“Sono rimasta un po’ indietro, ma vedrò di recuperare.
Il passo di lato, indietro, di fianco di Grillo è conclamato dalla sparizione del suo nome dal logo.
Certo, si sapeva.
Era stata fatta votazione sul blog e bla bla bla.
Fine primo step.
Resta il nodo della proprietà del simbolo, magari di un nuovo Statuto notarile.
Gente che va, gente che viene.
Credo che arriverà piuttosto presto anche il secondo step.
Ovviamente nulla turberà le flotte isteriche dei fan italioti.
Anzi, si urlerà ancora più forte alla democrazia diretta e all’onestà perché è il marketing che lo chiede e lo vuole.
Ai fedelissimi della poltrona poco gliene cala. Il miraggio, l’illusione ottica continuerà ancora per un po’.
In ogni caso le poltroncine comode sono sempre le stesse… può essere che i posti disponibili calino un pochino, mentre al contrario guerre e colpi bassi tra i contendenti aumenteranno, ma che importa?
E’ il giochino in voga ai giorni nostri.
Grillo, era già stanchino prima di essere ‘stanchino’.
Spiego: durante la campagna elettorale regionale fine 2014, Grillo aveva lasciato in garage il famoso camper.
L’anno seguente (2015) l’abbiamo visto servire pizze a fianco di una serie di miracolati vecchi e nuovi.
Più avanti il famoso post ‘stanchino’ ha messo definitivamente la parola fine all’epoca ‘Grillo’ e ha visto la nascita dell’ormai noto Direttorio (bruttissima parola) ma che calza a pennello.
Il movimento che non c’è più si è, passo dopo passo fatto partito.
Strato dopo strato si è tolto di dosso, come una cipolla, attivisti e MU scomodi (878) qualche deputato fastidioso, la cui colpa di pensare troppo era inaccettabile, altri attivisti, un po’ qua, un po’ là a random, ma non graditi al Direttorio (maiuscola è d’obbligo) e a qualche capetto/kapò locale o che dir si voglia.
E così finisce il sogno di milioni di italiani: un nuovo modo di fare politica, il cittadino sovrano, la democrazia partecipata propedeutica alla diretta del futuro. Il tutti a casa.
La democrazia dal basso e le contestuali decisioni dal basso… puff!
Ma la domanda seppur pleonastica è: serviva un nuovo partito agli italiani?
No!!!
Difatti, quello che veramente occorre al bastimento Italia sarebbe tutt’altro.
Ma come Maria Antonietta e le sue famose brioches… oggi ai cittadini disperati, inascoltati, depauperati dai loro risparmi e dai loro diritti, lavoro in primis….massì dai, diamogli un nuovo partito.
Tanto che sarà mai, così fan tutti…”. Silvanetta P
Casaleggio
Le balle di Grillo su Tbc e immigrazione
Anche Grillo entra di diritto nel carrozzone delle forze politiche che per raccattare qualche voto in più alimentano la paura e l’allarme sociale. Non ha resistito l’ha fatto. La “politica della paura” si è impossessata di Grillo e Casaleggio. Strano però visto le sue battaglie contro i giornali che spesso riportano i fatti senza accertarne la veridicità. Forse era il caso di verificare la notizia, la fonte.
I 40 poliziotti di cui parla nel suo blog, non sono coloro che hanno contratto la Tbc ma bensì sono quelli che sono risultati positivi al test cutaneo della tubercolina (Mantoux). Il 10% degli italiani, secondo gli esperti, risulterebbe positivo a questo test. Insomma l’allarme lanciato da Grillo in Italia non esiste!
