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Dodici punti per far ripartire l’Italia

liberalismo

La repubblica italiana è fondata sul lavoro (art. 1 della ns. costituzione). Le leggi fatte dai nostri governanti negli ultimi decenni vedono il lavoro (l’impresa, i lavoratori e giovani) tassati in maniera spropositata. Come ridurre il debito dello Stato, le spese e le tasse e far ripartire l’economia, lo sviluppo e quindi il benessere per tutti i cittadini in pochi anni? La Confederazione delle Attività Produttive Italiane (ConfAPRI), propone 12 cose da fare e da tenere bene a mente per governare, presto e bene, il Paese, per far ripartire e mantenere una sana economia e uno sviluppo sostenibile nel rispetto della democrazia, del merito, del lavoro e dell’intraprendere. Dodici proposte per cambiare, modernizzare l’Italia e riprenderci la sovranità.

1. Le imposte totali, come nei migliori paesi aderenti all’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, non dovrebbero mai superare il 40% del PIL  (l’attuale 54-55% è insostenibile e deve essere gradualmente ridotto ogni anno)

2. Il debito pubblico e la spesa pubblica devono essere ridotti gradualmente con la vendita del patrimonio, delle concessioni e delle partecipazioni pubbliche e con l’utilizzo delle riserve della Banca d’Italia e della Cassa Deposito Prestiti, così da far rientrare i due valori nella media OCSE o comunque non oltre l’80% del PIL nell’arco di 5-8 anni, obbligando chi ci governa al pareggio di bilancio. (L’attuale indebitamento va rinegoziato su basi più eque con tasse/moratorie e/o approntando un piano “B” alternative)

3. Federalismo e tagli alle spese pubbliche: le spese devono essere ridotte drasticamente, da quelle della Presidenza della Repubblica al quelle del Parlamento. In aggiunta i parlamentari, come negli USA, potrebbero essere ridotti del 90%: 100 parlamentari in Italia, in proporzione alla popolazione, corrisponderebbero al numero di parlamentari negli USA. Vanno attuate simili riduzioni anche nel numero di consiglieri in tutti gli enti, regioni e comuni, e portato avanti il nuovo ruolo delle province, finanziate dai comuni, come uffici di aggregazione dei servizi e delle reti per i comuni più piccoli, che vanno accorpati. A tutti i disoccupati e cassaintegrati va dato un reddito di cittadinanza e vanno impiegati nella società civile, va fatta una riqualificazione di tutto il personale in esubero con una riqualificazione e un re-impiego che sia più produttivo e utile ai cittadini. Va attuato, senza più rinvii, un federalismo fiscale e funzionale (tasse e servizi distribuiti 1/3 ai comuni, 1/3  alle regioni e 1/3 allo Stato come nei più efficienti stati federali, avvicinando la presa alla spesa, coinvolgendo i cittadini nelle scelte e decisioni fiscali attraverso referendum propositivi).

4. Modernizzazione dello Stato: “legge 10×1”, ovvero riduzione del 90% del numero di leggi con accorpamento in leggi quadro snelle e chiare, comprensibili a tutti i cittadini. Tutto quello che può esser fatto via web (comunicazioni, autorizzazioni, ecc) deve diventare lo standard. Inoltre, serve trasparenza e la pubblicazione sul web di tutti gli atti, bilanci, reddito e patrimoni dei politici e dei funzionari pubblici. Il silenzio assenso va applicato a tutte le procedure: i funzionari pubblici devono essere a servizio dei cittadini e non viceversa. Quello che non è espressamente proibito per legge deve considerarsi lecito e non soggetto ad autorizzazioni o burocratismi paralizzanti. Il referendum propositivo o abrogativo per delle leggi o provvedimenti può essere fatto via posta certificata quando richiesto da più di 50.000 cittadini, applicando il dettato costituzionale della sovranità dei cittadini!
La pubblica amministrazione (la totalità dell’apparato pubblico) va riformata attraverso l’educazione di chi la compone (dipendenti) e di chi la guida (politici), i quali devono sapere che la loro inettitudine ricadrà sui propri figli. Qualsiasi legge emanata dovrà essere facilmente comprensibile da tutti i cittadini.

