I video propaganda di al Qaeda creati dagli Stati Uniti

Nemmeno la mente più contorta avrebbe potuto ipotizzare che i famigerati filmati di al Qaeda potessero essere un prodotto del Pentagono. In realtà, se si studia bene la storia degli Stati Uniti, si evince che il casus belli di molti conflitti, come per esempio la seconda guerra mondiale, il Vietnam e quella all’Iraq, si basava sufandonie architettate per convincere l’opinione pubblica che era indispensabile mettere in moto l’ipertrofica macchina da guerra a stelle e strisce. Continue Reading

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Ecco come procurarsi facilmente documenti falsi, denaro e armi sul web

deep web

Dopo gli attentati di Parigi del tredici novembre, vicino ad uno dei cadaveri degli attentatori presso lo Stade de France è stato ritrovato un passaporto Siriano.

Una fotografia dello stesso passaporto è stata scovata dal quotidiano serbo Blic, il quale inoltre afferma che il possessore, Ahmad Almohammad, sarebbe entrato in Serbia dalla Macedonia per poi proseguire il suo viaggio verso il nord.

Quasi contemporaneamente una fonte dei servizi segreti americani della rete Cbs ha affermato che il documento potrebbe essere un falso, dato che “non contiene I corretti numeri per un passaporto siriano legittimo e la fotografia non corrisponde al nome”.

La dichiarazione ha alimentato i sospetti che l’ISIS stia utilizzando i flussi migratori per infiltrare cellule terroristiche in territorio europeo e del resto a semplicità disarmante con cui è possibile ottenere documenti siriani falsi certo non aiuta.

Il 27 novembre tre uomini con passaporto siriano falso sono stati fermati e arrestati dalla Polfer alla stazione  ferroviaria di Ancona. Erano in procinto di salire sul treno  delle 2,45 per Milano quando gli agenti li hanno notati e  controllati.

I passaporti che hanno esibito non hanno convinto  gli occhi dei poliziotti che hanno deciso di approfondire i  controlli all’interno dei propri Uffici. Qui i tre,  inizialmente reticenti, hanno ammesso la falsità dei documenti  precisando di aver acquistato i passaporti in Turchia per una  somma totale di 1000 euro.

“Dai primi riscontri – sostiene la  Polfer Ancona – sembra che i tre stranieri siano introdotti  illegalmente in Italia attraversando la frontiera marittima di  Bari nascosti in un container”. Tutti sono stati arrestati e  questa mattina processati con rito direttissimo, e condannati ad 1 anno di reclusione (pena sospesa). Sono ora in corso le  procedure per la loro espulsione dall’Italia. Dopo i fatti di Parigi gli uomini della Polfer di Ancona hanno intensificato i controlli in ambito ferroviario.

Le zone dove il transito di migranti è più intenso hanno conosciuto un boom del mercato dei documenti contraffatti. Poiché è molto più semplice ottenere asilo o lo status di rifugiato politico con documenti che attestino la fuga da una zona di guerra, molti migranti che non necessariamente si stanno allontanando da una situazione di questo tipo preferiscono munirsi di documenti siriani per “semplificare” il loro viaggio, involontariamente facendo la fortuna dei trafficanti di esseri umani.

La qualità dei documenti è altalenante, variando da copie malfatte con tanto di fotografia incollata con lo stick, a veri documenti siriani a cui sono stati aggiunti dati ed immagine (a quanto pare trafugati ancora vergini in un edificio governativo ad Aleppo), indistinguibili da un passaporto di un vero siriano. Così anche i prezzi variano, ad poche centinaia di dollari a qualche migliaio.
Un reporter olandese in Turchia il 15 novembre è riuscito a farsi stampare un set completo di documenti siriani con la foto del primo ministro del proprio paese, il tutto, a quanto sostiene, senza particolari difficoltà.

Un altro reporter, questa volta del britannico Telegraph, ha sfruttato il gruppo privato dei migranti su facebook Karajat Al Munshuntiteen.

