Quali sono le città più violente e pericolose del mondo? Ecco le grandi metropoli mondiali meno sicure, quelle con il maggior numero di rapine, assassini e stupri. Città dove la violenza, purtroppo, è all’ordine del giorno. Continue Reading
Brasile
Ecco i prodotti agricoli più coltivati al mondo
Canna da zucchero e banane sono i prodotti agricoli più coltivati al mondo. A dirlo è il rapporto annuale della FAO (su dati del 2014). “L’aumento dei salari e l’urbanizzazione stanno cambiando la dieta globale, che oggi è più ricca di proteine, grassi e zuccheri” scrive la FAO nel suo report.
La produzione dello zucchero è l’industria più estesa e più lucrativa del mondo
Nella categoria “crops”, ovvero le coltivazioni destinate al consumo umano, la canna da zucchero con un raccolto da 1,8 miliardi di tonnellate all’anno svetta in cima alla classifica. Al secondo posto il mais con un raccolto di 1 miliardo di tonnellate, a seguire riso (745 milioni), grano (713 milioni) e patate (368 milioni).
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Il Brasile al primo posto tra i produttori di canna da zucchero
Il Brasile è il più grande produttore di canna da zucchero del mondo, con una produzione media di circa 600 milioni di tonnellate all’anno. Viene coltivata in grande quantità, per la produzione chiaramente alimentare dello zucchero di consumo (il killer della salute), ma anche per la produzione di etanolo, che nel paese ha registrato all’inizio del decennio (2011) un utilizzo come carburante comparabile (e secondo alcune fonti superiore) a quello della benzina. L’India e la Cina rispettivamente al secondo e terzo posto.
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Coppa del Mondo Brasile 2014: Scommettiamo che?
Mancano solo due mesi alla Coppa del Mondo del 2014. La manifestazione prenderà il via i primi di giugno, e i tifosi in Italia e in tutto il mondo sono in trepidante attesa! Non importa quale nazione sostenete, quali giocatori seguite, o dove si svolge la Coppa del Mondo, l’evento offre intrattenimento e suscita meraviglia ogni quattro anni. Inoltre, è naturalmente considerato da molti come il miglior evento sportivo sulla Terra. Ma la Coppa del Mondo significa anche per gli appassionati delle scommesse, un momento di svago e divertimento.
Il tentativo indovinare i risultati delle partite è un hobby popolare per qualsiasi appassionato di sport, e l’idea di rischiare un po’ di soldi su queste previsioni da ai fan un “brivido” personale allo sport. Quindi è naturale che la Coppa del Mondo ispira una grande quantità di scommesse sportive in tutto il mondo! Ma spesso, con tutto l’hype di un evento come questo, gli analisti e il pubblico delle scommesse diventano troppo facilmente collegati ad un dato, un’idea o previsione, e dimenticano di analizzare il torneo strategicamente. Per questo motivo cercherò di aiutarvi.
Chi è la squadra favorita a vincere il torneo? Su quale squadra conviene scommettere per il passaggio del girone? Utilizziamo la sezione sport di Gioco Digitale, per analizzare alcune delle quote e determinare un paio di puntate popolari e “sicure”.
Brasile (4,00): Vincitore della Coppa. Cominciamo con il pronostico più scontato: il Brasile vincerà la Coppa del Mondo. È sicuramente il favorito, attualmente e quotato a 4.00, distaccando tutte le altre squadra. Tuttavia, sarebbe saggio dare un’occhiata da vicino anche agli altri top team prima di scommettere ciecamente sul Brasile. Il vantaggio di casa può essere grande, ma questa è una squadra giovane e si affida ad una stella ancora più giovane, il campione del Barcellona Neymar, con limitata esperienza internazionale. È giusto pensare che se le partite non venissero giocate in Brasile, sia l’Argentina che la Germania e la Spagna possano ritenersi sullo stesso livello. Quindi quando scommettiamo non facciamoci troppo condizionare, solo dal “fattore casa”. Anche se indubbiamente il Brasile resta la favorita numero uno.
Germania (6,50): Vincitore della Coppa. Si consiglia di tenere d’occhio anche i tedeschi, nonostante molti ritengano improbabile che una nazionale europea possa vincere i prossimi Mondiali in Brasile. Tra questi, Sport Mediaset cita la profezia del presidente della Fifa Joseph Blatter. Inoltre, le condizioni climatiche in Brasile saranno molte diverse e questo inciderà sicuramente sul torneo e sulle squadre europee non abituate a queste variazioni di clima. Detto questo, i tedeschi possono avere quote molto interessanti per chiunque crede che una squadra europea possa vincere il torneo.
