana.

Tra abusivismo e contraffazione il settore del commercio al dettaglio, bar e ristorazione si vedono sottrarre complessivamente 17,2 miliardi di euro all’anno di fatturato, per una perdita di imposte dirette e contributi pari a 1,5 miliardi. E’ quanto emerge da un’elaborazione dell’ufficio studi di Confcommercio nell’ambito della giornata di mobilitazione nazionale ‘Legalita’, mi piace’. Nel dettaglio, l’abusivismo commerciale (sede fissa e ambulante) causa perdite per 8,8 miliardi, pari al 4,9% del fatturato regolare. L’abusivismo nel turismo (bar e ristorazione) costa invece 5,2 miliardi nel 2013, poco più del 10% del volume d’affari del settore. La contraffazione costa invece 3,3 miliardi. Il ‘fatturato’ dei prodotti contraffatti è stimato in circa 6,5 miliardi di euro nel 2013, secondo quanto indica invece una ricerca Censis-Confcommercio: il 76% dei prodotti contraffatti è concentrato nelle voci di spesa per abbigliamento e accessori, prodotti audiovisivi (cd e dvd) ed inoltre prodotti alimentari e bevande. Gli esercizi commerciali abusivi-irregolari con sede fissa arrivano al 4,2%, quelli in aree pubbliche o mercati arrivano al 19,4% da cui deriva una media ponderata del 7,1%. Ma l’abusivismo colpisce molto di più il Mezzogiorno, dove la percentuale arriva all’11,6% tra Sud e Isole, quindi più del doppio che al Nord. Dalla stessa indagine si scopre poi che a causa dell’illegaltà rischiano di sparire 43mila negozi regolari all’anno assieme a 79mila lavoratori regolari.

ROMA   “L’illegalità a Roma ha tante facce e tanti volti, ormai è un virus diffuso, insidioso e altamente distruttivo che colpisce tutti i settori, solo pochi ne sono immuni. Basandoci su alcune stime si può ipotizzare verosimilmente che a Roma ci sia 1 abusivo ogni 3 imprese regolari attive nel commercio di vicinato e su aree pubbliche: un vero e proprio esercito che va dai 20mila ai 23 mila soggetti”. A sottolinearlo il presidente della Confcommercio di Roma, Giuseppe Roscioli in occasione dell’evento ”Legalita’ mi piace”. Secondo l’Osservatorio del Commercio a Roma risultano presenti 52.218 esercizi commerciali al dettaglio (42.474 in sede fissa; 9.744 a posteggio mobile). “Esaminando da vicino i diversi fenomeni – ha aggiunto Roscioli – è sotto gli occhi di tutti che l’abusivismo commerciale e la contraffazione riguardano tutte le categorie merceologiche, in modo trasversale: dalle borse alla pelletteria, dagli occhiali ai prodotti audio – video e musicali, dalla biancheria all’abbigliamento falsamente griffato, fino ai prodotti alimentari, ortofrutticoli e ai fiori. Da gennaio ad oggi 1 romano su 3 ha comprato almeno un prodotto contraffatto. “Analoga percentuale – ha aggiunto – è stata riscontrata a livello regionale. I prodotti e gli articoli contraffatti che i clienti comprano con maggiore frequenza appartengono in primo luogo al settore dell’abbigliamento e delle calzature (45,5%), seguono gli accessori come borse, cinte, guanti e cappelli (39%), e la bigiotteria come collane, bracciali orecchini (21%). Ma ad essere coinvolti sono anche settori come quello dei giocattoli (17%), della cosmesi o della profumeria (15%) che, esonerati da ogni controllo sanitario, possono avere effetti nocivi importanti per la salute dei consumatori”. “Va segnalato che rispetto al 2010 anche a Roma così come nel resto d’Italia, è aumentato l’acquisto di prodotti parafarmaceutici e di farmaci (rispettivamente +30% e +20%) di dubbia provenienza, con tutti i rischi inevitabili sotto il profilo della sicurezza”. Roscioli ha quindi parlato dell’azione di contrasto esercitata dalle forze dell’ordine: “Diamo atto alla Guardia di Finanza, ai Carabinieri e alla Polizia Municipale locale del lavoro svolto in questi mesi che ha visto un aumento delle azioni di sequestro di articoli venduti illegalmente ed un’ attenzione particolare nell’individuazione dei centri di produzione e distribuzione della merce contraffatta. E’ proprio da lì, infatti, che occorre partire per sradicare questa terribile piaga, perché quella della distribuzione è solo la punta di un iceberg molto più profondo”. “Le azioni di repressione, però, fino ad oggi – ha aggiunto Roscioli – non sono state perseguite in misura costante nel tempo e ci si è resi conto che così come sono state articolate non sono state sufficienti a scardinare un fenomeno che per l’estensione e la profondità delle sue conseguenze nefaste sull’intero tessuto economico sano della nostra città e del nostro Paese, ha raggiunto livelli allarmanti”. “Quello che finora è sembrato mancare, nell’approccio con questo fenomeno, è una visione di insieme, – ha proseguito – una concertazione sulle politiche di prevenzione, una consapevolezza del rischio che corre l’economia delle imprese, una conoscenza aggiornata del fenomeno, una mancanza di volontà politica”.

