Le disuguaglianze in Italia sono feroci. La ricchezza si ferma solo ai piani alti.
Secondo Oxfam, una delle più antiche società di beneficenza con sede a Londra, in Italia il 20% più ricco degli italiani detiene poco più del 69% della ricchezza nazionale (9.973 miliardi di dollari), il successivo 20% (quarto quintile) controlla il 17,6% della ricchezza, lasciando al 60% più povero degli italiani appena il 13,3% di ricchezza nazionale. Il 10% della popolazione italiana possiede oggi oltre 7 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione.
La ricchezza dell’1% più ricco degli italiani (in possesso oggi del 25% di ricchezza nazionale netta) è oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali e 415 volte quella detenuta dal 20% più povero della popolazione italiana.
Nel 2016 la ricchezza dei primi sette dei 151 miliardari (in dollari 2016) italiani della lista Forbes equivaleva alla ricchezza netta detenuta dal 30% più povero della popolazione (ovvero 80 miliardi di euro, tenuto anche dell’indebitamento del primo decile della popolazione per un ammontare pari allo 0.07% della ricchezza netta complessiva degli italiani). In, altre parole, sette super Paperoni (Rosa Anna Magno Garavoglia, recentemente scomparsa, del gruppo Campari, lo stilista Giorgio Armani, Gianfelice Rocca, Silvio Berlusconi, Giuseppe De Longhi, Augusto e Giorgio Perfetti) hanno una ricchezza equivalente a quella in mano ai 20 milioni di italiani più poveri. È osceno che tanta ricchezza sia nelle mani di così pochi.
Una situazione che si aggrava ogni anno: tra il 1988 e il 2011, il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani.