La qualità dell’istruzione migliora in Italia, ma gli insegnanti vengono pagati sempre meno. E’ questo in estrema sintesi il succo del rapporto Ocse diffuso stamane.
“In base ai test ‘Pisa’ per la matematica, ad esempio, tra il 2003 ed il 2012 è diminuita la percentuale dei 15enni con un punteggio basso, mentre sono aumentati i più bravi. Di contro, tra il 2008 ed il 2012 le buste paga di insegnanti di elementari e medie sono diminuite in media del 2%. E dal 2005 al 2012, le retribuzioni statutarie di ogni grado e con 15 anni di esperienza hanno perso il 4,5%. Perdita compensata solo in parte e comunque a livello individuale, dagli scatti di anzianità.
Per Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, “il rapporto Ocse conferma le denunce del sindacato circa gli scarsi investimenti in rapporto a ciò che hanno fatto gli altri paesi sull’istruzione. E quei miglioramenti che pure si registrano nella formazione degli studenti dipendono tutte dalla volontà e dalla passione degli insegnanti. Per cui – conclude Scrima – se questo Paese, come dice il Manifesto Renzi, vuole investire sulla scuola sicuramente non lo può fare bloccando il contratto di lavoro”. (Ascolta l’audio della dichiarazione rilasciata al Tg Cisl)
Dati alla mano, secondo il rapporto intitolato “Uno sguardo sull’istruzione 2014: indicatori Ocse”, i risparmi operati in Italia negli ultimi anni sulla spesa provengono proprio dalla riduzione del costo salariale per studente: tra il 2008 al 2012 c’è stato un taglio del 15% nella scuola primaria (da 3.242 a 2.769 dollari) e del 20% nella scuola media(da 3.852 a 3.102 dollari). Altre spese, come l’edilizia e l’acquisto di nuove attrezzature, sono state invece rimandate. Per fare economia sui costi salariali è stato aumentato anche il numero di alunni per docente, rispettivamente del 15% e del 22% nella scuola primaria e media. Oggi il rapporto è di 1 docente ogni 12 alunni e si avvicina alla media Ocse (1 ogni 15 nella primaria, 1 ogni 14 nella media). Inoltre dal 2008 al 2011, alle elementari è stato ridotto l’orario di lezione per gli alunni ed è “leggermente” aumentato quello di insegnamento per chi siede in cattedra. Anche alle medie ci sono stati cambiamenti simili. Qui inoltre il numero di alunni per classe è aumentato del’8,1%. In generale, osserva l’Ocse, per far aumentare il rapporto studenti-insegnanti, è stato anche necessario ridurre il numero dei prof, bloccando il turn over: nel 2012 il 62% dei professori aveva più di 50 anni (48% nel 2002). Si tratta della più alta percentuale di insegnanti over 50 di tutti i paesi Ocse.
Non solo: tra il 1995 ed il 2011, la spesa per studente ha segnato un calo del 4%, e tra i 34 paesi Ocse presi a esame, l’Italia è l’unico ad aver registrato un calo della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011. In parte ciò è dovuto a un ribilanciamento della spesa verso l’università, che dal 2005 al 2011 è aumentata del 17% (10% media Ocse). In generale, nel 2008 la spesa per la scuole rappresentava il 9,4% del totale della spesa pubblica, nel 2011 l’8,6%. La percentuale del finanziamento privato per scuole e università è invece quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2011: nel 2000 il finanziamento pubblico era pari al 94%, nel 2011 all’89%.
Nel frattempo, però, sono aumentati anche i tassi di disoccupazione dei giovani, soprattutto tra coloro che non hanno finito la scuola superiore (19% nel 2012, contro il 14,8% del 2011). Ed è cresciuta tra il 2008 e il 2012 anche la percentuale di Neet: dal 19,2% al 24,6% dei 15-29enni. Più marcato l’aumento tra gli uomini (+7,1%) e tra i 20-24enni (+9,5%; nel 2012 quasi uno su tre non lavorava nè studiava). In generale però tra il 2000 e il 2012 l’Italia ha registrato aumenti significativi del livello d’istruzione, soprattutto per quanto riguarda le donne. Ma sono valori che in generale rimangono inferiori alla media Ocse”. Conquiste del lavoro