Quanto valgono i “cinesi d’Italia”? Sei miliardi di Pil

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I cittadini cinesi regolari residenti in Italia al 01 Gennaio 2016 sono 271 mila (nove su dieci provengono dallo Zhejiang), pari al 5,4% del totale degli stranieri. La componente femminile si attesta al 49,4%. I 271 mila cinesi residenti in Italia contribuiscono alla nostra economia con 6 miliardi di PIL e 250 milioni di euro di Irpef.

I cinesi sono ovunque, ma sono più presenti in alcune regioni: Lombardia (62 mila), Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte. In forte aumento l’imprenditoria (+32% in cinque anni). In calo le rimesse verso il paese d’origine, segno di un maggiore investimento in Italia. È il quadro che emerge dal rapporto sul valore economico dei cinesi in Italia elaborato dalla Fondazione Leone Moressa, Studi e ricerche sull’economia dell’immigrazione.

Il tasso di occupazione dei cinesi in Italia (67,8%) è più alto rispetto sia alla media degli immigrati sia al livello degli italiani (56,3%), mentre il tasso di disoccupazione (4,8%) è decisamente inferiore alla media. La maggior parte dei cinesi, il 36%, lavora nel settore del commercio, poi in quello della industria dove si concentra il 28% degli occupati e infine la ristorazione con il 27%.

Nel 2015 la Cina supera quota 65 mila imprenditori in Italia, attestandosi al secondo posto dopo il Marocco, con il 10% degli imprenditori stranieri totali (656.114). Il loro obiettivo è fare più soldi nel minor tempo possibile. Un bar non lo aprono per passione, ma per generare reddito. In Cina, un operaio guadagna 100, 150 euro al mese. Da noi circa 1.000.

Sono stati 92 mila i contribuenti nati in Cina che nel 2015 hanno versato l’imposta netta, il 4,2% rispetto al totale nati all’estero (6° paese in graduatoria). Il gettito Irpef prodotto è di 250 milioni di euro, con una media pro-capite di circa 2.700 euro annui. Ogni immigrato cinese spedisce a casa 175 euro al mese: una cifra superiore alla media, grazie all’alto tasso di popolazione attiva.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”