Il controllo degli individui in viaggio verso l’Europa e l’identificazione di possibili terroristi si presentano quindi molto difficili ma la situazione potrebbe essere ancora più complessa.

Il “deep web” è zeppo di individui e organizzazioni disposti a fare quasi qualsiasi cosa per qualche bitcoin. Accedendo al dominio .onion con un browser Mozilla leggermente modificato, o usando un browser Tor si può entrare nel famigerato deep web. Continue Reading

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Il Medio Oriente in guerra con armi Made in Italy

Italia-armi-Israele

I dittatori, i regimi autoritari e i paesi in conflitto sono da sempre i nostri maggiori acquirenti di armi. Nel nord Africa e in Medio Oriente (Striscia di Gaza, Libia, Iraq, Siria ecc.) si continua a sparare con armi made in Italy.

Nel 2013, abbiamo spedito in giro per il mondo armamenti per 2.725.556.508 euro (ma il valore esatto è di quasi 3 miliardi di euro) con un calo del 7,7% rispetto al record ventennale del 2012. C’è invece una netta diminuzione (-48,5%) nei permessi rilasciati nel 2013, cioè per ordini di armi che verranno consegnate negli anni successivi. E dove esportiamo?

  • Israele (€ 472.910.250),
  • Stati Uniti (€ 419.158.202),
  • Algeria (€ 262.857.947),
  • Arabia Saudita (€ 244.925.280),
  • Turkmenistan (€ 215.821.893),
  • Emirati Arabi Uniti (€ 149.490.989),
  • Belgio (€123.658.464), India (€ 108.789.957),
  • Ciad (€ 87.937.870) e
  • Regno Unito (€ 74.407.416).

Come si può notare tra i primi dieci destinatari delle autorizzazioni all’esportazione solo tre (USA, Belgio e UK) fanno parte delle tradizionali alleanze dell’Italia (Nato e Ue) mentre per la maggior parte si tratta di paesi extra europei, di nazioni in guerra, rette da regimi dispotici o autoritari e da governi responsabili di reiterate violazioni dei diritti umani.

Il maggiore acquirente è Israele soprattutto per l’ordinativo alla Alenia Aermacchi di 30 velivoli addestratori M-346 e altro materiale per un valore complessivo di quasi 473 milioni di euro. Ed è incredibile visto che la Spagna ha già deciso di sospendere in via cautelare l’invio di armi e il Regno Unito, dopo aver reso nota una revisione delle proprie esportazioni militari per le forze armate israeliane, ha dichiarato un possibile blocco di una dozzina di licenze di esportazione di materiali militari impiegati da Israele nel conflitto a Gaza. L’Italia, invece, che è il maggior fornitore nell’Ue di sistemi militari a Israele, non solo non ha annunciato alcuna restrizione, ma il Ministero degli Esteri ha eluso la questione dichiarando in Parlamento che “l’Italia non fornisce ad Israele sistemi d’arma di natura offensiva”.

In Algeria vendiamo elicotteri Agusta Westland AW139 comprensivi di apparecchiature per la visione all’infrarosso, 28 caschi militari e altre amenità per un valore complessivo di € 258.241.013. Prosegue anche la fornitura all’Arabia Saudita dei caccia Eurofighter (denominati El Salaam). Tra le armi esportate all’Arabia Saudita figurano però anche 600 bombe 2000LB Blu 109 attiva per un valore di € 15.600.000 ed inoltre 1000 bombe 500LB MK82 inerte e 300 bombe 2000LB MK84 inerte per complessivi € 8.500.000 tutte prodotte dalla RWM Italia di Ghedi (Rheinmetall Group). E 100mila granate cal. 40/46 MM TP Low Velocity esportate a Riyad da Simmel Difesa per € 6.291.000.

Nei magazzini dell’Esercito Italiano, oltre a decine di migliaia di kalashinkov e Rpg anticarro bottino di sequestri durante la guerra balcanica che dovrebbero esser ora distribuiti ai curdi, si stima siano ammassati 1100 carri armati e 3000 veicoli corazzati. Tra gli altri, ne hanno usufruito il Pakistan, il Libano, i cui soldati nel 2006 fronteggiavano gli israeliani con gli stessi elmetti usati a El Alamein dagli italiani, l’Albania, Panama (grazie agli uffici dell’“ambasciatore” berlusconiano Valter Lavitola) e la Libia pre e post Gheddafi.

Quindi ricapitolando, le forniture di sistemi militari italiani sono sempre più indirizzate verso le zone di forte tensione del Medio Oriente e del nord Africa, invece di inviare un contingente di “peace enforcement” sostenuto dall’Unione europea che si attenga strettamente alle regole del diritto internazionale e non alimenti il conflitto, noi continuiamo ad armarli.

La legge italiana, ricorda la Rete Italiana per il Disarmo, “vieta l’esportazione di sistemi militari verso i Paesi in stato di conflitto armato e ribadisce che eventuali diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri sono da adottare solo dopo aver consultato le Camere”.

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Armi: L’Italia verso l’americanizzazione

 

L’11 novembre 2011, poche settimane prima della rapina finita nel sangue a Torpignattara e della follia omicida di metà dicembre a Roma, il Parlamento ha cancellato il Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo. La decisione non modifica la normativa per il porto, l’acquisto e la detenzione di armi, ma elimina la funzione preventiva e di controllo che il catalogo svolgeva sulla detenzione di armi da parte di privati. Questo conteneva infatti la descrizione dell’arma e del calibro, del produttore e del detentore, era aggiornato annualmente e poneva un discrimine preciso tra armi comuni e armi militari. Secondo alcuni il provvedimento, diventato esecutivo dal primo gennaio 2012, è un primo passo verso l’americanizzazione dell’Italia (leggi il post America: armi per tutti e stragi per tutti), con una liberalizzazione selvaggia ormai alle porte. È opinione comune (?) che l’articolo introdotto nella Legge di stabilità che ha rimosso con un colpo di penna l’articolo 7 della legge 18 aprile 1975 contenente le “norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi”, sia stato un regalo di Berlusconi alla Lega. Già il 27 luglio 2011, il leghista Federico Bricolo aveva cercato di infilare nel provvedimento sulle missioni all’estero un emendamento, poi ritirato, per cancellare il detestato catalogo. Contro quest’ultimo, da decenni, si batte la lobby – principalmente lombarda – dei produttori di armamenti. “La misura – scrive l’Anpam, Associazione nazionale produttori armi e munizioni, in riferimento all’abrogazione – avrà l’unico effetto di rimuovere un costo che gravava sui soli produttori italiani, particolarmente svantaggiati dalle lungaggini del procedimento di catalogazione per il lancio dei nuovi prodotti, ed è destinata a incrementare la competitività dell’Italia in un settore che, nonostante