Uruguay (2.60): Primo nel Gruppo D. “Il gruppo della morte”, vede l’Uruguay tra i favoriti. L’Italia è poco più avanti a 2,50, l’Inghilterra è terza a 3,30, con Costa Rica lontana quarta quotata a 50.00. Questo è un gruppo molto difficile da prevedere. Mentre l’Italia sembra avere un leggero vantaggio come favorita, l’Uruguay potrebbe avere delle difficoltà a battere gli inglesi, squadra giovane e ambiziosa. Anche il Costa Rica, non deve essere trascurato, infatti è stata l’unica squadra che ha dato qualche problema agli Stati Uniti nel girone di qualificazione. L’Uruguay è una scommessa pericolosa ma io me la giocherei.
Bosnia Erzegovina (6,00): Primo nel Gruppo F. Argentina (1.25) è la chiara favorita per la vittoria nel Gruppo F, ma è sorprendente vedere la Bosnia come accreditata al secondo posto nel gruppo. La Nigeria è dietro, a 8.50, ma molti sostengono che la gara tra queste due squadre che stanno dietro l’Argentina dovrebbe essere molto interessante. Iran (50.00) non ha praticamente alcuna possibilità. La Nigeria potrebbe essere la più forte squadra africana ai Mondiali del 2014 e potrebbe passare il turno. Noi italiani ricordiamo bene un 2-2 con i nigeriani a Londra nel novembre 2013, come una dimostrazione della capacità della squadra africana. Scommettere sulla Nigeria potrebbe essere azzardato, ma dare la Bosnia favorita per il secondo posto non è così scontato.
Queste sono solo alcune osservazioni per coloro che hanno una passione per le scommesse. Se diamo uno sguardo alle quote, alle previsioni per i gruppi e comunque alle quotazioni in generale, saremo tentati a giocarci le più semplici e prevedibili. Ma è proprio li che sta il bello delle scommesse, azzardare. Perchè la palla è pur sempre rotonda, frase banale ma vera, e nessuno di noi sa cosa accadrà! Io vado a giocarmi la vittoria dell’Italia, azzardo o non azzardo sempre italiano e speranzoso rimango.
Il Razzista dell’anno
“In occasione della Giornata Mondiale per l’Eliminazione delle Discriminazioni Razziali, il 21 marzo, un importante membro del Congresso brasiliano ha ricevuto da Survival International il premio “Razzista dell’anno”. Durante un incontro pubblico lo scorso novembre, infatti, il deputato Luis Carlos Heinze aveva fatto commenti razzisti contro gli Indiani del Brasile, gli omossessuali e i neri. Un altro membro del Congresso, Alceu Moreira, aveva poi invitato a sfrattare i popoli indigeni che cercano di rioccupare i loro territori ancestrali.
Heinze, Presidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, ha dichiarato che “Il governo, Gilberto Carvalho, che è uno dei Ministri della Presidente Dilma, se la fa con i neri, gli Indiani, i gay, le lesbiche, e tutti i perdenti. È per questo che vengono protetti e controllano il governo. […] C’è solo un modo: difendetevi Difendetevi come stanno facendo nello stato del Pará e nel Mato Grosso do Sul.” Nel corso dello stesso incontro il deputato Alceu Moreira aveva invitato gli allevatori brasiliani a vestirsi “da guerrieri” e impedire che “truffatori come questi [probabilmente i sostenitori degli Indiani] mettano anche solo un piede nelle vostre proprietà. […] Riunitevi e formate grandi masse, e quando necessario sfrattateli [gli Indiani e i neri]!”
I due deputati fanno parte della potente lobby agricola anti-indigeni, che sta facendo pressione sul governo per l’approvazione di una serie di leggi controverse che indebolirebbero drasticamente il controllo degli Indiani sui propri territori. In una lettera al Ministro della Giustizia brasiliano l’APIB, Associazione dei Popoli Indigeni del Brasile, ha affermato che queste offese fanno parte di “una terribile campagna di discriminazione, razzismo e sterminio dei popoli indigeni.”
I cambiamenti in discussione al Congresso sarebbero devastanti per le tribù brasiliane come i Guarani, che hanno già perso gran parte delle loro terre a causa degli allevamenti e delle piantagioni di canna da zucchero. I membri della tribù subiscono le violenze dei potenti proprietari terrieri che spesso assoldano sicari per sfrattarli dalle loro terre e assassinare i loro leader. “I sicari ci minacciano e vogliono ucciderci” ha detto un uomo Guarani. “Vogliono portarci all’estinzione.”
