Pellame dal Marocco e dalla Nigeria, caucciù egiziano, cotone camerunense, lacci tunisini e confezioni sudafricane: è al 100% africana la scarpa da ginnastica ‘Sawa’, fabbricata prima in Camerun e poi in Etiopia, ma già arrivata sugli scaffali dei paesi del nord del mondo. ‘Sawa’ è anche il nome di un’etnia stabilita sulle coste del Camerun, nei pressi di Douala, la capitale economica, dove ha sede la fabbrica.
Nata nel 2010, ‘Sawa’ è il prodotto dell’incontro tra un calzolaio camerunense e tre europei – un italiano e due francesi – con esperienze lavorative per ‘Adidas’ e ‘Le Coq Sportif’. Obiettivo del progetto presentato dai media africani come “una storia umanamente ed economicamente militante” è quello di fabbricare localmente scarpe di qualità con materie prime africane per “invertire il flusso commerciale Nord-Sud”. Nella mente dei giovani fondatori, si trattava di creare una professionalità tutta africana e un valore aggiunto per l’economia dal continente, anche per uscire dalla logica del sottosviluppo e dell’aiuto umanitario.
Ad acquistare queste scarpe da ginnastica decisamente fashion e che non hanno nulla da invidiare alla concorrenza, per un prezzo di circa 70 euro, sono soprattutto giovani africani ma anche giapponesi, statunitensi ed europei.
Da quando il prodotto è stato commercializzato, l’atelier che impiega 25 persone sforna ogni giorno un migliaio di paia. Inizialmente è stato scelto il Camerun per l’esperienza pregressa nel settore delle scarpe: in passato è nel paese che venivano fabbricate quelle di ‘Bata’, marca di origine canadese. Dal 2011 la fabbrica è stata spostata a Addis Abeba e la prima collezione etiopica è uscita con grande successo lo scorso gennaio. Motivo della delocalizzazione: le tasse di importazione delle materie prime erano diventate troppo alte al porto di Douala.
Per maggiori info visita il sito sawashoes.com
(Fonte misna)