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Non voglio essere più italiano, Mi Dimetto

mi dimetto da italiano

Egregio Presidente della Repubblica Italiana,

da tempo volevo esternarle i miei sentimenti dimissionari: colgo l’occasione maturata in questi giorni di accadimenti anche metaforici, che ulteriormente li motivano e maggiormente li rafforzano. Miliardi di motivi mi costringono con rabbia ad annunciarle che in nessun modo intendo più assumermi la minima responsabilità di tutto ciò che non sono in grado di controllare e modificare personalmente. Non voglio essere più italiano!

Si mi dimetto, non voglio essere più italiano

Dopo un’attenta riflessione durata circa 20 anni e dopo la disamina di quanto accaduto in particolare negli ultimi anni (crisi economica, mancanza di aiuti agli italiani, pagliacciate partitiche) sono addivenuto alla decisione di rifiutare la nazionalità italiana e di dimettermi dal ruolo di cittadino italiano.

Dalla data odierna mi considero cittadino straniero e pertanto richiederò accesso agli aiuti dedicati a comunitari ed extracomunitari. Non voglio essere più italiano, quindi rinuncio a tale incombenza.

Rinuncio quindi anche al voto, ormai inutile, perché le malefatte trasversali della classe politica (maggioranza, opposizione, Destra, Sinistra, Centro e Stelle) non mi consentono più di operare una scelta effettiva per il miglioramento della Repubblica. Continue Reading

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L’invasione degli immigrati? Si, no, forse…

stranieri-in-Italia

Secondo i dati Istat riferiti al 2013, gli immigrati in Italia non sono molti: 4,3 milioni, il 7,4% circa della popolazione italiana. A questi, secondo gli uffici Caritas-Migrantes si possono aggiungere circa 300 mila immigrati irregolari. Il totale, quindi, non supera i cinque milioni.

La crescita mondiale dell’immigrazione segue l’aumento della popolazione globale. Dai 175 milioni del 2000 si è passati ai 232 milioni del 2012, il 3,3% dei circa 7 miliardi di abitanti il pianeta. Nel 2040 si arriverà a 400 milioni, cifra che rappresenta il 4% dei prevedibili 9 miliardi di abitanti di allora. Ovviamente, il problema, è che l’aumento della popolazione riguarda i Paesi meno sviluppati e poveri mentre i Paesi occidentali, più ricchi, hanno tassi di natalità vicini allo zero. Il dato è importante perché l’aumento della popolazione immigrata in Italia negli ultimi anni è dipeso proprio dai tassi di natalità più che dall’affluenza di massa dall’estero.

L’emergenza invasione si affievolisce un po’ quando si guardano i numeri reali: l’afflusso di irregolari nel secondo quadrimestre del 2014 è stato di circa 68 mila persone in tutta la Ue di cui tre quarti in Italia, 50 mila persone in un periodo che comprende i mesi estivi quelli più problematici.

“L’afflusso annuale in Italia è stimabile in 150 mila persone. Di questi almeno la metà sceglieranno di lasciare l’Italia per dirigersi verso Germania, Svezia o Gran Bretagna” dice don Giancarlo Perego direttore della fondazione Migrantes. Tutta gente che arriva dal Nordafrica, dall’Eritrea e dalla Siria, dai paesi colpiti dalla guerra. Secondo Frontex è proprio l’Italia ad aver ricevuto il maggior incremento delle richieste di asilo nel secondo quadrimestre 2014 con un balzo del 471% (circa 45 mila richieste). Insieme a Germania e Svezia, l’Italia ha cumulato il 60% di quelle totali.

Ma c’è un dato che, dovrebbe calmare gli animi allarmisti di Salvini, Grillo e C. Gli immigrati irregolari che restano sul territorio italiano sono scesi del -22% nel 2013 rispetto al 2012 (Frontex). Il numero totale resta relativamente stabile ma a crescere di più sono i paesi del nord Europa: Norvegia (+28%), Danimarca (+37), Germania (+20).

Gli sbarchi sono “coreografici”. Trasmettono l’idea dell’invasione. Ma dati alla mano l’invasione sembra non esserci, o meglio sbarcano da noi per dirigersi verso i paesi del nord Europa. L’allarme invasione, unito a quello sanitario con l’evocazione di epidemie inesistenti (Ebola), non è che una delle tecniche di propaganda xenofoba.

I profughi, dopo aver ottenuto asilo politico, non sono mantenuti a vita. Devono essere accompagnati verso la possibilità di camminare con le proprie gambe. In Italia, invece, sono concepiti come una mucca da mungere, ovvero fondi a pioggia per soggetti di qualunque tipo. Non è un caso che, dopo gli sbarchi, tutti si affrettano a chiedere soldi all’Europa.

“L’immigrazione è un fatto sociale totale”, dice Abdelmalek Sayad. I migranti, in generale, non sono un problema ma la spia di un problema. Un migrante emarginato già dalle leggi, relegato ai bordi della società, confinato ai settori più deteriorati dell’economia e considerato solo come braccia da sfruttare, e quindi non porterà molto al paese che lo ospita.

Chi fugge da una persecuzione lo fa perché è in gioco la sua vita, chi grida all’invasione lo fa per giochi politici alla ricerca di consensi elettorali. Una cosa è certa e indiscutibile: la difesa dei diritti dei migranti non aiuta a guadagnare consensi politici.

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