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Quali sono i migliori e i peggiori posti nel mondo per l’alimentazione?

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Nonostante nel mondo ci sia abbastanza cibo per tutti, una persona su otto si addormenta affamata ogni notte. I consumi eccessivi, il cattivo uso delle risorse e lo spreco sono tutti elementi di un sistema che lascia centinaia di milioni di persone senza cibo a sufficienza. Per comprendere meglio le problematiche che le persone affrontano per ottenere la giusta quantità di cibo, Oxfam ha realizzato un indice globale sull’alimentazione che classifica 125 paesi del mondo. Nel nuovo indice globale sull’alimentazione stilato da Oxfam, l’Olanda è al 1° posto.

Il Good Enough to Eat Index vede l’Italia all’8° posto, a pari merito con Irlanda, Portogallo e altri paesi e subito dietro ad Austria, Danimarca, Svezia e Belgio. “Un piazzamento deludente per un paese che fa del mangiar bene un tratto forte e distintivo dell’identità nazionale e che ospiterà l’Esposizione Universale di Milano proprio sui temi della sicurezza alimentare”, afferma Elisa Bacciotti, Direttrice Campagne di Oxfam Italia. “L’Italia potrebbe essere al primo posto, ma nel nostro paese sempre più persone fanno fatica a mangiar sano e far quadrare il bilancio: il costo della vita in generale è alto rispetto al reddito medio degli italiani, che in proporzione spendono di più rispetto ad altri paesi e hanno meno possibilità di acquistare cibo buono a buon mercato”.

L’indice, il primo del suo genere, evidenzia le diverse sfide che gli individui devono affrontare a seconda del posto in cui vivono. La classifica guarda a quattro aspetti principali per i consumatori di tutto il mondo e fa riferimento a due indicatori differenti per ciascuno di essi, elaborati sulla base dei più recenti dati disponibilii :

1) Le persone hanno abbastanza cibo? Misurato sulla base dei livelli di denutrizione e di bambini sottopeso;
2)Le persone possono permettersi abbastanza cibo? Misurato sulla base del livello dei prezzi del cibo rispetto ad altri beni e servizi e della volatilità dei prezzi del cibo;
3) Il cibo è di buona qualità? Misurato basandosi sulla diversità della dieta e sulla possibilità di accesso all’acqua potabile;
4)Quali sono i risultati negativi della dieta? Misurato sui livelli di obesità e diabete.

Nonostante il progresso tecnologico dei tempi recenti, non riusciamo ancora a garantire a tutte le persone il nutrimento necessario a sopravvivere e a condurre una vita sana. La classifica mostra come questo fenomeno sia decisamente più avvertito nei paesi poveri, ma non esclusivamente in questi. Alcuni si meritano un punteggio più alto dal momento che i livelli di obesità, dei prezzi del cibo e dei livelli di nutrizione influiscono negativamente sulla classifica di molti deiPaesi più ricchi – un peso che molto spesso grava sui cittadini più poveri.

Combinando insieme i dati delle 125 nazioni, la classfica decreta l’Olanda il miglior paese per quanto riguarda l’alimentazione, mentre il Ciad è il peggiore. Nelle prime dodici posizioni (10% del campione) oltre all’Olanda troviamo la maggioranza degli Stati dell’Europa occidentale. Mentre sia Stati Uniti che Regno Unito sono esclusi dal club. Con 6 punti l’Olanda è al primo posto, immediatamente seguita da Francia e Svizzera con 8 punti, a cui si aggiungono Austria, Belgio, Danimarca e Svezia (10 punti), così come Australia, Irlanda, Italia, Lussemburgo e Portogallo (11 punti).

I top 12 ottengono i voti più alti grazie alla mancanza di casi di malnutrizione e denutrizione e per l’accesso all’acqua potabile. L’Olanda riesce a posizionarsi alla vetta grazie a prezzi alimentari e a livelli di diabete relativamente bassi, a cui si aggiunge una varietà nutrizionale migliore rispetto ai suoi rivali europei. Tuttavia i Paesi Bassi ottengono voti scarsi per quel che riguarda l’indicatore dell’obesità, infatti quasi 1 individuo su 5 della sua popolazione (19%) ha un indice di massa corporea superiore a 30. Ma l’Olanda non è l’unica: molte delle nazioni che si trovano nelle prime 12 posizioni mostrano livelli alti di obesità.

