“Non ci sono mai stati tanti morti sul lavoro come quest’anno. Eppure il tema della sicurezza manca alla discussione sul jobs act. Dall’inizio dell’anno i morti sono stati 511, senza contare quelli sulle strade e in itinere. Nello stesso periodo del 2013 erano stati 453. Su 4000 mila infortuni mortali in tutti i Paesi dell’Unione Europea, l’Italia è il primo Paese europeo per morti sul lavoro, lo vogliamo dire per cortesia? Capisco che dobbiamo aiutare le imprese, ma non possiamo accettare che tutto ciò avvenga a scapito della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro. E non parliamo delle patologie professionali e dei tumori… Sarebbe sbagliato dire: “Modifichiamo le leggi, aumentiamo le sanzioni”. Abbiamo già il testo unico della sicurezza sul lavoro e il codice penale, e un regime sanzionatorio che se applicato è più che sufficiente per punire le violazioni. Bisogna dare un aiuto economico alle aziende virtuose, alle piccole e medie imprese, per far fronte ai costi legati alla sicurezza e alla formazione. Dobbiamo avere in tutto il Paese organi di vigilanza che facciano ispezioni accurate e non episodiche. Nei cantieri edili c’è la piaga degli infortuni mortali. Perché si lavora male e in nero? Il nodo è che i privati committenti che affidano i lavori a costi bassi recuperando sulla sicurezza. Gli ispettori devono capire quali sono le responsabilità reali. La magistratura interviene a macchia di leopardo e i processi vanno troppo a rilento. La prescrizione corre nei processi sulle morti bianche, dove gli accertamenti sono difficili e gli imputati ben difesi. Si dovrebbero irrobustire le strutture giudiziarie col personale amministrativo: inutile ridurre le ferie ai magistrati se non si possono fare udienze al pomeriggio e i processi si prescrivono. Inoltre è necessaria una procura nazionale per questo settore.
La cultura sulla Sicurezza resta un eufemismo se manca il primo di tutti i diritti: Poter dire di No. Prima di dire sciocchezze sul valore dell’art.18 bisognerebbe conoscere fino in fondo le singole storie degli omicidi sul lavoro. Ed è chiaro, che meno diritti hai, più è difficile pretendere sicurezza e salute sul lavoro. Ed è chiaro che l’articolo 18, tutela anche la salute e sicurezza sul lavoro, perchè è proprio nelle aziende dove non ci sono tutele o dove non si possono pretendere i propri diritti, che ci sono la stragrande maggioranza degli infortuni e morti sul lavoro. Lo spot del Ministero del Lavoro di 4 anni fa diceva “Sicurezza sul lavoro, la pretende chi si vuole bene”. Uno spot francamente vergognoso, che costò ai cittadini italiani la bellezza di 9 milioni di euro.
Se si affronta quindi la questione lavoro, penso sia giusto farlo anche dal punto di vista della sicurezza. Lo scopo della discussione dev’essere aiutare a trovarlo, il lavoro: e sicuro“. Raffaele Guariniello, sostituto procuratore di Torino