Le Rc auto in Italia sono le più care d’Europa e garantiscono profitti milionari alle compagnie di assicurazione. Nel 2014 il ramo danni hanno prodotto ricavi per più di 31 miliardi di euro producendo la bellezza di quasi 2,5 miliardi di utili: il 14% in più rispetto all’anno precedente.
Il prezzo medio di un RC Auto in Italia è più alto di circa 250 euro, rispetto alle altre nazioni europee. Un ragazzo al di sotto dei 25 anni mediamente paga 745, mentre gli ultrasessantenni circa 449 euro. E la forbice di prezzo tra un’area e l’altra dell’Italia continua a essere elevatissima e ingiustificata. Se un automobilista in classe di merito 1 sottoscrive un contratto Rc Auto ad Aosta paga 270 euro, 293 a Biella e 300 a Udine. Se ha la sfortuna di vivere da un’altra parte, invece, rischia di sborsare più del doppio: 588 euro a Reggio Calabria, 572 euro a Prato, 602 a Caserta e addirittura 706 a Napoli.
Secondo Adusbef “negli ultimi 10 anni i costi medi delle tariffe Rc Auto sarebbero raddoppiati passando da 391 euro del 2004 a 1.250 euro nel 2014, 859 euro in più, pari ad un aumento del 235%”. Secondo l’analisi delle associazioni dei consumatori, l’incidenza dello stipendio netto per coprire una polizza Rc Auto in Italia è pari al 6,5% contro il 3% in Spagna, il 2,9% in Francia ed Irlanda, il 2,8% in Germania e il 2,2% in Inghilterra.
Per questi ed altri motivi si è diffusa la pratica da parte di molti italiani di acquistare l’auto con targa straniera o farla immatricolare all’estero, in questo modo il costo base dell’assicurazione si abbassa drasticamente alla soglia dei 150 euro all’anno in media. In più non si paga il bollo, non si ha l’obbligo di revisione nonché tutta una serie di vantaggi dovuti alle difficoltà di effettuare accertamenti fiscali, di inviare al domicilio eventuali multe e via di seguito.
Ben vengano, allora, le modifiche al ddl concorrenza che riguardano l’Rc Auto approvate la scorsa settimana in Parlamento. Sempre che non vengano cancellate nell’ultimo passaggio della legge in Senato, e che la lobby delle assicurazioni non si appellino a Bruxelles invocando il rispetto delle regole del libero mercato, come hanno già fatto in passato. Nel corso degli anni, infatti, sono state varate norme che hanno costituito soluzioni temporanee che, nel lungo periodo, hanno perso la loro efficacia. Sulla carta, sono state promesse rivoluzioni al sistema assicurativo nazionale, ma, nella pratica, pochi provvedimenti hanno apportato un reale miglioramento.