Questa è la lettera firmata dai principali esperti scientifici in materia:
“Gentile Sig. Grillo leggiamo con attenzione quanto ha scritto sul problema immigrazione e malattie, con esplicito riferimento alla tubercolosi. Premetto che potremmo cavarcela in fretta, per esempio rispondendo che questo è solo un aspetto dell’altra faccia della medaglia di una globalizzazione esasperata, che da un lato vuole trarre profitto da nuovi mercati e da merci prodotte a basso costo ma dall’altro rifiuta quanto di negativo c’è nell’altra parte del pianeta, ovviamente escluso dalla spartizione di ricchezze sempre più concentrate. Ma sarebbe troppo facile e superficiale. Però quando si parla di malattie, soprattutto di tubercolosi, che evoca tristi ricordi, paure irrazionali, stigma bisogna stare attenti, perchè l’informazione deve essere scrupolosa, attenta e non fuorviante e purtroppo sono in molti a parlarne in modo maldestro. Potremmo dirle per esempio che i nostri bisnonni erano tenuti in quarantena perchè allora la tubercolosi non era curabile, ora si può guarire. Potremmo dirle per esempio che invece la chiusura delle frontiere dei paesi africani è giustificata, anche se non raccomandata da OMS, perchè di Ebola si muore. Potremmo dirle che i poliziotti a cui fa riferimento non sono ammalati di tubercolosi ma solo infettati, e non stiamo a spiegare la differenza tra malattia ed infezione perchè dovremmo scrivere un trattato di tisiologia. Potremmo anche dirle che Stop TB Italia ha partecipato con un suo eminente rappresentante ad una giornata di formazione sulla tubercolosi organizzata dalla Marina Militare proprio per conoscere meglio rischi, possibilità preventive e di difesa degli operatori impegnati nelle operazioni di soccorso ai migranti. Potremmo dirle anche che il maggior problema che quotidianamente dobbiamo affrontare è la paura di un rimpatrio forzato, che tiene lontani gli immigrati dai servizi sanitari e consente la diffusione dei bacilli nell’aria che respiriamo tutti. Potremmo dirle, infine, che questo “è” un problema, che conosciamo da più di 20 anni, che affrontiamo con le conoscenze che abbiamo e le forze che la POLITICA ci mette a disposizione; recentemente proprio su questo problema c’è stato uno scambio di informazioni e di idee con alcuni rappresentanti del suo movimento in Sicilia; l’ipotesi, condivisa, era di riprendere un vecchio disegno di legge che giace nei cassetti del Senato da circa quattro anni e presentato in occasione degli Stati Generali della Tubercolosi, attualizzarlo e riproporlo all’attenzione dei parlamentari. Se vuole fare qualcosa di positivo per difendere gli italiani da questo morbo reimportato, può farlo. Attraverso il suo Movimento. Invitiamo esplicitamente anche tutti gli altri partiti ad interessarsi al problema, magari attraverso una sessione parlamentare per informare e prendere decisioni, formulare strategie e policies nazionali, sostenere le attività internazionali per consentire, magari, di curare più facilmente gli immigrati prima che diventino tali”. Giorgio Besozzi Presidente di Stop Tb Italia Onlus
La stessa Polizia di Stato l’11 agosto ha rilasciato sul sito della questura di Enna, un comunicato stampa:
“Nessun poliziotto è malato. Nessuno è contagioso. Tutti i poliziotti sottoposti al test per la tbc sono in servizio’. Il dott. Roberto Santorsa, neo direttore della Direzione Centrale di Sanità del Dipartimento della pubblica sicurezza rassicura. “Sui 754 poliziotti che ad oggi hanno effettuato il test di Mantoux, 40 sono cutipositivi (circa il 5%): tale risultato non è assolutamente indice di malattia ma attesta solo un pregresso contatto con il microrganismo che può essere avvenuto anche molti anni fa. Il test all’intera popolazione italiana farebbe registrare valori analoghi se non addirittura superiori”.
Quindi Grillo che dici? Rispondi? Ci sei? Sei razzista o allarmista? Oppure per evitare lo zero virgola (l’avevi detto tu:“Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”) cavalchi l’onda dell’uomo nero? No Grillo? Allora pubblica sul tuo Blog la smentita della Onlus Stop TB Italia.
Casaleggio Associati peggio di Mediaset
“E’ arrivato il momento che Casaleggio e Associati non siano più la testa di un movimento politico ma una società di affari distinta dalla cosa pubblica. Il rischio di una nuova Mediaset che pilota Forza Italia per Casaleggio ora e’ una realtà, i suoi utili naturalmente lievitano e la sua buona fede deve prevalere sulla possibilità di aumentare il patrimonio societario come sta effettivamente avvenendo.
Il controllo di un grande gruppo politico e sociale e’ sempre un pericolo per la democrazia, in particolar modo per la democrazia così definita diretta, cioè quella amministrata direttamente dai cittadini. Il sistema di votazioni dirette orchestrato dal Blog di Grillo oggi non garantisce trasparenza ne’ certezza di scelta, il voto finisce in una piattaforma dove i controlli sono impossibili e soltanto un manipolo di persone dipendenti di Casaleggio amministrano i numeri e quindi i metodi di scelta dei candidati. Perché, e soprattutto come vince un cittadino piuttosto che un altro? Chi viene votato nella piattaforma telematica del Movimento come può controllare le sue preferenze? Troppe contraddizioni e influenze possono rendere nullo il metodo 5 stelle della votazione on line.
Solo un esempio per un post nel forum del movimento, se la Casaleggio decide di farlo diventare virale lo porta in alto nel blog in evidenza e lo lascia li per settimane. Bene quella proposta diventerà la più votata in pochissimo tempo. Le altre spariscono dalla pagina dopo 10 minuti, sovrascritte dalla nuove in arrivo. Questi sono solo piccoli stratagemmi della lunga serie di influenze telematiche che si possono applicare ai sistemi di controllo on line centralizzati che il genio di Casaleggio conosce molto bene. Ecco perché il blog di Beppe grillo è facilmente manovrabile basta conoscere la morfologia del linguaggio web e il messaggio si trasporterà da solo moltiplicandosi all’infinito come deciso dal manovratore. Questo spiega perché sono banditi dal movimento i mezzi di informazione tradizionali, Tv, Radio, Giornali. Questo odio viscerale nei confronti della televisione e della radio ma soprattutto dei giornali mi ha sempre insospettito.
I media tradizionali vengono rivoltati come un calzino e infatti fanno un altro lavoro per Casaleggio, amplificano il messaggio virale da lui prescelto per farlo diventare la linea politica del giorno. Il blog così diffonde senza fatica il suo pensiero, cioè quello di Casaleggio. Mi dicono che Beppe Grillo non partecipa affatto a questo processo di scrittura e diffusione. Capirete bene perché la televisione, la radio e i giornali sono banditi da questo sistema, riconosciuti come pericolosi e da non frequentare. La violenza che Casaleggio e Grillo hanno avuto contro la tv è una prova lampante di questo sistema, andare in televisione significa by passare il controllo centrale del blog che diffonde le informazioni secondo un preciso schema aziendale.
In sostanza Casaleggio è andato molto più avanti di Berlusconi nel controllo dell’informazione tout-court, e’ il capostipite del controllo totale web, quello che sostituirà tutti i mezzi conosciuti molto presto, una sorta di grande fratello online dove tutti credono di essere liberi seguendo un preciso schema. Mi fa riflettere il fatto che la semplicità di questo ragionamento non sia stata esposta da nessuno finora, evidente che la partita in gioco e’ altissima e nessuno vuole fare l’arbitro”. Leonardo Metalli
Oltre l’allegria
“Se Grillo e Casaleggio avessero avuto la curiosità (e soprattutto l’umiltà) di vedere No – I Giorni Dell’Arcobaleno (film del 2012 di Pablo Larraìn, storia della vittoria degli oppositori di Pinochet nel referendum del 1988 che detronizzò il dittatore cileno), oggi il M5S non si leccherebbe le ferite per l’insuccesso elettorale: perché non ci sarebbe stato. Sarebbe bastato guardarsi un film.
Cosa successe in Cile 26 anni fa? Le pressioni internazionali costrinsero Pinochet, al potere con il colpo di Stato dell’11 settembre 1973 in cui morì Salvador Allende, a sottoporre a referendum popolare il proprio incarico di presidente: i cileni avrebbero dovuto decidere se affidargli o meno altri 8 anni di potere e per la prima volta ai partiti d’opposizione veniva concessa la possibilità di accedere al mezzo televisivo (15 minuti al giorno, per 28 giorni, in orario notturno) per una campagna elettorale libera di proporre un’alternativa democratica alla dittatura del Generale.
La storia, e il film, sono a dir poco istruttivi. I partiti che sostengono il NO (a Pinochet) contattano un giovane pubblicitario di successo, René Saavedra, figlio di esiliati ma cittadino sostanzialmente integrato: e a dispetto del suo iniziale scetticismo, insistono per affidargli la campagna televisiva contro il dittatore. Sorprendendo tutti, Saavedra decide di lanciarsi in una campagna di comunicazione che vada oltre la riproposizione e il ricordo, dei gravi crimini di Pinochet, ma che porti avanti – invece – un messaggio potente, nel contenuto e nella forma, di ottimismo e di speranza, di futuro e di vita. Secondo Saavedra, il messaggio che il movimento del NO deve veicolare si chiama allegria: commissiona così il jingle Chile l’alegria ya viene e impronta tutti gli spot in una chiave di ricerca di felicità e voglia di allegria con il linguaggio fresco della pubblicità per “vendere” un prodotto mai trattato prima: la democrazia.
La scelta è uno choc per gran parte del movimento, che in quei 15 minuti in tivù vorrebbero madri di desaparecidos, vedove piangenti, racconti di pestaggi, torture, esecuzioni, sparizioni. C’è una sollevazione contro Saavedra: molti lo accusano di intelligenza con il nemico, di mancato rispetto del dolore di milioni di cittadini, ma il pubblicitario, impassibile, non deflette: “Ho visto troppe cause valide fallire per mancanza di competenza nel comunicare. Gli uomini di buona volontà non sono per forza dei bravi comunicatori. E questa può essere una tragedia”.
Inizia così una sfida televisiva spiazzante e impensabile. Da una parte i 15 minuti del regime, con la retriva e retorica propaganda a base di inni e lodi sperticate della grandezza e dell’infinito amore del Generale Pinochet per il suo popolo; dall’altra i 15 minuti “pop” dell’opposizione democratica in cui nulla delle brutture e dei crimini del regime viene evocato, dove si canta e si balla pensando all’allegria che i cileni hanno la possibilità di regalarsi e dove si ride: come nello sketch della coppia a letto in cui una lei vogliosa si offre provocante e un lui intransigente risponde NO. NO. NO. Alla fine, anche lei capisce, schizza a sedere e lo urla a squarciagola: NO! (a Pinochet). Sono d’accordo. E se la ridono.
È il 1988. E finisce come nessuno avrebbe mai potuto immaginare in un paese che da 15 anni convive con il terrore: alle urne vanno più di 7 milioni di cileni e il 55,9 % mette una croce sul NO. Pinochet se ne deve andare. E il Cile può tornare a vivere. In allegria.
Se Grillo e Casaleggio avessero voluto imparare qualcosa dalla storia e invece di postare messaggi nel blog e perdere tempo da Vespa e dall’Annunziata avessero investito due ore del loro tempo a guardarsi il film sul Cile, magari l’avrebbero capita. E invece di evocare Auschwitz e Hitler, allestire gogne per giornalisti-servi e minacciare processi di popolo, far tintinnare manette e promettere indagini fiscali sul conto di politici infedeli, auspicare vivisezioni di cani e chiusure di Expo, straparlare di mafia e di P2, di ebetini e di ladri, il tutto urlando “Vinciamo noi!”, “Siamo in guerra!”, “Siete tutti morti!”, “Arrendetevi!”, in un crescendo di pathos e di tensione sconsigliabile ai deboli di cuore, e non solo, invece di urlare insulti e improperi e ricordare sconcezze e ruberie che ormai tutti conoscono a menadito, avrebbero potuto imboccare la strada della leggerezza e andare oltre. Guardando avanti, invece che indietro. E magari provando a farlo spruzzando il tutto con un po’ di allegria. Grillo fa il comico: conosce il significato?” Paolo Ziliani
Nel nome di Dio Grillo e dello Spirito di Casaleggio
L’escalation violenta dei grillini (tumulti in aula, violenze fisiche, insulti di impareggiabile volgarità a Boldrini…) ha portato gli oppositori di Grillo (i soliti, non uno di più né uno di meno) a scagliarsi contro lo squadrismo e il fascismo del M5S. E i suoi sostenitori (i soliti, non uno di più né uno di meno) a scagliarsi contro i detrattori, rigettando le accuse di fascismo.
Non è cambiato nulla. Perché i dibattito non esiste se non in quanto appartenenze a delle fedi. Quando – molti anni fa – qualcuno denunciava le malefatte di Stalin, i comunisti duri e puri, che si informavano solo leggendo l’Unità e vedevano nel Partito Comunista l’unica speranza di riscatto da una vita di miserie, rigettavano come reazionarie le accuse; non credevano fossero vere, e se anche lo sospettavano le consideravano necessarie, una dolorosa necessità storica (con la retorica maoista – altro brav’uomo – della rivoluzione che non è un pranzo di gala…). Così i grillini duri e puri. Le accuse contro di loro sono sempre false; e se anche sono vere non si tratta in fondo di “colpe” ma di necessità, di reazioni giuste a un mondo marcio che solo loro combattono contro tutto e contro tutti.
Il grillismo è una fede. Ha il suo Dio che pontifica da Genova e il suo Spirito Santo che maneggia lì dietro. I suoi santini belli e dannati che rilasciano dichiarazioni al fulmicotone e si distinguono per insensatezza, i suoi riti (le votazioni on line, i meet up…) il suo linguaggio (da caserma). Inutile discutere con loro. Il grillino tipico non ha mai fatto politica, non ha mai lavorato in un sindacato, non ha mai partecipato ad associazioni impegnate nel sociale e quindi non sa costruire dialogo e ascolto, scambio di idee per un’equilibrata mediazione politica… Il grillino medio è nato in un mondo di merda dove non valeva la pena impegnarsi perché tanto è tutto un magna-magna, ed è stato convertito alla Santa Politica del Click che gli ha rivelato un mondo: dove sfogare la propria frustrazione coi poveri strumenti culturali, limitati e confusi, che possiede, ma dove la forza del gruppo – come i primi cristiani martiri – induce un fanatismo arrogante da brividi.
Avrei moltissimi argomenti per sostenere che sì, si tratta proprio di fascismo. Che le analogie sono impressionanti, che lo “stile” è il medesimo… ma a chi dovrei mai spiegarlo? Ai grillini?
(Fonte bezzicante)