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Siamo sull’orlo dell’abbisso ecologico

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Stiamo andando nel silenzio generale verso un altro importante appuntamento internazionale: la Conferenza delle Parti (COP 19) che si terrà a Varsavia, l’11 e il 12 novembre. Eppure non c’è nell’agenda dei nostri politici. E questo nonostante il quinto Rapporto IPCC (Panel Internazionale per i Cambiamenti Climatici) presentato a Stoccolma il 27 settembre scorso, frutto di una ricerca scientifica durata sei anni.

Il Rapporto afferma che la concentrazione di CO2 (anidride carbonica) nell’atmosfera è al limite di guardia e tra dieci anni saremo fuori dall’area di sicurezza. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno. Andando avanti così, gli scienziati dell’IPCC dicono che, a fine secolo, la temperatura potrebbe arrivare ad un innalzamento di 5,5 gradi. Gli scienziati indicano anche le cause responsabili di questo processo: i combustibili fossili (petrolio, carbone e metano) e la deforestazione. E la comunità scientifica concorda che la colpa è dell’uomo.

Il clima è impazzito e la Madre Terra non sopporta più il più vorace degli animali: l’uomo. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti per l’umanità (scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste come Sandy, centinaia di milioni di rifugiati climatici). E’ in atto un biocidio , un geocidio.

“Moralmente noi abbiamo sviluppato una risposta al suicidio, all’omicidio, al genocidio -ha scritto il teologo ecologista Thomas Berry- ma ora ci troviamo a confrontarci con il biocidio, l’uccisione di sistemi vitali, e il geocidio, l’uccisione del Pianeta Terra nelle sue strutture vitali e funzionali. Queste opere sono un male maggiore di quanto abbiamo conosciuto fino ad oggi, male per il quale non abbiamo principi né etici, né morali di giudizio. Una semplice dottrina della custodia del creato non sembra più adeguata per affrontare problemi così gravi”.

E’ una situazione che interpella tutti, credenti e non. Giustamente lo stesso Berry afferma che “la più significativa divisione tra gli esseri umani non è basata né su nazionalità né sull’etnia né sulla religione, ma piuttosto è una divisione fra coloro che dedicano la loro vita a sfruttare la terra in una maniera deleteria, distruggendola, e coloro che si dedicano a preservare la terra in tutto il suo naturale splendore”. Credenti e non sono convocati oggi nella storia a un salto di qualità per affrontare una situazione così grave e minacciosa. E’ in ballo la vita, è in ballo il futuro dell’umanità.

Lo stiamo toccando con mano qui in Campania, una terra avvelenata da rifiuti tossici, dai fuochi di materiali tossici, dalle mega discariche. Noi stiamo morendo di tumori, leucemie. Lo stiamo toccando con mano a Taranto avvelenata dall’inquinamento industriale, con quasi novemila malati di cancro, con piombo nel sangue dei bambini e diossine nel latte materno. Lo stiamo toccando noi in Sicilia con i tre poli petrolchimici la cui pericolosità ancora non è messa in discussione. Nel microcosmo osserviamo quello che avviene nel macrocosmo: la Madre Terra è violentata, avvelenata, degradata; non sopporta più la specie umana.

Sono però profondamente convinto che ce la possiamo fare partendo dalle nostre realtà locali. Per questo c’è bisogno di un grande lavoro di informazione e coscientizzazione che porti a una rivoluzione culturale (è agghiacciante il silenzio dei media su questi temi!).

Una rivoluzione culturale che chiede a tutti uno stile di vita più sobrio ed essenziale, il riciclaggio totale dei rifiuti, opponendoci agli inceneritori, un bilancio energetico nazionale che riduca del 30% le emissioni di gas serra entro il 2020, il sostegno al Piano della Commissione Europea che prevede una riduzione per tappe dell’80% delle emissioni di gas serra entro il 2050, un fondo per le nazioni del Sud del mondo per fronteggiare i cambiamenti climatici, ricordando il nostro debito ecologico nei loro confronti. E’ partendo da queste basi che dobbiamo mobilitarci, dal basso, come cittadinanza attiva, per forzare i governi e la politica a una svolta epocale. Purtroppo in questi anni abbiamo in larga parte fallito sia a livello locale che nazionale ed internazionale. Basterebbe, a livello mondiale, ricordare il fallimento delle varie Conferenze delle Parti (COP) sui cambiamenti climatici, da Copenhagen (2009) a Durban (2010), da Cancun (2011) a Doha (2012). Il prossimo appuntamento importante sarà a Varsavia dove si terrà la COP19 (11-12 novembre 2013). Dopo un Rapporto così duro dell’IPCC sulla situazione climatica del Pianeta, non possiamo accettare un altro fallimento a Varsavia.

L’IPCC afferma che il disastro ambientale potrebbe essere evitato se in pochi anni si dimezzassero le emissioni di gas serra causate dall’uso di petrolio, carbone e metano. Ma manca la volontà politica per farlo. Infatti dopo il fallimento del vertice del 2009 a Copenhagen i governanti si sono affidati agli impegni volontari di riduzione del CO2, rimandando al 2020 una cura più efficace..

“Proseguendo su questa strada – ha scritto il teologo della liberazione Leonardo Boff- ci troveremo di fronte, e non manca molto, a un abisso ecologico. Come ai tempi di Noè, continuiamo a mangiare, a bere, e ad apparecchiare la tavola del Titanic che sta affondando. La casa sta prendendo fuoco e mentiamo agli altri dicendo che non è niente.”

APPELLO del padre Missionario comboniano Alex Zanotelli per SALVARE IL PIANETA TERRA

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300 anni di petrolio in 300 secondi


Il racconto animato è disegnato da Monstrodesign, narrato da Richard Heinberg e prodotto da postcarbon.org

I combustibili fossili hanno alimentato la crescita umana e l’ingegno per secoli. Ma le riserve di petrolio sono vicine all’esaurimento. Il picco petrolifero del petrolio “leggero”, più economicamente estraibile, è stato già raggiunto nel 2005. Per il petrolio “pesante”, le cui riserve sono più in profondità nel sottosuolo, il picco sarà raggiunto in questi anni, facendo ulteriormente lievitare i prezzi. Le nuove tecniche “non convenzionali”, così come le perforazioni in acque profonde, comportano costi elevati e crescenti per estrarre il greggio residuo. Rinnovabili, efficienza energetica e difesa del suolo si prospettano come i campi più importanti nei quali investire per salvaguardare il futuro del Paese.

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Bioetanolo per dire addio al petrolio


Come largamente riconosciuto, gli attuali sistemi energetici comportano non solo pressioni sulle risorse ormai in via di esaurimento ma anche un incremento delle emissioni di gas climalteranti, in particolare CO2.

Si prevede che lo sviluppo di economie emergenti, come quella indiana e cinese, porterà ad una crescita del consumo mondiale di energia con il conseguente incremento degli impatti ambientali (aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, acidificazione delle acque, perdita della biodiversità ecc.).

È stato stimato che il superamento del limite di 450 ppm per quanto riguarda la concentrazione di CO2 nell’atmosfera significherebbe oltrepassare il punto di non ritorno dell’inquinamento globale e i cambiamenti ambientali sarebbero irreversibili. È crescente quindi la convinzione di dover ridurre l’impiego dei combustibili fossili prima ancora dell’esaurimento dei giacimenti. Se si considera che la combustione dei carburanti fossili comporta il rilascio in atmosfera di circa il 60%, pari a circa 18 miliardi di t nel 2009, delle emissioni totali di CO2 e che il loro contributo al soddisfacimento della domanda di energia è più dell’80% (circa 10 Gtep nel 2009), è evidente la necessità di adottare modelli energetici con un minor consumo di combustibili fossili o modelli economici a bassa emissione di carbonio. Gli strumenti per consentire il soddisfacimento della crescente domanda di energia e allo stesso tempo una mitigazione dei cambiamenti climatici sono: il risparmio energetico, il miglioramento dell’efficienza energetica, la cattura e l’immagazzinamento della CO2 e l’impiego di fonti energetiche rinnovabili.

In particolare la promozione e lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili consentono di migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti e la stabilità economica, riducendo le emissioni di gas climalteranti. Tra i diversi settori energetici, la produzione di carburanti presenta delle criticità a causa dell’elevata dipendenza dalle fonti fossili; sarebbe quindi opportuno realizzare almeno una parziale sostituzione dei combustibili fossili con i biocombustibili.

A tal proposito, in questi giorni, a Tortona (AL) è stato inaugurato il primo distributore di biobenzina in Italia, in grado di erogare miscele con bioetanolo di seconda generazione. Che cosa significa che il bioetanolo è di seconda generazione? Significa che è prodotto attraverso l’utilizzo di colture non alimentari, quindi pare senza impatto sulla catena agronomica “food”, che è uno degli aspetti maggiormente discussi nella filiera di produzione. Il carburante sarà a breve prodotto nell’impianto di Crescentino (VC) del Gruppo Mossi&Ghisolfi.

“La chimica sostenibile  rappresenta il futuro per la nostra società e un’opportunità reale per il rilancio economico del paese – ha dichiarato Dario Giordano, direttore Ricerca & Sviluppo del Gruppo Mossi&Ghisolfi – Oggi, grazie alla ricerca disponiamo di un’alternativa al petrolio economicamente e socialmente sostenibile. Bisogna credere con fermezza e scommettere su una green economy italiana che punti sulla ricerca per produrre soluzioni sostenibili”. Continue Reading

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