Sembra che la campagna elettorale del deputato Heinze sia stata finanziata dalla Bunge, il colosso dell’industria alimentare USA che compra canna da zucchero dalle terre rubate ai Guarani.
Il premio di Survival al razzista dell’anno era già stato vinto dal giornale peruviano Correo, che aveva definito “selvaggi” e “primitivi” gli indigeni peruviani, e dal giornale paraguaiano La Nación, che aveva paragonato gli Indiani del Paraguay al cancro e li aveva definiti “schifosi”.
“Da più di 500 anni noi Indiani del Brasile subiamo il razzismo, i pregiudizi e le violenze delle persone che vogliono vedere la nostra fine; ma noi siamo ancora qui” ha detto Nixiwaka Yawanawá, un Indiano amazzonico che nel 2013 si è unito a Survival per difendere i diritti indigeni. “Siamo i protettori delle foreste e vogliamo rispetto. Sentire i commenti razzisti e pieni d’odio di questi politici mi fa rabbia e tristezza. Mancano pochi mesi alla Coppa del Mondo, l’opinione pubblica mondiale deve accorgersi anche di questo lato del Brasile.” Survival International
Un esempio di vittoria contro il potere delle multinazionali
Le grandi multinazionali, padroni del mondo intero, libere di “arraffare” tutto (a tal proposito leggere “Land grabbing, gli Arraffa Terre”), finalmente pagano per i loro soprusi e interessi commerciali. Le comunità a cui è impedito l’accesso alla terra vengono sconvolte, le economie locali distrutte. Popolazioni già povere costrette a inchinarsi a questi signori della morte.
Tutto in un giorno. Mentre mercoledì 13 giugno la Raizen, una joint venture costituita nel 2010 tra Shell e Cosan, il colosso brasiliano dell’etanolo, decideva di non comprare più la canna da zucchero proveniente dalle terre indigene rubate al popolo Guaranì in Brasile, oltre 100 attivisti, una parte dei quali arrivati dalle aree inquinate, manifestavano fuori e dentro i cancelli della sede centrale della Chevron nell’esclusiva San Ramon in California in occasione dell’assemblea degli azionisti. Ad organizzare il presidio c’erano alcune organizzazioni per la giustizia ambientale come Amazon Watch, Rainforest Action e il gruppo 99 Percent Power, una coalizione nata alcuni mesi fa, che coniuga il movimento Occupy con la lotta contro l’avidità delle multinazionali e ideatrice dell’enorme pupazzo che riportava la domanda: “Quando inizierete a comportarvi in modo sostenibile e smetterete di pensare solo al vostro guadagno?”
Ma andiamo con ordine. Nella comunità di Valdelice Veron, che si trova nel Mato Grosso do Sul, i Guaranì erano da anni costretti a subire lo sfruttamento delle proprie terre da parte della Raizon, che con l’intento di produrre biocarburanti estratti dalla canna da zucchero finiva con l’acquistare la canna da appezzamenti sottratti con la forza alle terre Guaranì e partecipava all’inquinamento di vaste aree a causa dei pesticidi utilizzati nelle piantagioni di bio-fuel. Per Survival International, la prima associazione a lanciare l’allarme, “I leader Guaranì venivano regolarmente uccisi da sicari armati al soldo dei coltivatori di canna da zucchero e degli allevatori, che hanno rubato loro praticamente tutta la terra”. Il Governo brasiliano aveva assunto l’incarico di delimitare le terre dei Guaranì e restituirle loro, ma l’intero processo era presto giunto ad un punto morto e i Guaranì cacciati con la violenza dalle loro terre continuavano a vivere in condizioni terribili, “soffrendo malattie, malnutrizione, violenze e numerosi casi di suicidio” in riserve sovraffollate o accampati ai margini delle strade.
Ora, con una decisione storica arrivata in seguito alla pressione di Survival e del Pubblico Ministero Brasiliano, la Raizen si impegna ad andarsene pacificamente offrendo un contributo alle popolazioni danneggiate da anni di razzie e soprusi: “Vogliamo che il nostro ritiro sia di buon esempio per tutte le aziende che verranno – hanno dichiarato i portavoce della Raizen – Ci impegniamo a rispettare le terre indigene indicate dal Dipartimento Brasiliano agli Affari Indigeni (Funai)” e di fatto entro il prossimo 25 novembre l’azienda partecipata dal colosso Shell “smetterà una volta per tutte di acquistare la canna da zucchero in quei territori”.
Questa decisione creerà così un precedente per il Brasile, che per Stephen Corry, direttore generale di Survival International “rappresenta una grande vittoria, una speranza per i diritti dei popoli indigeni ed in particolare per tutti i Guaranì che per anni sono stati lasciati morire sul ciglio della strada e sono stati cacciati via dalle loro terre a causa delle piantagioni di canna da zucchero. […] Altre aziende devono seguire l’esempio della Raizen e smettere di finanziare il furto della terra Guaranì. È arrivato il momento che il mondo prenda coscienza, che i biocarburanti brasiliani sono macchiati di sangue indigeno”.
Ma a circa 10.000 chilometri di distanza, nonostante la contemporaneità, questo “momento” sembra ancora distante e all’interno della sede della Chevron, una folla più tranquilla di quella fuori dai cancelli applaudiva John Watson, direttore generale e presidente del Consiglio della Chevron, che parlava, “del record di 26,9 miliardi di dollari negli utili della società dello scorso anno, dei crescenti risultati nella sicurezza, e degli sforzi della Chevron per valorizzare le comunità all’interno delle quali opera” sostenendo la tesi che “l’abbondanza di energia accessibile a tutti migliora la qualità della vita di tutti”.
Ma mentre la maggior parte dei consiglieri acclamavano i progressi della Chevron, altri azionisti e i loro delegati nel question time della multinazionale sollevavano interrogativi e critiche in particolare sull’inquinamento che a loro parere la Chevron provocherebbe per la ricerca e l’estrazione di gas naturale e petrolio in tutto il pianeta. In particolare, è stata espressa preoccupazione per la contaminazione di alcune aree della foresta pluviale ecuadoriana da parte della Texaco, predecessore della Chevron, sulla quale pende una sentenza confermata dalla corte d’appello ecuadoriana che lo scorso gennaio ha condannato la Chevron a pagare una multa di 18 miliardi di dollari di risarcimento e che per il presidente Watson è solo “un esempio di frode perpetrata ai danni della nostra impresa.
Luz Cusangua, proveniente proprio dalla regione danneggiata in Ecuador, ha chiesto che la Chevron si assuma la proprie responsabilità dal momento che “I nostri figli sono deformi, mentre voi siete qui a celebrare i vostri profitti”. Ma l’Ecuador era in buona compagnia. Emem Okon del Kebetkache Women Development & Resource Center in Nigeria ha raccontato agli azionisti di un incendio in un impianto petrolifero della Chevron che ha continuato a bruciare per 46 giorni, contaminando l’area circostante e distruggendo il sostentamento della popolazione. Cristóvão Luemba, dall’Angola, ha dichiarato, “Le politiche della Chevron nella provincia di Cabinda stanno mettendo in pericolo le nostre comunità, in particolare quella dei pescatori” con “fuoriuscite di petrolio giornaliere”. Antonia Juhasz della coalizione True Cost of Chevron ha parlato agli azionisti di una fuoriuscita in Brasile per la quale alla Chevron è stato chiesto di pagare approssimativamente 22 miliardi di dollari e João Antonio de Moraes, coordinatore della United Federation of Oil Workers in Brasile si è rivolto agli attivisti sul marciapiede fuori dalla sede della Chevron sostenendo come “Noi, lavoratori del petrolio brasiliani, siamo d’accordo sul fatto che la Chevron ha paura delle persone”, ha spiegato tramite un interprete. “Per ciò che hanno fatto sulle coste del mio Paese, sulle coste fuori da Rio de Janeiro con una fuoriuscita di quasi un intero chilometro di lunghezza, esigiamo che paghino… La forza è con noi, con le persone, e non con l’arroganza della Chevron”.
Watson ha risposto ad ogni oratore e si è assunto la responsabilità di alcuni dei danni ambientali, ma fino a un certo punto. “Siamo dispiaciuti”, ha detto, “la nostra politica è di riparare ad ogni fuoriuscita”, ma anche “creare posti di lavoro” e “sostenere un programma di microcrediti”. Tuttavia “non siamo perfetti. Abbiamo commesso degli errori e imparato da essi”. È lecito quindi chiedersi, come sagacemente faceva il pupazzo all’entrata del quartier generale della Chevron, quando, proprio per via di questi “errori”, “inizierete a comportarvi in modo sostenibile e smetterete di pensare solo al vostro guadagno?”.
(Fonte unimondo – Alessandro Graziadei)
Raccolta di storia e racconti dei Guarani-Kaiowa del Mato Grosso del Sud (Brasile) scritto e illustrato dai professori e dagli alunni delle scuole indigene delle terre riconquistate dal popolo Guarani Kaiowa, per far conoscere le vicende del loro popolo, costretto a vivere in piccole riserve a causa della avanzata della ‘civiltà’.