NAPOLI   “Napoli è la capitale della contraffazione e dell’abusivismo. Proponiamo una legge speciale non per far arrivare fondi a pioggia, ma per potenziare i servizi di vigilanza tramite l’istituzione di un Nucleo permanente per la lotta all’abusivismo, con la partecipazione delle istituzioni, delle forze dell’ordine, degli organi di controllo e delle organizzazioni imprenditoriali”. Lo ha detto Pietro Russo, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia della Provincia di Napoli, nel corso della Giornata di mobilitazione nazionale sulla legalità promossa dalla Confederazione su tutto il territorio nazionale. “Un organismo simile è già stato realizzato a Padova con ottimi risultati, ma bisogna consierare che all’ombra del Vesuvio c’è il più grande mercato del falso all’aria aperta d’Europa. Le stime più prudenti – continua Russo – ci dicono che il volume d’affari del falso a Napoli e provincia negli anni 2008-2012 sia stato pari a circa sei miliardi di euro. Su questa somma lo Stato ha perso due miliardi di tasse, una cifra con la quale si poteva evitare l’aumento dell’IVA”. Secondo Maurizio Maddaloni, presidente della Camera di Commercio di Napoli, “il primo esempio deve arrivare dai consumatori, che devono evitare di rivolgersi al sommerso: spesso, infatti, vengono utilizzate merci di scarsa qualità e di conseguenza molto pericolose che danneggiano gli utenti. Ma anche la classe politica deve fare di più: questi mercati paralleli danneggiano le imprese regolari e apportano un danno fiscale anche allo Stato, perché sono tutti mancati introiti”. “Dobbiamo diffondere la cultura della legalità nel nostro territorio – ha evidenziato Ciro Alfano, assessore alle Attività Produttive della Provincia di Napoli – Penso ad iniziative nelle scuole, che facciano capire ai ragazzi che gli acquisti illegali non rispondono alle norme di sicurezza e mettono a repentaglio la salute”. Nel corso della manifestazione, nello spazio antistante la sede di Confcommercio Napoli, si è tenuta l’esposizione fotografica “Le immagini dell’illegalità” che riproduce situazioni e luoghi legati al tema dell’abusivismo e della contraffazione nel nostro territorio. Sempre in piazza si è avuta una distribuzione simbolica ai consumatori de “Il pane della legalità”, con un vademecum che descrive i rischi sulle merci contraffatte. Nella convinzione che la scuola debba avere un ruolo centrale nella diffusione della cultura della legalità, sono stati coinvolti, per l’occasione, l’Istituto Tecnico Industriale “Leonardo da Vinci” ed il “Liceo Statale “Eleonora Pimentel Fonseca” di Napoli.