L’Australia detiene il più alto livello di obesità delle prime 12, totalizzando 37 nell’indice con il 27% della sua popolazione in sovrappeso. Inoltre il 19% degli Australiani ha il diabete. Dalla parte opposta della tabella, il Ciad registra la performance peggiore di tutte totalizzando 50, seguita immediatamente da Etiopia e Angola con 49 punti. Il punteggio del Ciad è dovuto all’elevato costo del cibo (94 punti), riportano punteggi peggiori solo Guinea (100 punti) e Gambia (97 punti). Il Ciad è inoltre il quarto peggior Stato per quanto riguarda la qualità del cibo, con 72 punti, esattamente come il Togo. Gli abitanti del Ciad hanno a disposizione cibo molto caro e di scarso apporto nutrizionale, hanno inoltre un accesso limitato ai servizi sanitari adeguati. Allo stesso tempo 1 bambino su 5 (34%) è sottopeso. Al secondo posto troviamo sia l’Etiopia che l’Angola. Quest’ultima è penalizzata dal più alto livello di volatilità dei prezzi del cibo tra tutte le Nazioni (eccetto lo Zimbabwe) presenti nella classifica. Un alto livello dei prezzi impone un costo umano elevatissimo ai più poveri del mondo, i quali spendono per i beni alimentari fino al 75% del proprio reddito. I voti riferiti all’Angola riflettono la presenza di un’inflazione elevata e instabile che ha coinvolto l’intera economia del paese nei decenni passati, rendendo difficile alla sua popolazione risparmiare e acquistare beni di prima necessità, tra cui il cibo. Inoltre l’Angola ottiene uno dei voti peggiori per quanto riguarda la qualità del cibo. Qui, infatti, il 60% del regime alimentare è costituito da carboidrati e quasi la metà della popolazione non ha accesso all’acqua pulita per poter preparare cibi in condizioni igieniche adeguate. Le ultime dieci posizioni vedono nove nazioni dell’Africa sub-sahariana e lo Yemen. Questi paesi ottengono i voti più bassi della classifica per quanto riguarda l’indicatore del livello dei prezzi dei beni alimentari, con il cibo che risulta molto più caro di altri beni e servizi. Prezzi elevati significa difficoltà nel mantenere una dieta che sia sufficiente, in quantità e qualità, per mantenerli in salute. I regimi alimentari di questi paesi sono dominati da cereali con pochi nutrienti, radici e tuberi. In Madagascar, una media del 79% del consumo alimentare si basa su queste risorse, rispetto al 47% del consumo a livello globale.

Il Good Enough to Eat Index è stato elaborato da Oxfam nel quadro della campagna globale “Coltiva – il Cibo, la Vita il Pianeta”, che ha l’obiettivo di informare i cittadini e sensibilizzare imprese e istituzioni sulle azioni necessarie per riformare un sistema mondiale di produzione e distribuzione alimentare iniquo che ancora oggi produce più di 800 milioni di affamati.

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1 Maggio 2012 Festa dei Lavoratori Disoccupati

La disoccupazione in Italia ha raggiunto il 9,7%, il tasso più alto dal 2001 ma “il tasso reale potrebbe risultare superiore poichè ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250.000 lavoratori in cig”. Lo afferma l’Ilo, l’Agenzia internazionale delle Nazioni Unite sul Lavoro nella sua scheda sull’Italia, definendo “allarmante” il livello dei Neet. La disoccupazione giovanile sale al 32,6%, più che raddoppiata dall’inizio del 2008, mentre i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% dei disoccupati totali. I lavoratori che non cercano più lavoro hanno raggiunto il 5% del totale e i giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione, hanno raggiunto la cifra allarmante di 1,5 milioni. Dall’inizio della crisi l’occupazione a tempo parziale e determinato è cresciuta fino ad arrivare rispettivamente al 15,2% e al 13,4% del totale, mentre il 50% del lavoro a tempo parziale e il 68% di quello a tempo determinato non è frutto di una scelta dei lavoratori.

Nel mese di aprile, secondo le stime preliminari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), comprensivo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,5% rispetto al mese precedente e del 3,3% nei confronti di aprile 2011 (lo stesso valore registrato a marzo).

L’inflazione acquisita per il 2012 è pari al 2,7%. I maggiori incrementi dei prezzi rilevati nel mese di aprile 2012 riguardano le divisioni Servizi ricettivi e di ristorazione (+1,7%), Trasporti (+1,3%) e Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+1,1%). Aumenti su base mensile più contenuti si rilevano per i prezzi delle Bevande alcoliche e tabacchi (+0,4%), dell’Abbigliamento e calzature e di Ricreazione, spettacoli e cultura (per entrambi +0,2%).

Beni alimentari: nell’ambito degli Alimentari lavorati si mette in luce l’aumento su base mensile dei prezzi del Pane e dei Formaggi e latticini (per entrambi +0,2%), che crescono su base annua rispettivamente del 2,6% e del 3,6%. Continua ad aumentare il prezzo del Caffè (+0,5%, +11,6% rispetto ad aprile 2011) e, al pari del mese precedente, anche ad aprile si registra un rialzo congiunturale dello 0,5% del prezzo del Vino, in crescita su base annua del 3,8%. Nello stesso comparto, infine, si segnalano gli incrementi congiunturali dei prezzi delle Patate (+3,1%, -4,7% su base annua), della Carne ovina e caprina (+1,7%) e delle Uova (+0,6%), in aumento in termini tendenziali, rispettivamente, del 3,4% e del 4,2%.

Beni energetici: l’aumento congiunturale è dovuto principalmente al rialzo del prezzo dell’Energia elettrica (+3,6%), il cui tasso di crescita tendenziale tuttavia scende al 10,9% (dall’11,2% di marzo). In aumento risulta anche il prezzo del Gas (+1,5%), che cresce su base annua del 15,1% (era +15,6% a marzo 2012). Forti rialzi  dei prezzi di tutti i carburanti. Il prezzo della Benzina aumenta del 3,1% sul mese precedente, cosicché il tasso di crescita sale al 20,8% (in sensibile accelerazione dal 18,6% di marzo). Il prezzo del Gasolio per mezzi di trasporto segna un rialzo su base mensile dello 0,9% e cresce su base annua del 20,5% (dal 22,5% del mese precedente). Infine, il prezzo del Gasolio per riscaldamento aumenta dello 0,3% sul mese precedente e del 10,1% su quello corrispondente del 2011 (era +11,7% a marzo).

Per concludere, ad aprile il rincaro annuo del carrello della spesa, cioè i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti), è del 4,7% un valore, superiore al tasso d’inflazione (3,3%), che risulta il più alto da settembre 2008.

In parole povere siamo senza lavoro, senza soldi e senza speranze… Buon 1 Maggio Festa dei Lavoratori Disoccupati!

(Fonte dati preliminari Istat)

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