“La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato … Se le istituzioni non avessero voluto l’esistenza del clan, queste avrebbe forse potuto esistere?….All’epoca tenevo ancora il relativo registro, in cui figurava che per l’immondizia entravano 100 milioni al mese, mentre poi mi sono reso conto che in realtà il profitto era di almeno 600-700 milioni al mese….Sono inoltre al corrente del fatto che arrivavano dalla Germania camion che trasportavano fanghi nucleari, che sono stati scarica nelle discariche, sulle quali sono stati poi effettuati rilevamenti aerei tramite elicotteri: da qualche verbale dovrebbe risultare che ho mostrato quei luoghi…..Vi erano fusti che contenevano tuolene, ovvero rifiuti provenienti da fabbriche della zona di Arezzo: si trattava di residui di pitture.…I rifiuti venivano anche da Massa Carrara, da Genova, da La Spezia, da Milano….Vi sono molte sostanze tossiche, come fanghi industriali, rifiuti di lavorazione di tutte le specie, tra cui quelli provenienti da concerie….. è diventato un affare autorizzato, che faceva entrare soldi nelle casse del clan. Tuttavia, quel traffico veniva già attuato in precedenza e gli abitanti del paese rischiano di morire tutti di cancro entro venti anni; non credo, infatti, che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via avranno forse venti anni di vita!….Qui si parla di milioni, non di migliaia. Se lei guarda l’elenco che le ho consegnato, vedrà che ci sono 70-80 camion di quelli che smaltivano dal nord, tra i quali vi era anche un mio camion. Si tratta di milioni e milioni di tonnellate. Io penso che per bonificare la zona ci vorrebbero tutti i soldi dello Stato di un anno…..Fino al 1992 noi arrivavamo nella zona del Molise (Isernia e le zone vicine), a Latina … Non so cosa è accaduto dopo. Se vogliono, possono arrivare anche a Milano ….In tutti i 106 comuni della provincia di Caserta. Noi facevamo i sindaci, di qualunque colore fossero. C’è la prova … Io, ad esempio, avevo la zona di Villa Literno e sono stato io a fare eleggere il sindaco. Prima il sindaco era socialista e noi eravamo democristiani. Dopo la guerra con i Bardellino… Ci avrebbe fatto piacere anche se fosse rimasto socialista, perché era la stessa cosa. Per esempio, a Frignano avevamo i comunisti. A noi importava non il colore ma solo i soldi, perché c’era un’uscita di 2 miliardi e mezzo al mese. Posso raccontare un aneddoto, anche perché è già stato verbalizzato ed i protagonisti sono agli arresti, tranquilli. A Villa Literno, che era di mia competenza, ho fatto io stesso l’amministrazione comunale. Abbiamo candidato determinate persone al di fuori di ogni sospetto, persone con parvenze pulite ed abbiamo fatto eleggere dieci consiglieri, mentre prima ne prendevano tre o quattro. Un seggio lo hanno preso i repubblicani, otto i socialisti ed uno i comunisti (un certo Fabozzo). La sera li abbiamo riuniti e ne mancava uno. Io li ho riuniti e ho detto loro: “tu fai il sindaco, tu fai l’assessore e via di questo passo. Mi hanno detto: “ma manca un consigliere per avere la maggioranza”. All’epoca c’era Zorro, il quale era capo zona e dipendeva da me; ho detto: andate a prendere Enrico Fabozzo e lo facciamo diventare democristiano. Infatti, lo facemmo assessore al personale. La sera era comunista e la mattina dopo diventò democristiano. E così che si facevano le amministrazioni. Il patto era che gli affari fino a 100 milioni li gestiva il comune, oltre i 100 milioni, con i consorzi, ci portavano l’elenco dei lavori e noi li assegnavamo. Ai comuni dicevamo che sui grandi lavori avrebbero trattato direttamente con noi al 2,50 per cento. C’era una tariffa: 5 per cento sulle opere di costruzione e 10 per cento sulle opere stradali. Perché le strade si debbono rifare ogni anno? Perché non venivano fatte bene, perché se il capitolato stabiliva che vi dovessero essere sei centimetri di asfalto, in realtà ne venivano messi tre, perché il cemento utilizzato non era quello previsto, e così via. Il sistema generale era così. Speriamo che cambi….Il mercato dei rifiuti in Italia è uno solo e veniva tutto gestito da poche persone. Poi i clan si sono intromessi e hanno detto (come hanno fatto per le strade): noi vi facciamo passare i camion, non ve li distruggiamo, ma ci dovete dare tanto. Poiché era più conveniente dare ai clan che lavorare di nascosto … Ma per poter fare ciò serviva gente che entrasse in queste associazioni culturali, quindi gente intelligente, che studiava…..” Carmine Schiavone – audizione dell’ottobre del 1997 davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo di rifiuti.
Carmine Schiavone
La monnezza dello Stato
Dal 31 luglio 1988 e fino a poche settimane fa, tra le province di Napoli e Caserta, nelle zone del famoso comprensorio dei rifiuti, dove sono accatastate le ecoballe, e in tutte le campagne che furono della Campania felix, nonchè in tutte le aree che sono state adibite a discariche di emergenza durante il periodo dell’emergenza rifiuti del 2007-2008, sono state rinvenuti centinaia e centinaia di fusti contenenti sostanze altamente tossiche e addirittura interi container sepolti sotto terra. Tra i ritrovamenti più importanti, ci sono i 370 fusti trovati in una cava di sabbia a Capua e i 120, provenienti dall’Ucraina, ritrovati a Santa Maria La Fossa. Questi rinvenimenti in parte sono stati casuali, in parte dovuti alle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e in parte frutto di indagini autonome della magistratura e della polizia giudiziaria. Nei giorni scorsi l’ex collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, uscito dal programma di protezione già da una decina di anni, ha rilasciato alcune interviste, trasmesse da Sky TG24, in cui ha reso delle dichiarazioni scioccanti, in parte già conosciute e pubblicate. Il Coordinamento comitati fuochi, associazione impegnata nella repressione e denuncia dei roghi tossici a Napoli, a riguardo ha rilasciato questa nota:
“Vaste aree della Regione Campania, in particolare i territori a nord di Napoli e a sud di Caserta, negli ultimi trent’anni hanno subito un’autentica, impietosa devastazione, soprattutto per il sistematico smaltimento illegale di rifiuti tossici provenienti dalle industrie del Nord e dal tessuto dell’economia illegale locale. Questa è una realtà incontrovertibile, accertata da Commissioni parlamentari e dagli organi giudiziari competenti, che solo chi è in malafede può negare. Intere popolazioni sono state così condannate, per i prossimi anni e per le future generazioni, a pagare, con la morte per cancro o con altre gravi patologie e malformazioni, lo smaltimento a “poco prezzo” di rifiuti tossici. Questo lucrosissimo “affare”, tuttora in essere, è stato favorito anche da complicità e connivenze di esponenti delle istituzioni, alimentando la mancata gestione dei rifiuti urbani, perfettamente funzionale allo sviluppo del sistema criminoso. Proprio questa, nella nostra Regione, è stata addebitata a un “popolo brutto”, “sporco” e “cattivo”, irresponsabile ed ingovernabile, offrendo in questo modo un alibi perfetto per sommergerci di rifiuti industriali tossici. La cronaca degli ultimi giorni, con le dichiarazioni di uno dei protagonisti di questa realtà (il camorrista collaboratore di giustizia dal 1993 Carmine Schiavone), ha riacceso i riflettori sul terrificante e torbido scenario di crimini gravissimi, collusioni e complicità, che purtroppo tolgono credibilità alle istituzioni e alle forze dell’ordine. Dagli stralci di interviste a Carmine Schiavone, trasmesse da Sky TG24 del 24 agosto 2013 emerge una realtà sulla quale è necessario che il Parlamento intervenga con assoluta urgenza. Carmine Schiavone afferma che, nelle Province di Napoli e Caserta, sono stati seppelliti fanghi termonucleari e tossici di vario tipo, anche con la complicità delle istituzioni dello Stato italiano preposte al governo e controllo dei territorio. Il Coordinamento comitati fuochi, che rappresenta circa 50 associazioni e comitati presenti sul territorio, chiede che vengano pubblicati tutti gli atti relativi alle dichiarazioni rese da Carmine Schiavone.”
Dove è finita la documentazione a cui si riferisce Carmine Schiavone? Cosa è stato fatto per bonificare le zone che sappiamo essere certamente compromesse?
La collina dei veleni
Secondo quanto raccontato da Carmine Schiavone era la discarica della Camorra. Una storia fatta di legami pericolosi tra criminalità, politica e poteri occulti. Borgo Montello, in provincia di Latina, visto da fuori, ha l’aspetto di una collina, con linee quasi dolci. E’ quell’odore acre e invisibile a ricordare che dietro il verde pallido si nasconde una sorta di labirinto. E’ nella pancia della collina che si nascondono i fusti mortali portati dagli uomini del clan dei Casalesi. Proprio uno di loro Schiavone, collaboratore di giustizia del processo Spartacus contro il cartello dei casalesi, ha voluto ricordare perché dalla provincia di Caserta si puntava su questo lembo di terra a settanta chilometri da Roma, alle porte di Latina: lì buttavamo anche rifiuti radioattivi, ha raccontato. “Era una nostra zona”, aveva già dichiarato fin dal 1993. E’ da allora che in tanti seguono la chimera dei veleni nascosti sotto il ventre della collina dei misteri. Oggi siamo arrivati al dunque. Il comune di Latina ha affidato i lavori per scavare nella zona più antica della discarica di Borgo Montello, nel sito SO. Una sfida che parte con qualche dubbio.
L’area e’ immensa, divisa in sette invasi. La gestione e’ affidata per una parte alla Ecoambiente, con una quota importante in mano a Manlio Cerroni, e per un’altra parte alla Ind.eco., società della galassia della holding di Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche lombarde condannato per l’affare di Santa Giulia a Milano. Nel 1998 l’istituto di vulcanologia, la Unichim e il Centro europeo di ricerca comune di Ispra (Va), realizzarono uno studio nell’invaso più antico, chiamato SO, chiuso alla fine degli anni ’80. Gli strumenti individuarono tre anomalie magnetiche, segno della presenza di corpi metallici. I carotaggi per la ricerca dei fusti velenosi riguarderanno esclusivamente questa zona. E’ un’operazione verità che gli abitanti di Borgo Montello attendono da decenni, per capire quali veleni siano stati nascosti. Colpisce, però, un dato contenuto nel progetto preliminare alla base della ricerca: all’Arpa Lazio verranno affidate le analisi di appena il 10% delle sostanze sospette che si incontreranno. Chi sceglierà quel dieci per cento di campioni? Non c’è un indicazione chiara tra le carte del progetto e il sospetto e’ che la scelta alla fine ricadrà sulla società scelta per i lavori.
All’apertura delle buste con le offerte la scelta e’ caduta su una società molto nota a Latina, la Poseidon. Qui le cose si complicano ulteriormente. Un anno fa questo gruppo che si occupava di pulizia delle spiagge e di igiene ambientale ha subito una perquisizione da parte dei carabinieri di Terracina, che stanno conducendo una serie di indagini sulla gestione dei rifiuti in provincia di Latina.
Poseidon non sembra, tra l’altro, navigare in buone acque, secondo quanto ammettono gli stessi dirigenti della società. Tra le case dei contadini che ancora resistono a Borgo Montello di certo non si respira un’aria da grande evento. La verità, in fondo, non e’ mai stata così lontana, accompagnata da tante anomalie e da inevitabili conflitti di interessi, mentre, silenziosamente, in tanti contano ammalati di tumori.
(Fonte Il Punto)