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Riscopriamo l’agricoltura e la spesa a Chilometro zero

Dati recenti fotografano un Paese in cui l’agricoltura è l’unico settore in controtendenza nel 2012, con un incremento del Pil (1,1%). Si registra anche un aumento delle assunzioni che crescono del 10,6% nel secondo trimestre, a differenza di quanto succede a livello generale. Il comparto contribuisce per il 15% al Pil nazionale, con un valore complessivo di 250 miliardi di euro.

L’agricoltura è una leva strategica del Paese, perché oltre a garantire la produzione di cibo, sempre più importante in futuro, è un presidio del territorio a tutela del paesaggio, della biodiversità, della stabilità idrogeologica del terreno e delle sue tradizioni.

Progressi più evidenti riguardano l’impiego di sostanze inquinanti (fertilizzanti e prodotti fitosanitari); sempre con riferimento all’ultimo triennio, circa il 22% delle imprese agricole ha ridotto sensibilmente il consumo di tali agenti mentre la quota di quelle che l’hanno aumentato risulta prossima allo zero. Sono soprattutto le piccole e medie imprese a mostrare maggior interesse per la riduzione dell’utilizzo di agenti fitosanitari, il che è da ricondurre alla minore industrializzazione dei processi agricoli che la dimensione in termini di addetti suggerisce.

L’elemento di interesse che emerge, dal rapporto GreenItaly 2012, riguarda il ruolo non certo secondario occupato dalle imprese minori, ovvero piccole attività che hanno compreso come sia possibile competere su un settore a favore della grande dimensione puntando sulla naturalità dei processi e collocandosi così in nicchie di mercato ormai in espansione (vedi l’esempio canonico del biologico o delle produzioni “tipiche”). Il nostro Paese ,infatti, è il primo produttore al mondo di ortaggi biologici (con una superficie di 23.407 ettari, otto volte quella spagnola), cereali (con circa 184.111 ettari), agrumi (21.940 ettari), uva (con 52.812 ettari, il triplo della Francia) olive (oltre 141.568 ettari). Sono coltivati molti altri prodotti biologici, vere e proprie eccellenze agroalimentari come vino, olio e formaggi che negli anni hanno ricevuto prestigiosi premi in concorsi internazionali. Con una parte significativa della produzione bio indirizzata all’estero, l’Italia è anche il maggior esportatore mondiale di prodotti biologici (che raggiungono i punti vendita di tutta Europa, Stati Uniti e Giappone) per un valore che nel 2010 ha superato 1 miliardo di euro.

Chilometro zero. L’Italia, assieme alla Francia e alla Germania, è uno dei Paesi europei in cui la vendita diretta agroalimentare sta registrando una forte crescita. Questo modello di commercializzazione non solo consente ai consumatori di effettuare scelte di acquisto consapevoli e meno inquinanti, ma anche di ottenere prezzi più contenuti. Nel 2009 le aziende inserite nella filiera corta sono salite a 63.600, con una crescita del 7% rispetto al 2008, confermando il trend di crescita. Il giro di affari del settore sale anch’esso ad oltre 3 miliardi di euro. In questo ambito merita una menzione il progetto della Coldiretti. Una filiera agricola tutta italiana che promuove la vendita diretta dei prodotti agricoli e alimentari delle aziende agricole locali, garantendo identità e qualità al giusto prezzo. Una opportunità resa possibile dalla presenza, in tutta Italia, di circa 6.926 punti vendita di Campagna Amica. Di questi, circa 1.113 sono mercati a chilometro zero: aperti in tutta Italia, coinvolgono 20.800 produttori che hanno creato nuove opportunità di lavoro per 3.500 persone. Gli acquisti per i 9,2 milioni di italiani che vi hanno fatto la spesa ammontano a 489 milioni di euro nel 2011 (+53 per cento). Nel primo semestre del 2012, rispetto allo scorso anno, gli acquisti nei mercati degli agricoltori sono aumentati del 23%, un fenomeno in controtendenza rispetto all’andamento generale del commercio al dettaglio che vede, nella prima parte del 2012, le vendite di alimenti diminuire del 2,3 % nei piccoli esercizi, e la crescita del ricorso ai discount (+1,8%). Quest’anno Campagna Amica ha registrato il grande successo di Cibi d’Italia, il più grande farmers market del mondo: sono stati oltre trecentomila i visitatori di questa manifestazione che, per quattro giorni, ha proposto a Roma il meglio del Made in Italy agroalimentare, presentato nella straordinaria vallata dell’Arena del Circo Massimo da produttori agricoli, allevatori e pastori giunti da tutte le regioni italiane. Negli oltre 200 stands sono state esposte circa diecimila specialità tipiche offerte in degustazione e vendute fino ad esaurimento.

Sono tante le aziende italiane che hanno sposato la filosofia del chilometro zero. Ne cito alcune ma mi ripropongo nei prossimi post di illustrarne altre, perché meritano di essere conosciute.

La Cooperativa Idea Natura è una rete di numerosi imprenditori agricoli che hanno messo a sistema le fasi di produzione, dal raccolto al confezionamento, e di distribuzione. È così nato il primo supermercato dei produttori agricoli: un vero show room dove è possibile acquistare frutta, verdura e tanto altro con la certezza della qualità, conoscendo l’origine e riempiendo il proprio paniere direttamente nella casa dell’agricoltore. Dalle albicocche ai carciofi, al cavolfiore al cavolo rapa, dal cetriolo ai fiori di zucca, alle fragole ai kiwi, dalla lattuga alle melanzane, è un costante andirivieni di trattori e camion, di scatole e imballaggi, di cassette e bolle, tutto in mano agli agricoltori, senza nulla concedere a grossisti e distributori, dal profondo sud della Piana del Sele fino ai mercati dell’Europa centrale e settentrionale.

Pioniere della vendita diretta è anche Lattebusche. La cooperativa, nata nel 1954 per tutelare i piccoli produttori di montagna, rappresenta oggi una moderna realtà produttiva che lavora esclusivamente il latte locale, raccolto quotidianamente nelle stalle dei 400 soci conferenti. Questo prodotto viene venduto anche attraverso sei punti di vendita diretta, i cosiddetti Bar Bianco. La storia di quest’ultimo risale a oltre 43 anni fa, quando l’azienda ha deciso di aprire uno spaccio per i prodotti caseari e un adiacente bar per i soli prodotti analcolici: da qui il nome bianco che richiama il candido colore del latte e dei suoi derivati. Pochi avrebbero scommesso sul successo di un bar in cui non si vendevano alcolici, invece, già da subito, i numeri hanno dato ragione a questa scelta coraggiosa. Oggi il Bar Bianco è uno degli elementi più forti per veicolare l’immagine del consorzio e di tutti i prodotti, punto d’incontro indispensabile e prezioso tra azienda e consumatore.

Il Pastificio Jolly Sgambaro, invece, produce la prima pasta italiana a chilometro zero, realizzata garantendo la minor percorrenza possibile tra i campi di coltivazione del grano duro e l’azienda:grazie all’accordo di filiera siglato con i produttori del Veneto orientale e dell’Emilia, un quarto della materia prima utilizzata proviene da 9 mila ettari seminati nella pianura veneto-emiliana. La disponibilità di grano duro a chilometro zero crea un forte rapporto con il territorio, incide positivamente sulle problematiche ambientali e sui costi dei trasporti, visto che non c’è più necessità di grandi spostamenti di merci. La filiera corta e controllata secondo i severi disciplinari di coltivazione e produzione fanno della pasta Sgambaro un prodotto di altissima qualità, ricco di proteine, biologico ma poco energivoro: si pensi solo che per la sua produzione – dalla coltivazione della spiga allo scaffale del negozio – ogni anno sono risparmiate all’ambiente emissioni di CO2 pari alla combustione di oltre 70.000 litri di gasolio. Dal 2002, inoltre, Jolly Sgambaro è il primo e unico pastificio industriale della penisola il cui prodotto è certificato Grano Duro Italiano da CSQA certificazioni. 

Quattro buone ragioni per scegliere il Km 0:

  1. un prodotto di stagione e del territorio costa mediamente meno di uno proveniente da paesi lontani ed il guadagno è tutto per i produttori nel caso in cui la declinazione del Km 0 sia la vendita diretta;
  2. le confezioni che assemblano prodotti che provengono da tutto il mondo con diversi regimi di controlli e condizioni ambientali rappresentano un rischio maggiore per la salute e le caratteristiche organolettiche sono mantenute integre in prodotti colti a maturazione e venduti nel giro di poco tempo;
  3. un cibo che dal campo percorre pochi chilometri per arrivare alla tavola non è responsabile della produzione di alti quantitativi di inquinanti;
  4. acquistare i prodotti direttamente dai contadini significa riscoprire il valore della stagionalità, valorizzare le differenze biologiche e recuperare molte ricette tipiche cadute in disuso.


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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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