la crisi, rimane di eccellenza”. Un’esultanza prevista, quella dei produttori. Ne spiega il perché Carlo Tombola, coordinatore scientifico dell’Osservatorio permanente armi leggere: «Era da tempo che la lobby armiera puntava a modificare la legge. L’hanno ottenuto l’ultimo giorno del governo Berlusconi. Che cosa si rischia? Una diminuzione dei controlli tecnici delle armi in circolazione. Non lo dico io, ma funzionari di polizia ed ex magistrati come Felice Casson, che in Senato dichiarò che con questa spinta verso una deregolamentazione, e senza nuove forme di controllo, a essere favorita sarà anche la criminalità organizzata. Quando si portano in giro armi da guerra, si ha una disciplina giuridica completamente diversa rispetto al possesso di un fucile da caccia. Senza il catalogo sarà molto più difficile fare tale distinzione». Secondo il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Enzo Letizia, «è scandaloso che i lobbisti e gli affaristi del mondo delle armi abbiano approfittato del gravissimo momento di difficoltà del Paese per ottenere dal Parlamento in via speditiva ciò che il Parlamento aveva loro già negato. Gli italiani sanno bene che certi personaggi, collegati a politici della loro stessa risma, non si fanno scrupolo della sicurezza collettiva e dei costi di certe misure pur di continuare ad ingrassare i loro portafogli». Il settore delle armi leggere in Italia è assai fiorente: 2.264 imprese, 11.358 addetti, 612.408 armi, 902 milioni di munizioni. Le esportazioni, come descritto nel Rapporto dell’Archivio Disarmo, non conoscono crisi. Nel biennio 2009-2010 l’Italia ha esportato complessivamente oltre un miliardo di euro (1.024.275.398) in armi leggere a uso civile, precisamente 471.368.727 nel 2009 e 552.906.626 nel 2010, con un rilevante aumento di circa il 10 per cento rispetto al biennio precedente. In particolare, tra il 2009 e il 2010 la crescita si attesta attorno al 17 per cento. Altri dati, contenuti nel libro Armi da fuoco. Tendenze e contraddizioni italiane, scritto da Massimo Tettamanti per ScriptaWeb e pubblicato nell’agosto 2011, rendono noto, per la prima volta in maniera organica, il rovescio della medaglia. Trentaquattromila privati in Italia posseggono il porto d’armi. Le guardie giurate sono 50mila, i permessi per uso sportivo (tiro a volo o tiro a segno) 178mila, e circa 800mila sono i cacciatori con licenza per abilitazione all’esercizio venatorio. Non esistono dati precisi, se non per il 2008, per le armi regolarmente detenute, che con licenza di collezione possono arrivare fino a nove a testa. In quell’anno l’Eurispes stimava in dieci milioni le armi legali e 4,8 milioni le persone che detenevano un’arma da fuoco. Sempre secondo il libro di Tettamanti, il 43,2 per cento dei femminicidi è stato commesso con un fucile da caccia. L’unica statistica aggiornata del numero di omicidi commessi nel nostro Paese con arma da fuoco (con tanto di nome della vittima e località) risale al 2010, ed è stata pubblicata dal sito www.delittiimperfetti.com. Sono 222, il 44,6 per cento del totale. L’80,6 per cento è stato commesso con armi da fuoco non denunciate.

(Fonte E ilmensile)

Il traffico di ArmiEducare alla pace non deve essere una soluzione astratta al problema, ma deve trovare della finalità concrete in ognuno di noi: ogni uomo, donna, bambino deve trovare in sé la convinzione profonda che si può raggiungere l’equilibrio e l’ordine tra i vari Paesi anche senza l’uso della forza o delle armi.

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America: armi per tutti e stragi per tutti

Un altra strage in America, un uomo di 24 anni, James Holmes, ha aperto il fuoco al 16th Century Movie Theater, cinema ad Aurora, periferia di Denver (Colorado). Sono morte 12 persone (tra cui diversi bambini e alcuni membri dell’esercito statunitense) e 50 feriti. America e armi per tutti. Armi per tutti e stragi per tutti.

Secondo i dati del censimento del 2010, la popolazione americana è composta da 313.500.000 individui. Nello stesso anno, secondo dati forniti dai produttori, i civili americani possedevano 300 milioni di armi da fuoco, di cui 100 milioni di pistole. Le armi sono generalmente classificate in tre categorie: pistole, carabine e fucili.
Case in cui c’è un’arma
– in % sul totale: 40-45%
– in numeri assoluti: 47-53 milioni
 Adulti che possiedono un’arma
– in % sul totale: 30-34%
– in numeri assoluti: 70-80 milioni
 Adulti che possiedono una pistola
– in % sul totale: 17-19%
– in numeri assoluti: 44-45 milioni
Dei 16,272 omicidi commessi nel 2008, 10,886, ovvero il 67%, sono stati commessi con un’arma da fuoco.
Secondo la legge federale sulle armi attualmente in vigore, è illegale e punibile con 10 anni di prigione il possesso o trasporto di armi da fuoco o munizioni:
 – per gli individui che sono stati puniti per un crimine che comporta più di un anno di prigione
– per i colpevoli di infrazioni punibili con più di due anni di prigione
– per i ricercati dalla polizia – per gli immigrati illegali
– per chi ha rinunciato alla cittadinanza americana
– per chi è stato condannato per violenza domestica
– vendere o consegnare armi e munizioni a persone di cui si sa che appartengono alle suddette categorie- vendere, comprare, trasferire, da uno Stato all’altro della federazione Usa, se non si ha la licenza per il commercio di armi da fuoco, qualsiasi tipo di arma.
Nei 10 anni fra il 1998 ed il 2008 sono stati condotti 96 milioni di accertamenti penali nei confronti di persone che volevano comprare un’arma. Di questi, soltanto 681 mila, ovvero circa lo 0,71%, sono stati negati. Sono però sconvolgenti le motivazioni per cui sono stati negati certi permessi. Secondo un’intervista concessa nel 2004 da un agente federale preposto ai controlli, è stata negata la possibilità di portare un’arma non a individui che potevano mettere a repentaglio la sicurezza del pubblico, ma a gente che aveva commesso anni prima reati minori come l’uomo che nel 1941, in piena guerra e probabilmente affamato, aveva rubato un porcellino o quello che nel 1969 aveva rubato quattro borchie da un’auto.
In compenso, però, fra il febbraio 2004 e il febbraio 2010 sono stati condotti 1,225 accertamenti penali per l’acquisto di armi da fuoco e tre controlli per l’acquisto di materiale esplosivo nei confronti di individui il cui nome compariva nelle liste di sospetti terroristi. Il 91% di queste persone interessate a comprare un arma e tutti e tre i potenziali acquirenti di esplosivo hanno ottenuto l’approvazione federale.
Per quel che riguarda il permesso di porto d’armi, i 50 stati della federazione americana si dividono in tre categorie:
– 40 Stati cosiddetti Shall Issue ovvero dove permesso di portare armi nascoste è concesso a tutti. Questi sono: Alaska; Arizona; Arkansas;  Colorado;  Florida;  Georgia; Idaho;  Indiana; Iowa;  Kansas;  Kentucky;  Lousiana;  Maine;  Michigan;  Minnesota; Mississippi;  Missouri; Montana;  Nebraska;  Nevada;  New Hampshire;  New Mexico; North Carolina;  North Dakota;  Ohio;  Oklahoma;  Oregon;  Pennsylvania;  Rodhe Island; South Carolina; South Dakota; Tennessee;  Texas;  Utah; Vermont;  Virginia;  Washington; West Virginia; Wisconsin;  Wyoming.  Vermont, Alaska, e Arizona permettono di portare armi senza permesso. Gli altri Stati richiedono ai proprietari di ottenere il permesso solo se si tratta di armi nascoste.
 – 9 stati cosiddetti May Issue, ovvero dove basta chiedere il permesso e ci si può armare fino ai denti. Questi sono: Alabama;  California;  Connecticut;  Delaware;  Hawaii; Maryland;  Massachusetts;  New Jersey; New York.
– 1 stato No Issue nel senso che le armi sono proibite: Illinois.

Omicidi americani. Da Kennedy a Columbine i grandi fatti di sangue raccontati dai premi Pulitzer (Indi). In questo volume i grandi omicidi del Novecento americano. L’assassinio del presidente Kennedy, una tragedia collettiva qui testimoniata dal primo reporter che riferì al mondo l’evento. La strage della Columbine High School (che ha ispirato il premio Oscar Bowling a Columbine di Michael Moore), in cui due studenti massacrarono dodici compagni e un professore prima di suicidarsi. L’uccisione di quattro studenti da parte della Guardia Nazionale durante una manifestazione pacifista. Una setta segreta di Miami che compie omicidi sacrificali ed è dotata di una sanguinaria squadra di Angeli della Morte. Infine, il celebre caso di due miliardari che uccidono un ragazzino pianificando il delitto perfetto.

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