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Altro giro, altro Bengodi

Privilegi-politici-casta-aprire-Parlamento-costi politica

Inizia oggi ufficialmente la XVII legislatura, ma ci vorrà ancora un po’ per mettere fine ai vecchi privilegi. In attesa di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, il Bengodi continua…altro giro altro Bengodi. Ecco qualche esempio.

  • I cittadini pagano 17.500 euro al giorno per garantire riscaldamento, in inverno, e aria condizionata, in estate, in tutti i locali della Camera.
  • Oltre 8mila euro al giorno volano per le pulizie dei locali, e soltanto gli ascensori significano un costo di 540mila euro al giorno.
  • 7 milioni e 369mila euro sono stati spesi per aggiornare i programmi di software dei vari computer in dotazione degli eletti, e 400mila euro sono stati stanziati per corsi di aggiornamento in informatica dei deputati. 
  • Un servizio fotografico con i controfiocchi, dal momento che Montecitorio ha messo sul piatto 31 mila euro. Una cifra, secondo quanto si legge dai documenti che costituiscono il bando, risultata alla fine inferiore di quasi 10 mila euro rispetto all’importo massimo inizialmente previsto per l’appalto. La Camera sarebbe stata infatti disposta a spendere fino a 40 mila euro per scattare le fotografie. L’appalto, aggiudicato a una ditta romana, aveva visto contendersi il ricco bottino ben quattro diverse agenzie.
  • Infine, il capitolo delle gare d’appalto con cifre piuttosto opache. Due esempi. Soltanto per le fotocopiatrici, i toner, e l’inchiostro delle stampanti, c’è un bando per un appalto da oltre 3 milioni di euro, mentre l’ampliamaneto del parcheggio dei deputati costerà 6 milioni di euro.

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Quegli impresentabili che…non si vogliono arrendere

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Per molti è un gradito ritorno all’immunità, per altri una felice prima volta, ma la pattuglia di impresentabili è ancora molto nutrita. Stavolta la loro “casa” è soprattutto al Senato, ma anche alla Camera la compagnia è gaudente e numerosa. A partire da due ospiti di spicco: Raffaele Fitto e Saverio Romano. Entrambi militanti di lungo corso pidiellino, sono stati rieletti nelle rispettive regioni nonostante una fedina penale lucidata di fresco. Come quella di Fitto, che proprio in campagna elettorale è stato riconosciuto colpevole in primo grado di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio. Ad incastrare il parlamentare la presunta tangente da 500mila euro che l’ex ministro Pdl avrebbe ricevuto dall’editore e imprenditore romano Giampaolo Angelucci. Per il fedelissimo di Totò Cuffaro, invece, era arrivata l’assoluzione per concorso esterno in associazione mafiosa che subito si è riaperta un’altra voragine, stavolta per corruzione (ma c’è la richiesta di archiviazione dei pm): avrebbe ricevuto 50mila euro da Gianni Lapis, storico tributarista di Vito Ciancimino, per inserire in finanziaria una norma a favore della Gas spa, l’azienda energetica che avrebbe fatto capo all’ex sindaco mafioso di Palermo e a Bernardo Provenzano. Mentre si saluta chi c’è sempre stato come Lorenzo Cesa e qualcuno avverte che presto potrebbe rientrare nelle fila Pdl alla Camera anche Amedeo Laboccetta , non eletto per un soffio, ecco che si ritrova Luigi Cesaro, “Giggino a’ purpetta”, ex presidente pidiellino della provincia campana e indagato dalla Dda per associazione camorristica, ma anche Antonio Angelucci (indagato per associazione a delinquere, truffa e falso) ed Elvira Savino , che in Puglia deve rispondere di concorso in riciclaggio. Ma ci sono anche delle new entry di prestigio. Come quella di Paolo Alli, vice di Roberto Formigoni, inquadrato come “intermediario” dalla magistratura di Milano; avrebbe ricevuto 250mila euro che sarebbero stati consegnati all’uomo di fiducia del Celeste, Mazarino De Petro, già coinvolto nell’inchiesta Oil for Food. E, infine, Nino Minardo, dalla Sicilia sempre con furore, dopo che la sua condanna ad un anno per abuso d’ufficio è stata ridotta ad 8 mesi. C’è di che festeggiare. Ma è il Senato, si diceva, la vera “casa” dei nuovi (o antichi) impresentabili. C’è Alfredo Messina , Pdl, accusato di favoreggiamento in bancarotta, Paolo Romani, indagato per peculato e istigazione alla corruzione, Ignazio Abrignani, indagato per dissipazione post fallimentare e Salvatore Sciascia, sempre Pdl, condannato a due anni e sei mesi per corruzione. Poi, loro, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, entrambi rieletti (Calabria e Abruzzo) per ordine del Cavaliere, così come – per lo stesso motivo – Elena Centemero in Lombardia (è stata insegnante dei figli di B). E ancora l’ex ministro Francesco Nitto Palma con Riccardo Villari in Campania. Quest’ultimo, di cui si ricorderanno le gesta come uomo Pd che non voleva dimettersi da presidente della Vigilanza Rai, oggi veste la maglia di Arcore. “Come si cambia per non morire”, cantava Fiorella Mannoia e i versi si addicono anche a Franco Carraro , detto “il poltronissimo”, eletto in Emilia nelle file montiane, ma soprattutto a Bernabò Bocca , genero di Cesare Geronzi e presidente Federalberghi. Ma il meglio, di direbbe, lo si tiene per ultimo. Anche il Pd ha i suoi indagati: alla Camera Rosaria Capacchione , cronista del mattino indagata per calunnia, e Francantonio Genovese, lui per abuso d’ufficio, mentre al Senato il Pd schiera Bruno Astorre , anche lui un guaio per abuso d’ufficio. Accuse che sbiadiscono al confronto di quelle rivolte a Roberto Formigoni o a Antonio D’Alì, sempre Pdl, un rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Poi c’è Denis Verdini, che di guai con le procure ne ha parecchi.
(Il Fatto Quotidiano 27/02/2013)


Il Grillo canta sempre al tramonto. Dialogo sull’Italia e il Movimento 5 stelle. Tre voci per cambiare. Un dialogo inaspettato che mette in campo esperienze e sensibilità diverse. La sfida è guardare là dove nessuno vuole arrivare, cambiare davvero le regole del gioco e fare della politica non l’arte del potere ma un modo di essere cittadini autentici, responsabili, attivi.

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Chi sono i futuri parlamentari?

Vignetta Vauro

Vignetta Vauro

Ormai ci siamo. Mancano poche ore al voto, per fortuna. Ma chi saranno i futuri parlamentari? Quali sono le caratteristiche dei candidati indicati in posizioni sicure o incerte? Quanti parlamentari sono stati riconfermati e come si sono comportati rispetto ai loro colleghi nel Parlamento uscente? Lavoce.info, Link Tank e Checkmate hanno analizzato le liste dei candidati alla Camera, e grazie alla collaborazione del Centro Italiano Studi Elettorali (CISE), hanno individuato i candidati sicuri di essere “eletti” e quelli “incerti”. Ma vediamo la radiografia della Camera che uscirà dalle elezioni.

Donne e giovani. Nel prossimo Parlamento ci saranno più donne e più giovani, soprattutto grazie al Movimento 5 Stelle e al Pd. Soltanto il Pdl e lo stesso M5S, però, hanno abbandonato l’ipocrisia di mettere più donne e giovani nelle posizioni non eleggibili.

La prossima sarà una Camera in rosa per standard italiani. A fronte di un 21% di donne nell’assemblea uscente (che già rappresentavano una novità rispetto agli anni del Mattarellum), nelle liste attuali ce ne sono 30% in posizioni sicure e 23% in posizioni incerte, tanto che si può azzardare che la futura percentuale di donne alla Camera sarà sopra il 25%. La carica in rosa è trainata dal Movimento 5 Stelle e dal centrosinistra (in particolare dal Pd, con un 35% in posizioni sicure e 47% incerte). Sel presenta molte donne ma solo il 28% in posizioni sicure (42% tra i non eletti). Il centrodestra (Pdl in particolare), l’Udc e lo stesso Movimento 5 Stelle, però, si segnalano per un basso grado di ipocrisia: sono le uniche liste in cui sono di più le donne sicure di essere elette rispetto a quelle in posizioni difficilmente eleggibili.

donne

Anche sul fronte generazionale, la nuova Camera sarà più giovane della precedente, che aveva un’età media all’ingresso di poco superiore ai 50 anni. Tra i candidati attuali, l’età media è di 47 anni nelle posizioni sicure e 48 in quelle incerte. Il Movimento 5 Stelle presenta la lista con l’età media più bassa: 32 anni nelle posizioni sicure. Anche Lega (42 anni) e Pd (47 anni) presentano liste con età sotto la media. Scelta Civica per Monti e Udc sono quelle che si contraddistinguono per il maggiore grado di ipocrisia su questo fronte: in media, i giovani sono collocati in posizioni difficilmente eleggibili (dove l’età è infatti nettamente più bassa).

Istruzione e professioni. Nel prossimo Parlamento, aumenterà il numero di laureati. Sulle professioni, permangono le differenze della Seconda repubblica: più imprenditori, avvocati e dirigenti nel centrodestra; più impiegati, sindacalisti e politici di professione nel centrosinistra. Al centro, in ascesa medici e professori.

Nello scorso Parlamento, il 65% dei deputati possedeva una laurea. La cifra è destinata ad aumentare, visto che il 72% dei candidati sicuri e il 65% di incerti sono laureati. Il Pd (67%) e soprattutto la Lega (40%) sono le liste con il minor numero di laureati fra gli eletti sicuri. Rispetto alla professione d’origine dichiarata dai candidati in posizioni sicure o incerte (escludendo, quindi, quelli che non saranno quasi sicuramente eletti), permangono le differenze che hanno segnato la selezione politica dei partiti della Seconda Repubblica: in media, nel centrodestra ci sono più imprenditori (14%), avvocati e magistrati (14%), dirigenti pubblici e privati (10%); in contrasto, nel centrosinistra spiccano gli impiegati (32%), i politici di professione (10%) e i sindacalisti (3%). Il Movimento 5 Stelle si segnala per un 15% di candidati al di fuori della forza lavoro (pensionati, studenti, casalinghe, etc.). Le liste capeggiate da Mario Monti spiccano per la presenza di imprenditori (15%), medici (15%) e – chissà perché non apparirà strano – professori o insegnanti (8%). I canali tradizionali di selezione politica non sembrano aver subito uno shock da questo punto di vista, a differenza del caso di donne e giovani.

laureati

Esperienze politiche. Nel prossimo Parlamento, i gruppi di centrosinistra saranno in mano agli amministratori locali, i gruppi di centrodestra a ex parlamentari. Il Movimento 5 Stelle presenterà, forse per la prima volta nella storia repubblicana, un gruppo consistente senza nessuna esperienza politico-amministrativa.

Se si guarda alle precedenti esperienze politiche e amministrative dei candidati in posizioni sicure o incerte (escludendo, di nuovo, quelli che molto probabilmente non saranno eletti), tra le due maggiori coalizioni il centrosinistra è quella che avrà una frazione minore di ex parlamentari (38%), mentre nel centrodestra saranno quasi l’80%. Nel centrosinistra, i nuovi politici nazionali arriveranno soprattutto dai ranghi degli amministratori locali, visto che il 38% ha ricoperto almeno una volta un qualche incarico comunale, provinciale o regionale. Le primarie per i parlamentari Pd, organizzate in fretta e furia a dicembre, porteranno in Parlamento molti dirigenti politici radicati nel territorio e – soprattutto – nel partito a livello locale. Si tratta di un canale tradizionale di selezione politica nel centrosinistra, ma i numeri sono maggiori a questa tornata e resta da vedere come saranno assorbiti dai lavori dei gruppi. Il Movimento 5 Stelle fa ovviamente storia a sé, con la quasi totalità dei candidati senza esperienze politiche o amministrative. Ma anche le liste di Mario Monti e Rivoluzione Civile hanno una percentuale elevata di eleggibili senza nessuna esperienza alle spalle (rispettivamente il 42% e il 66%).

esperienza

Produttività. Anche se il Pd è il partito che avrà il gruppo parlamentare più rinnovato, grazie all’aumento dei seggi attesi è anche il partito che riuscirà a confermare la percentuale maggiore di parlamentari uscenti. I parlamentari confermati, in media, sono quelli meno produttivi e più fedeli al proprio gruppo.

Dove sono finiti i parlamentari uscenti? Quanti sono stati lasciati a casa o ricandidati? E quale era la produttività nei lavori parlamentari degli uni o degli altri? Grazie ai dati raccolti da Openpolis nel corso della legislatura, è possibile abbozzare qualche risposta. La prima tabella riporta, per ogni gruppo di Camera e Senato nella scorsa legislatura, in quali liste sono finiti i parlamentari uscenti o se sono rimasti a casa. Le liste sono raggruppate per coalizione elettorale: centrosinistra, centrodestra, liste centriste per Monti, Movimento 5 Stelle, Rivoluzione Civile. Per esempio, dei 299 parlamentari Pd per cui abbiamo dati a disposizione, 166 sono ricandidati nel centrosinistra, 4 nelle liste Monti e 129 non sono stati ricandidati.

flussi-tra-vecchi-gruppi-parlamentari-e-nuove-coalizioni-al-voto1

La seconda tabella, invece, raggruppa direttamente i vecchi gruppi parlamentari in base alla nuova coalizione elettorale di cui dovrebbero far parte (laddove ha senso farlo). Di conseguenza, il gruppo Pd è l’unico per il centrosinistra (Sel non era rappresentata in Parlamento); Idv per Rivoluzione Civile; Udc e Fli per Monti; Pdl, Lega e altri gruppi minori per il centrodestra. Sulla base di questa classificazione, la tabella riporta le posizioni in lista dei parlamentari ricandidati: sicuri, incerti, non eletti, non ricandidati. Il centrodestra è riuscito a ricandidare in posizioni sicure solo il 26% dei propri parlamentari, contro il 45% del Pd. Questi numeri evidenziano come il maggiore rinnovamento del gruppo Pd analizzato nella scheda precedente sia in verità arrivato per il minore costo che questo partito ha dovuto pagare in termini di “no” da dire ai propri parlamentari uscenti, sull’onda di un numero atteso di seggi ben maggiore rispetto a quello su cui poteva contare nel vecchio Parlamento.

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(Tratto dal sito www.lavoce.info – Tommaso Nannicini, Nicola Pierri e Luca Riva)

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400 milioni di euro il costo della macchina elettorale 2013

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Un costo totale di circa 389 milioni di euro. Una trentina in più (+11%) rispetto alle politiche di cinque anni fa. Con un incremento di spesa di quasi 800 euro per ciascuna sezione. E quasi i due terzi di candidati in più rispetto alle elezioni del 2008. Sono alcune delle cifre che raccontano, purtroppo in termini di maggiore aggravio per le casse dello Stato, la tornata elettorale che si svolgerà tra domenica e lunedì prossimi.

A colpire di più, tra le voci di spesa, è proprio il rincaro per sezione: ciascuno dei 61.596 seggi (371 in più rispetto al 2008) in cui gli elettori si recheranno al voto costerà infatti 6.315 euro, con un aumento del 13,2% rispetto alle votazioni di cinque anni fa (quando il costo era di 5.578 euro). Le squadre di sei persone incaricate di presidiare i seggi – un presidente, un segretario e quattro scrutatori – riceveranno però la stessa retribuzione di cinque anni fa: 170 euro per il primo, 145 per gli altri. Compensi che saranno maggiorati – rispettivamente a 224 e 170 euro – nel caso di concomitanza con le regionali. Evento che accadrà nei 2.058 comuni coinvolti nelle tre regioni in cui si andrà al voto (Lazio, Lombardia e Molise).

L’altro aspetto che salta subito agli occhi è che, in barba al vento dell’antipolitica che di questi tempi percorre il Paese, la pattuglia di coloro che proveranno a entrare in Parlamento lievita. E anche di molto. I candidati peri seggi di entrambe le aule, infatti, sono i due terzi in più rispetto alle politiche di cinque anni fa. I cittadini che si recheranno al voto troveranno quindi sulle schede elettorali molti più nomi di quelli che c’erano nel 2oo8. Tra Camera e Senato si presenteranno più di 16mila candidati: quasi 6.200 in più rispetto alle ultime politiche, quando in totale non si andò oltre quota 10mila. Soglia superata dai soli aspiranti deputati ai 63o scranni di Montecitorio: ben 10.812 nomi (quasi il 70% in più rispetto a 5 anni fa), con una presenza femminile del 29,5 per cento. A Palazzo Madama, invece, i candidati in più crescono del 51% (5.282 contro 3.492). La tendenza alla moltiplicazione ha riguardato anche le liste: saranno 47 alla Camera e 75 al Senato, contro i 7o simboli totali, equamente divisi tra i due rami del Parlamento, presenti sulle schede alle scorse politiche. I cittadini maggiorenni che, tessera elettorale alla mano, saranno chiamati a votare per la Camera dei Deputati saranno circa 5o,6 milioni (inclusi i residenti all’estero), di cui 26,1 milioni di donne (51,6%). Gli elettori per il Senato, che dovranno aver compiuto 25 anni, superano invece i 46,3 milioni (24 milioni le donne). Vanno di poco oltre 12,8 milioni, infine, gli aventi diritto al voto alle elezioni regionali.

Le schede stampate saranno, in totale, circa 133milioni, includendo sia le politiche sia le regionali: un numero di oltre il 20% superiore al corpo elettorale e che tiene conto dei casi in cui, per qualsiasi evenienza, possa esserci bisogno di schede “di scorta”. In dotazione a ciascun seggio, inoltre, andranno 6 matite copiative, per un totale di 369.576 pezzi distribuiti a livello nazionale.

Le regionali. Al rinnovo Lazio, Lombardia e Molise La scelta si esprime con regole diverse. Non solo elezioni politiche. Domenica e lunedì si voterà, infatti, anche per le regionali in Lazio, Lombardia e Molise. In tutto saranno chiamati al voto 12,8 milioni di elettori in quasi 15mila sezioni. Chi si presenterà al seggio in queste tre regioni si vedrà consegnare una scheda elettorale verde, che servirà a scegliere il presidente e a rinnovare il consiglio regionale. Le regole per esprimere la preferenza cambiano di molto rispetto alle politiche. Ciascun elettore avrà diverse opzioni: potrà votare, infatti, solo il candidato alla carica di presidente, tracciando il segno sul suo nome, senza esprimere preferenza per nessuna lista; votare solo a favore di una lista e, automaticamente, estendere il voto al candidato presidente a essa collegato; esprimere una preferenza per un candidato a consigliere regionale della lista votata, scrivendone il nome; infine, potrà esercitare il cosiddetto “voto disgiunto”, indicando un candidato presidente e una lista a esso non collegata. I comuni coinvolti in questa operazione saranno 2.058, per quasi 15mila sezioni, in larga parte in Lombardia: qui si voterà, infatti, in oltre 1.500 municipi. Solo 136, invece, le amministrazioni al voto in Molise. La regione del Nord è anche quella conta il corpo elettorale più vasto, con circa 7,7 milioni di cittadini chiamati alle urne, di cui oltre 4 milioni di donne. Nel Lazio potranno esprimere la propria preferenza invece circa 4,7 milioni di persone (2,4 milioni le donne); in Molise, infine, saranno appena 33o mila (divisi equamente pergenere).


Il Grillo canta sempre al tramonto. Dialogo sull’Italia e il Movimento 5 stelle

(Fonte)

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Il Bengodi continua seconda puntata

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Parlamento in cifre. 368.522.874 euro è il finanziamento che i gruppi parlamentari di Camera e Senato hanno ricevuto nei 5 anni della XVI Legislatura. Stupisce la ripartizione fra i due rami del Parlamento, i senatori sono la metà dei deputati ma hanno ricevuto quasi gli stessi fondi (47%). Da ricordare come i partiti in questi 5 anni si sono divisi altri 498 milioni di euro per i rimborsi elettorali.(Fonte L’Espresso)

Il “successo” dell’agendina della Camera dei deputati su e-bay. Uno dei problemi relativi agli sperperi del Parlamento italiano è la produzione di gadget inutili. Uno degli esempi di questa situazione è la celeberrima agendina della Camera dei deputati. Dal prossimo anno questa agendina non ci sarà più dopo la decisione del collegio dei questori di abolirla. In questa sede non ci interessa elencare delle cifre o ricordare quanti soldi e polemiche ci sono stati al Senato e alla Camera sulle agendine delle assemblee legislative. Basterebbe fare un salto su e-bay, il sito di compravendita degli oggetti usati, per capire che fine fanno queste agendine. Abbiamo fatto un giro su questo dominio e abbiamo scoperto che esiste un considerevole traffico di agendine. I prezzi delle agendine variano. Ad esempio, l’agendina 2013 è stata venduta in massa. L’utente “Alifrangio” vende l’agendina per la modica somma di 79,99 euro. Questo è il testo dell’annuncio compresi gli errori di battitura: “Metto in questa asta la splendida agenda del 2013 distribuita dalla Camera dei deputati, l’agenda ha la sovracopertina in pelle blu scuro (con etichetta che il materiale è di vera pelle di Ugo Pasi), è di grande formato (cm. 27×22) ed è nuova, in perfette condizioni con la propria scatola di cartone con il logo impresso sopra. All’interno vi sono ancora blisterati sia l’agenda che la rubrica della camera dei deputati. All’interno della scatola di colore nero vi è un della stoffa di colore blu per mantenere m0rbida la pelle. In definitiva un oggetto imperdibile per un uomo di classe, introvabile in circolazione se non a prezzi proibitivi. Buona asta a tutti“. L’annuncio risulta poco credibile perché ci sono molti utenti che questa agendina la rivendono ad un prezzo più basso. Ognuno si organizza come può.(Fonte La Voce Repubblicana)

Toglietemi tutto ma non la mensa. Ci sono privilegi e privilegi e non a tutti si può rinunciare a cuor leggero. Lo sanno bene i cinquantacinque consiglieri regionali toscani, fra i più solerti a ridurre i costi della politica. Gli eletti di Palazzo Panciatichi hanno votato una legge che riduce di oltre un terzo i contributi ai gruppi: 462 mila euro l’anno a fronte dei 700 mila attuali. Ma a scorrere il bilancio 2013 si scopre che non in tutte le voci è prevalso un rigore simile. Anzi, in qualche caso i tagli appena decisi sembrano solo concessioni di facciata. Come la spesa per il telepass fornito ai consiglieri, che costerà alle casse pubbliche 49 mila euro, appena mille in meno dello scorso anno: una limatina di soltanto 20 euro a testa. Come dire, il gesto lo abbiamo fatto ma non pretendete di più…. Il taglio sarà inoltre compensato da un servizio di ristorazione che si preannuncia più variegato e forse più appetitoso: il costo della mensa per i consiglieri salirà infatti da 27 mila a 28 mila euro.(Fonte L’Espresso)


L’industria della carità. Da storie e testimonianze inedite il volto nascosto della beneficenza.Questo libro racconta un mondo, quello della solidarietà, di cui non si sa abbastanza. Tra sms che salvano, adozioni a distanza, partite del cuore, campagne televisive, azalee e arance benefiche, quanti milioni di euro raccolti arrivano a chi ha bisogno?

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