La discriminazione nei confronti degli italiani e degli stranieri non nordeuropei negli Stati Uniti del primo Novecento è ampiamente documentata.
C’è una storiella che circola su Internet, in tv e ripresa anche da qualche testata giornalistica ,che racconta un atteggiamento duramente razzista, anche delle autorità, nei confronti degli stranieri e sottolinea anche la discriminazione che si faceva all’epoca fra italiani del nord e italiani del sud.
Vera o fasulla che sia, la fonte originale non si trova, la citazione rispecchia comunque fedelmente il sentimento dell’epoca. Se è inventata, è perlomeno verosimile e ci può offre spunti per riflessioni importanti sul presente. Sulla guerra tra ultimi e penultimi di queste ultime settimane. Una volta, insomma, i piccoli, puzzolenti e ladri eravamo noi, gli Italiani.
Ecco come eravamo descritti dagli americani nel 1912
“Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”, disse il filosofo spagnolo George Santayana. Senza memoria quindi non può esserci futuro, non può esserci reale crescita, reale metabolizzazione di quanto è accaduto e mai più dovrà essere ripetuto.
“Meditate che questo è stato”, scrisse anche Primo Levi, anch’egli sottolineando come “tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo”. Piccoli e scuri, puzzano e rubano:
“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10.
Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro.
I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali…
Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”. Relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani, ottobre 1919.