FERRARA – La scelta della legalità, della cultura della difesa dell’originalità e della salubrità è stata il focus del convegno, a Ferrara – presso la fondazione Flli. Navarra e grazie alla collaborazione della dirigente scolastica Roberta Monti – dal titolo “Buono, Genuino, Salutare è Legal Food: organizzato da Ascom e Confagricoltura in stretta sinergia con la Camera di Commercio. La mattinata coordinata dal direttore generale di Ascom Ferrara Davide Urban è stata un’occasione di sensibilizzazione per ricordare come tutti i settori siano coinvolti toccati dalla contraffazione e dall’abusivismo che va a danneggiare il lavoro e l’occupazione delle aziende oneste. Poi gli interventi dell’assessore provinciale Carlotta Gaiani (attività produttive e commercio): “La provincia è impegnata fortemente in un lavoro di prevenzione e diffusione della cultura della legalità. Sosteniamo con forza l’operazione un mare di legalità che rappresenta proprio uno sforzo in questa direzione” ed a seguire e seguito dal collega Stefano Calderoni (politiche agricole)” Necessario – ha spiegato Calderoni – creare un pool istituzioni, associazioni e Consorzi di Tutela per difendere al qualità dei nostri prodotti alimentari frutto di passione e di tradizione, prodotti che sono garantiti, certificati, tracciati”  I lavori sono stati preceduti dal saluto del Prefetto di Ferrara Provvidenza Raimondo che rivolta agli studenti in sala ha sottolineato: “Questa è ina battaglia di cultura e di legalità e voi dovete esserne i convinti ambasciatori. Le associazioni del Commercio sono un presidio importante e fondamentale al nostro fianco in questa battaglia quotidiana per riaffermare la legalità”. “Ricordiamo – ha spiegato il presidente provinciale Ascom Giulio Felloni che il mercato della contraffazione brucia qualcosa come 110mila posti di lavoro e oltre 4 miliardi di euro di tasse e quindi è una “piaga” che va combattuta per imporre una cultura che sia per proporre una cultura che sia di legalità e di rispetto della veridicità e soprattutto della salubrità dei cibi e delle materie prime. L’industria del Falso è in mano, a monte, ad organizzazioni criminose che da un lato sfruttano in maniera inumana una manovalanza spesso minorile o comunque di disperati. I prodotti che ne risultano sappiamo con esattezza attentano la salute dei consumatori specie quando parliamo di capi, di giocattoli trattati con prodotti e vernici tossici oppure costruiti ed assemblati in modo pericoloso. Una situazione che diventa ancora più pericolosa se il prodotto contraffatto è un alimento o peggio ancora un farmaco. Esercitiamo un lavoro costante nel campo dell’informazione e prevenzione e cogliamo questo momento per ringraziare pubblicamente l’impegno delle forze dell’ordine nel tavolo di lavoro coordinato dalla Prefettura e dove sono presenti dall’Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, dalla Polizia di Stato alle Polizia della Provincia e dei Comuni”.  Poi l’intervento del presidente provinciale di Confagricoltura Pier Carlo Scaramagli che si è centrato sulla difesa del prodotto agroalimentare: “E’ sempre più necessario un preciso raccordo con le istituzioni per la valorizzazione dei prodotti alimentari ed il contrasto ai prodotti contraffatti che possono provocare danni alla salute ma anche danni in campo economico”. La mattinata si è conclusa con la relazione del segretario generale della Camera di Commercio Mauro Giannattasio: “L’industria del falso vale in Italia qualcosa come 6,9 mld di euro. Come è stato detto da Ascom voi ragazzi siete il presente oltre che il futuro è quindi è assolutamente necessaria la vostra collaborazione in questa battaglia di legalità. I giovani sono anticipatori del futuro. Il cambiamento e la condivisione sono elementi importanti. In questi ultimi dieci mesi sono nate oltre 520 imprese di giovani under 35. E’ un segnale di positività ed intraprendenza che utile sapere che in questa battaglia di cultura della legalità è fondamentale poter contare su un imprenditoria sana ed onesta”.

MODENA – Un tavolo di coordinamento provinciale, presieduto dal Prefetto,  per il monitoraggio, il controllo e la repressione del fenomeno dell’illegalità, dell’abusivismo e della contraffazione in provincia di Modena. Questa è la proposta avanzata da Carlo Galassi, presidente di Confcommercio Modena, nell’ambito della giornata di mobilitazione nazionale. “E’ essenziale – ha detto Carlo Galassi – che Prefettura, Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri, Camera di Commercio, Comuni, Provincia e Associazioni imprenditoriali, condividano conoscenza, metodi, indagini, ricerche e azioni concrete per combattere questi fenomeni che rischiano di rivelarsi letali per un’economia in crisi come quella attuale. Ne va della sopravvivenza delle aziende sane, che nel modenese nutrono ancora fiducia nel futuro, garantiscono occupazione e danno prospettive alle nuove generazioni”.  Sono intervenuti nel dibattito i rappresentanti modenesi delle diverse categorie che fanno capo a Confcommercio confermando, dal settore moda, ai pubblici esercizi, alla ristorazione, ai monopoli di Stato, all’intermediazione, all’intrattenimento, l’esistenza in provincia di Modena, di una quota di illegalità e di abusivismo che mette a serio rischio il sistema delle piccole e medie imprese. “Questi fenomeni – ha detto l’assessore regionale Gian Carlo Muzzarelli a conclusione della manifestazione – rubano al sistema sano dell’economia il valore della ricerca e della progettazione che è alla base del nostro futuro. Occorre fare giustizia in favore delle imprese sane, mentre è la stessa cultura della nostra società che deve fare un salto qualitativo, acquisendo coscienza dell’effettivo danno generale che si procura alle imprese e ai cittadini rivolgendosi ai chi propone prodotti taroccati e servizi al di fuori della legalità”.

PADOVA – L’Ascom Confcommercio di Padova ha steso davanti a Palazzo Moroni, sede del Municipio, le lenzuola con i prodotti contraffatti, tarocchi e pericolosi per la salute, buona parte dei quali sequestrati dalla Guardia di Finanza di Padova nella sua azione di contrasto ad un fenomeno che causa la perdita di migliaia di posti di lavoro e la chiusura di centinaia di aziende corrette. Vuoi per i suoi “trascorsi” di strenue battaglie contro la contraffazione, vuoi perché ai commercianti padovani non fa difetto la fantasia, l’Ascom ha giocato la carta dei rischi per la salute documentando, con l’aiuto di una dermatologa, i disastri che un semplice pigiamino può provocare ai nostri bimbi. Al termine della diretta streaming dalla capitale Padova ha raccolto il testimone allestendo una sorta di talk show che ha visto gli interventi dei rappresentanti dell’Ascom tra cui Patrizio Bertin vice presidente vicario, Franco Pasqualetti presidente dei Federmoda Padova,  della Camera di Commercio con il suo presidente Fernando Zilio e del consigliere Marco Ferrero (che rappresenta anche la Lega Consumatori a livello regionale), del Comune con l’intervento dell’assessore Marta Dalla Vecchia, della Guardia di Finanza con il tenente colonello Luca Lettere, del Presidente della Fit (federazione nazionale tabaccai) Italo Rossi e quello della dermatologa dottoressa Anna Belloni Fortina che, con l’ausilio di foto piuttosto “forti”, ha messo in guardia sui rischi che un incauto acquisto di prodotto non conforme può causare alla pelle soprattutto dei più piccoli.

MILANO – Una manifestazione in occasione della giornata per la legalità indetta da Confcommercio per denunciare e protestare contro il fenomeno dell’abusivismo. Gli ambulanti di tutti i mercati milanesi sono scesi in strada “per il rispetto delle regole e degli accordi”. “Questa – ha spiegato il presidente di Apeca, Giacomo Errico – è una manifestazione contro l’abusivismo perché  non ci vogliamo in alcun modo rassegnare ad avere 2mila venditori abusivi che stazionano nei 93 mercati milanesi e che all’anno incassano oltre 10 milioni di euro; ma e’ anche una manifestazione per rivedere il Regolamento comunale sui mercati ambulanti con le sue norme non chiare e penalizzanti per gli operatori”.