5. Giustizia: garantire un equo processo in tempi ragionevoli (massimo un anno per ogni livello di giudizio, che dovrà comunque essere provvisoriamente esecutivo), conciliando celerità/diritto alla giustizia a prescindere dalla propria capacità economica/diritto di difesa (senza abusarne); adottare misure deflattive della domanda di giustizia e sanzionare anche economicamente in misura maggiore le cause temerarie e i loro promotori (parti e difensori) con rifusione anche delle spese di giustizia tenendo conto della capacità reddituale. Modernizzare le strutture giudiziarie adeguando il numero dei magistrati e del personale alla popolazione ed alle attività economiche presenti. Sospendere la prescrizione dei reati penali, adottando servizi civili, utili ai cittadini a compensazione del danno e a sostituzione della carcerazione.

6. Scuola più vicina all’economia: studio e training dopo i 16 anni, tasse e proseguimento negli studi solo in relazione ai voti e al talento; università riformate e cancellazione delle autoreferenzialità e nepotismi; coinvolgimento delle esperienze imprenditoriali. Scuola a tempo pieno fino ai 16 anni; adeguamento dell’orario e paghe degli insegnanti come per tutti gli altri dipendenti pubblici.

7. Re-start Italia: Ricerca e innovazione devono essere favorite sia a livello universitario sia imprenditoriale, con destinazione di almeno il 3% del PIL; tax holiday e esenzione tasse e contributi nei primi 3-5 anni per tutte le imprese innovative (o forse per tutte le nuove imprese come avviene in tanti altri stati).

Le regole, leggi e soprattutto la tassazione diretta e indiretta sulle imprese e sul lavoro in Italia dovrà essere gradatamente, ma decisamente, ridotta e riallineata alla media dei cinque stati OCSE più virtuosi, con l’annullamento dell’Irap, dell’Imu sulla prima casa e sugli immobili industriali e turistici, delle tasse e contributi impropri, spostando la tassazione da chi opera e produce alle speculazioni finanziarie, ai redditi di posizione o redditi parassitari. Esenzione dai tre ai cinque anni per tutte le assunzioni di disoccupati, mobilitati, esodati e cassaintegrati.

Favorire la crescita del PIL attraverso un’innovazione di processo e prodotto, l’aggregazione delle imprese e la loro internazionalizzazione favorendo una struttura manifatturiera rivolta all’export.

8. Ammodernamento dei servizi pubblici e delle infrastrutture viarie, ferroviarie, aeree, marittime e logistica moderna con parcheggi e snodi scambiatori (gomma, treno, bus, aereo). Prevenzione, per quanto possibile, e non rincorsa alle emergenze nei disastri naturali. Vanno favoriti gli investimenti e le gestioni private in concessione, che, fatti salvi alcuni servizi essenziali, dovranno andare in gara ogni 5-10 anni: lo stato deve essere regolatore e controllore, nella ricerca del miglior servizio al minor costo.

9. Sanità minima garantita dallo stato sostenuta progressivamente in relazione al reddito e al patrimonio del cittadino.

10. Pensioni minime dignitose: il tetto massimo non dovrebbe superare di 12 volte la minima, decrementate in relazione al reddito e al patrimonio di ogni cittadino. L’età di pensionamento dovrà essere uguale per tutti i cittadini (fatta eccezione per lavori usuranti).

11. Remunerazione della politica e di tutti i manager pubblici o di società partecipate, per i livelli apicali, secondo la “regola Olivetti”: al massimo 10 volte lo stipendio minimo di un lavoratore con una valorizzazione del merito e dei risultati che potranno elevarla di un 30% al massimo e comunque stock options, premi e/o incentivi non potranno cumulativamente superare mai di venti volte lo stipendio minimo.

12. Riconoscimento ed incentivazione al merito cittadino: il merito deve essere un riconoscimento della contribuzione personale alla comunità e anche un criterio per la valorizzazione e la crescita delle persone nella pubblica amministrazione.

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