Qual’è il principale motivo di una rivolta? Sono varie le motivazioni ma la principale e’ sicuramente la fame. Il fattore predominante che scatena scintille sociali e’ il cibo, o troppo costoso oppure troppo scarso. A sostenerlo in un report nel 2011, e’ l’Istituto di studi per i Sistemi Complessi, e riportato in un interessante articolo, di Brian Merchant su Motherboard.
Con un grafico viene spiegato che le ondate di disordini che ha spazzato il mondo nel 2008 e nel 2011, sono strettamente collegate all’aumento dei prezzi del cibo. Il loro modello ha individuato una soglia precisa per i prezzi alimentari a livello mondiale che, se violato, porterebbe disordini in tutto il mondo. Il Massachusetts Institute of Technology ha incrociato i dati dell’Istituto con gli eventi di ribellione globali ottenendo questo grafico:
I punti neri sono i prezzi dei prodotti alimentari, le linee rosse sono le rivolte. In altre parole, ogni volta che il Food Price Index, l’indice che misura la variazione mensile del prezzo di un paniere di prodotti alimentari, aumenta sopra 210, salgono le condizioni di maturazione di disordini sociali in tutto il mondo. Massachusetts Institute of Technology non afferma che qualsiasi violazione di 210 immediatamente porta a disordini, ovviamente, ma aumenta di molto l‘esplosione di rivolte globali. Per miliardi di persone in tutto il mondo, il cibo copre fino al 80% delle spese di routine (15% per i paesi ricchi). Quando i prezzi aumentano vertiginosamente, molta gente non può permettersi altro, molte volte neanche il cibo stesso. E se non si può mangiare, o peggio, la tua famiglia non può mangiare, combatte.
Il Food Price Index oggi e’ alla quota di 213, appena sotto quella del 2011 (tra i 220 e i 240). Ma per mesi e’ stata sopra la soglia del 2011, a causa dell’estrema siccità che ha colpito l’emisfero nord durante questa estate, abbinata al calo nella produzione agricola un po’ in tutto il mondo. Tutto questo, lanciano l’allarme gli esperti, porterà nell’agosto del 2013, ad un altra crisi globale alimentare, la terza in cinque anni. Molto probabilmente la peggior crisi in grado di provocare disordini alimentari nuovi e agitazioni, alla pari della primavera araba.
Sicuramente le previsioni, in un mondo surriscaldato dal cambiamento climatico, sono ormai quasi impossibile da fare. Imprevedibili, eventi meteorologici estremi, destinati a peggiorare e a susseguirsi, come la siccità che ha coinvolto il 60% degli Stati Uniti e il caldo record che ha ucciso il suo bestiame sono la norma. Ormai dobbiamo abituarci, a un cambio totale delle stagioni. E a causa di tutto questo, secondo Oxfam i prezzi del cibo sono destinati a raddoppiare nei prossimi vent’anni (per approfondire leggi qui). Siamo entrati in una strada senza ritorno. La fame e i disordini sono dietro l’angolo. Fino a che il cambiamento climatico continuerà ad avanzare e il sistema alimentare sarà soggetto a ripetuti picchi dei prezzi volatili, a causa dello sfruttamento di speculatori, dovremmo abituarci ad un mondo sempre più alla rovescia. Prepariamoci a un altra guerra del cibo.
Prepariamoci a vivere un mondo con meno risorse. Mai tante crisi tutte insieme: clima, ambiente, energia, risorse naturali, cibo, rifiuti, economia. Eppure la minaccia della catastrofe non fa paura a nessuno. Come fare? Ci vuole una nuova intelligenza collettiva. Stop a dibattiti tra politici disinformati o in conflitto d’interessi. Se aspettiamo loro sarà troppo tardi, se ci arrangiamo da soli sarà troppo poco, ma se lavoriamo insieme possiamo davvero cambiare.