FRIULI VENEZIA GIULIA – “Spalmare il contributo regionale sui carburanti su tutto il territorio è uno spreco di risorse. Più opportuno dirottare i fondi a favore della fascia confinaria, abbattendo il differenziale con la Slovenia”. Ettore Romoli, sindaco di Gorizia, ha chiuso con questa proposta la manifestazione Fvg nell’ambito della Giornata di mobilitazione nazionale sulla legalità promossa da Confcommercio. Un tema molto specifico quello sollevato da Romoli, proprio nella sede di Confcommercio Gorizia, che ha ospitato gli interventi di diversi settori del terziario locale, tutti colpiti da fenomeni che, come emerge da uno studio Confcommercio su dati Istat e Censis, mettono a rischio oltre 43mila negozi regolari all’anno, insieme a 79mila lavoratori. “In Friuli Venezia Giulia la situazione è certo meno preoccupante che nel Sud e nelle Isole, ma abusivismo e contraffazione, specie in una regione di confine, aggiungono ulteriori ostacoli all’attività delle Pmi”, ha rilevato il presidente regionale di Confcommercio Pio Traini. E’ quindi seguita l’introduzione ai lavori del presidente goriziano Gianluca Madriz che ha anticipato, rispetto alle conclusioni del sindaco, il nodo della distorsione della concorrenza del mercato transfrontaliero, “con la conseguenza di un forte ridimensionamento del volume di affari e progressivamente del numero di attività e di negozi che animano i centri storici e le aree artigianali”. Ai lavori ha partecipato anche l’assessore regionale Loredana Panariti che ha sottolineato l’urgenza di un’azione di formazione del consumatore, tanto più di fronte a fenomeni che riguardano la salute, e ha assicurato un intervento di sensibilizzazione in giunta per avviare una forma di collaborazione tra la Regione e Confcommercio Fvg in funzione anti-contraffazione. Di concorrenza sleale hanno quindi parlato, portando esempi di categoria, i presidenti regionali Fimaa Andrea Oliva, Fipe Sergio Lucchetta, Fiavet Roberto Cividin, Federmoda Mario Ulian, e il presidente provinciale di Pordenone di AscoFoto Natale Camerotto. In particolare, Oliva ha denunciata la scarsa informazione dei diritti della clientela verso operatori immobiliari senza i requisiti di legge; Lucchetta ha posto l’accento sulla somministrazione irregolare in sagre, circoli privati e feste di partito, Cividin ha rilevato la diffusione «mascherata» dell’illegalità nel settore dei viaggi; Ulian ha segnalato come Trieste, Gorizia e Udine siano tra il decimo e il quindicesimo posto tra le province italiane quanto a maggiori volumi di ingresso di merce contraffatta; Camerotto ha ricordato, accanto all’abusivismo diffuso nella professione, la pesante evasione fiscale nel comparto della fotografia. Nella sede di Confcommercio Gorizia, infine, anche gli interventi del presidente regionale dei Mobilieri Mario Selva: “Divani che costano meno di 300 euro non possono certo riflettere materiali e lavorazioni che rispettano il consumatore e il lavoratore”. E di Paolo Polentarutti, della delegazione Tabaccai (Fit), che ha precisato come, sul fronte dei prezzi, acquistare sigarette in Slovenia viene a costare il 40% in meno. Un ultimo intervento in un quadro condiviso dalle diverse imprese regionali, che hanno stigmatizzato il paradosso di aziende costrette a chiudere per legalità. “Gli imprenditori – ha concluso il presidente Traini – chiedono a gran voce stesse regole e uno stato di diritto per sviluppare un mercato sano e concorrenziale”.

VENEZIA –  Nella sede della Provincia, in via Forte Marghera a Mestre, sono intervenuti tra gli altri il presidente di Confcommercio Venezia e Veneto Massimo Zanon, il presidente dell’Ascom di Venezia centro storico Roberto Magliocco, la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto, l’assessore al Commercio del Comune di Venezia Carla Rey, l’ex sindaco di Jesolo Francesco Calzavara, il presidente della Camera di Commercio di Venezia Giuseppe Fedalto e il comandante provinciale della Guardia di Finanza Marcello Ravaioli. Presenti inoltre esponenti dell’Arma dei Carabinieri, il Questore di Venezia Vincenzo Roca e il Prefetto Domenico Cuttaia.  “Assistiamo ogni giorno, a Venezia, al fuggi-fuggi generale di venditori ambulanti, pronti a stendere il lenzuolo qualche minuto più tardi, qualche campo più in là e poi c’è un abusivismo sommerso che è ancor più difficile da contrastare, anche sotto il profilo legale. Perciò – ha dichiarato il presidente di Confcommercio Venezia e Veneto Massimo Zanon – chiediamo che l’illecito venga modificato da reato contro la fede pubblica a reato contro il patrimonio e che venga ampliata la possibilità di qualificare la fattispecie di reato in forma associativa per dare alle Forze dell’ordine strumenti d’indagine più incisivi, già usati con successo contro il crimine organizzato. Sollecitiamo l’individuazione di misure di contrasto alla contraffazione a mezzo web, una più decisa tutela del Made in Italy e la creazione di un’Agenzia Europea per la lotta alla contraffazione per colmare la mancanza di azioni operative e contribuire allo studio di un fenomeno non ancora completamente affrontato da specifici organi in ambito comunitario. Contraffazione e abusivismo sono sostanzialmente due facce della stessa medaglia all’interno di una più ampia categoria di meccanismi commerciali fuori dalle regole che alterano la concorrenza e inquinano il mercato”. Negli ultimi mesi il Comune di Venezia ha prodotto più di 30mila manifesti e volantini contro la contraffazione, distribuiti anche nei mezzi di trasporto pubblico, portando 1500 studenti nei teatri di Venezia e di Mestre per lo spettacolo “Tutto ciò che sto per dirvi è falso” organizzato in collaborazione con Confcommercio, andato in scena il 7 e 13 novembre. 2.416 sono stati i servizi antiabusivismo nel 2012 nel solo comune di Venezia, 3.696 i venditori sanzionati, 264 le notizie di reato, 3.142 gli articoli oggetto di sequestro penale. “Nei prossimi giorni – ha annunciato l’assessore al commercio del Comune di Venezia Carla Rey – allestiremo un gazebo a Venezia e uno in piazza Ferretto a Mestre, coordinati dagli studenti dell’Istituto tecnico per il Turismo Algarotti per sensibilizzare la cittadinanza e i turisti su questo tema. Il modello Venezia per la lotta alla contraffazione è stato il primo in Veneto e tra i primi in Italia con un tavolo tra Comuni, Provincia, Regione e associazioni di categoria, con l’obiettivo di concentrare l’opera di informazione soprattutto sull’aspetto della salute e dei rischi legati agli articoli contraffatti. La facoltà di Economia e Commercio di Ca’ Foscari ha avviato inoltre un corso di Marketing e Comunicazione per l’anno accademico 2013/2014 con al centro il tema della contraffazione”. Il presidente dell’Ascom-Confcommercio di Venezia centro storico, Roberto Magliocco, ha evidenziato come negli ultimi anni il fenomeno stia producendo effetti devastanti sul commercio regolare, con conseguenze anche sul piano della sicurezza di cittadini e turisti e dell’immagine della città all’estero. L’ex sindaco del Comune di Jesolo, Francesco Calzavara, ha parlato di 500 abusivi al giorno solo lungo il litorale jesolano, auspicando una regolamentazione, attraverso il pagamento di un ticket, degli ingressi in spiaggia già dal momento del rinnovo delle concessioni demaniali del 2015.

FIRENZE–  Confcommercio Firenze ha aderito alla giornata di mobilitazione sulla legalità promuovendo un dibattito sul tema con i rappresentanti delle istituzioni locali e delle forze dell’ordine. In base ai dati dell’Osservatorio del Commercio, a Firenze nel 2012 sono stati effettuati dalla Polizia Municipale 680 controlli commerciali, 1.644 sequestri amministrativi e 22 sequestri penali. Nei primi 10 mesi del 2013 sono stati effettuati 392 controlli commerciali mentre sino al 30 settembre 2.099 sequestri amministrativi e 154 penali. Sempre secondo le stime dell’Osservatorio, nel 2013 un consumatore su quattro (il 25,6%) ha acquistato almeno una volta un prodotto o un servizio illegale. In testa alla classifica si trovano i prodotti di abbigliamento (41,2%), alimentari (28,1%), pelletteria (26,9%) e gli occhiali (27,6%). Oltre il 50% dei consumatori giustifica questo acquisto con ragioni economiche e solo il 36,2% dei consumatori è convinto che esso sia effettuato inconsapevolmente. ”Il fenomeno dell’abusivismo commerciale da parte di ambulanti è diffuso e in crescita” ha spiegato il presidente di Confcommercio Firenze Jacopo De Ria. ”La merce proviene dalla Cina, attraverso reti di distribuzione dislocate sul territorio nazionale. Il tutto è gestito da organizzazioni criminali che utilizzano la manodopera straniera. La merce di minor valore viene venduta da abusivi che girano per le strade con borsoni. In crescita anche l’esercizio di professioni abusive sia nel centro storico che in periferia in occasione di eventi, gli affittacamere asiatici, le guide abusive principalmente di nazionalità coreana, i parrucchieri cinesi”. ”Abusivismo commerciale e contraffazione – ha continuato De Ria – sono i fenomeni più diffusi di illegalità e più evidenti nel nostro territorio. A questo si sommano episodi di microcriminalità e di degrado urbano e purtroppo, per limitare i danni, non tutte le imprese possono dotarsi di una propria sorveglianza interna. Vogliamo ricordare come da sempre le nostre imprese siano anche le prime sentinelle del territorio e come, con la loro presenza, le loro luci e le loro vetrine, contribuiscano ad offrire un servizio qualificato a cittadini e turisti e, come, allo stesso modo in modo discreto ma efficace concorrano alla sorveglianza sociale”. ”Per questo – ha proseguito De Ria -facciamo appello a tutte le forze dell’ordine e alle Amministrazioni, affinchè mettano in campo tutte le risorse di cui dispongono per dare tranquillità a chi vive ed opera nel territorio della provincia di Firenze. Perché  non vi è dubbio che il bisogno di legalità, e quindi di sicurezza, fondamentale per il benessere collettivo, sia una delle principali richieste da sempre avanzate dal sistema delle nostre imprese, convinti che essa vada intesa come obbiettivo comune da realizzare con il concorso di tutti, pur nel rispetto dei diversi ruoli e dei rispettivi livelli di responsabilità”.

Condividi: