Pierre-Joseph Proudhon nasce a Besançon il 15 gennaio 1809 presso una famiglia di modeste condizioni economiche.
Pensatore, economista, sociologo e rivoluzionario francese, è ritenuto da molti il “Padre dell’anarchismo” (ha ispirato il celebre simbolo della A cerchiata), dell’autogestione, della dialettica moderna, del federalismo integrale, della sociologia. Proudhon è innegabilmente il pensatore francese più importante del XIX secolo.
Su di lui, Michail Bakunin scrisse:
“Ma ecco che comparve Proudhon: figlio d’un contadino, di fatto e d’istinto cento volte più rivoluzionario di tutti questi socialisti dottrinari e borghesi, egli s’armò d’una critica tanto profonda e penetrante quanto spietata per distruggere tutti i loro sistemi. Opponendo, contro quei socialisti di Stato, la libertà all’autorità, egli si proclamò coraggiosamente anarchico, ed in barba al loro deismo o al loro panteismo, ebbe il coraggio di dirsi semplicemente ateo”.
Proudhon morì a Parigi il 19 gennaio 1865. Oggi il suo pensiero è considerato irrealizzabile e per questo definito come “socialismo-utopistico”.
Anarchismo proudhoniano
Pierre-Joseph Proudhon è stato il primo ad utilizzare il termine “anarchia” per indicare il fine della teoria politica da egli sviluppata:
“L’anarchia è una forma di governo o di costituzione nella quale la coscienza pubblica e privata, formata dallo sviluppo della scienza e del diritto, basta da sola a mantenere l’ordine ed a garantire tutte le libertà”.
Secondo Proudhon il fine ultimo del movimento anarchico non è nient’altro che l’individuo ed il suo benessere.
Gli elementi basilari dell’anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non del possesso poiché reputato naturale), l’istruzione sotto il controllo degli insegnanti e dei genitori, l’istruzione legata all’apprendistato ecc.
Egli definì inizialmente l’anarchia come l’assenza di signori, di monarchi o governanti in uno stato sovrano, (in Che cos’è la proprietà?), e come il bisogno di “una società senza autorità” (in L’idea generale della Rivoluzione).
Estese poi questa analisi oltre le mere istituzioni politiche, affermando che “proprietario” è sinonimo di “padrone”. Per Pierre-Joseph Proudhon Stato, Chiesa e capitale erano tre facce della stessa medaglia, tre mezzi per imbrigliare l’uomo, sottometterlo e sfruttarlo:
“‘Capitale’ in campo politico è sinonimo di ‘governo’. La concezione economica di capitalismo, quella politica di governo e quella teologica di Chiesa sono tre concetti identici, collegati in modi differenti. Attaccare uno solo di loro equivale ad attaccarli tutti. Quello che il capitale fa al lavoro, e lo Stato alla libertà, la Chiesa lo fa allo spirito. Questa trinità di assolutismo è rovinosa nella pratica tanto quanto nella filosofia. I mezzi più efficienti per opprimere il popolo sarebbero simultaneamente sopprimere e schiavizzare il suo corpo, la sua volontà e la sua ragione”.
Governo ideale
Nella sua forma di governo ideale, egli rifiuta la presenza di uno Stato perché considerato un’istituzione assurda, finalizzata semplicemente allo sfruttamento del lavoro altrui da parte di alcuni uomini.
Pierre-Joseph Proudhon rifiuta ogni tipo di potere al di sopra dell’individuo, ivi compreso Dio che, in ambito religioso, è esattamente come lo stato in ambito politico e la proprietà in quello economico: istituzioni illegittime finalizzate al controllo degli altri uomini ed al loro sfruttamento.
Secondo Proudhon “lo Stato deve sparire completamente“. Una volta riorganizzata la società secondo i principi della giustizia e della libertà, lo Stato diventerà completamente inutile:
“Il popolo, la società, la massa, può e deve governarsi autonomamente, pensare, agire, muoversi e arrestarsi come un uomo, manifestarsi insomma nella sua individualità fisica, intellettuale e morale, senza l’aiuto di quella specie di sostituti che in passato furono i despoti, adesso sono gli aristocratici, qualche altra volta sono stati i pretesi delegati, devoti o servitori della folla, che noi chiamiamo puramente e semplicemente agitatori del popolo, demagoghi.
In due parole, neghiamo il governo e lo Stato perché affermiamo – e questo i fondatori di Stati non l’hanno mai creduto – la personalità e l’autonomia delle masse”.
La conclusione di Proudhon è la seguente: “la libertà basta a se stessa e non ha alcun bisogno dello Stato”.
Da leggere: Il popolo italiano ha i governanti che si merita
La proprietà
Per Proudhon la proprietà vera e propria non consiste nella facoltà da parte di una persona di fare uso di un bene e di esserne responsabile, ma più esattamente nel fatto economico attraverso il quale la proprietà diventa creatrice di reddito, diventa un capitale fonte di tutte le forme di facile guadagno.
Diversamente deve essere inteso il possesso. Il possesso infatti è l’uso socialmente responsabile di un bene, al fine di trarne un frutto corrispondente al lavoro individualmente fornito. Si tratta di un uso che non implica il diritto assoluto di proprietà, né la possibilità di trasformare questo bene in un capitale parassitario.
“Se dovessi rispondere alla domanda ‘che cos’è la schiavitù?‘ e rispondessi dicendo ‘è un assassinio’, il mio pensiero sarebbe subito compreso. Non avrei bisogno di un lungo discorso per dimostrare che il potere di privare l’uomo del pensiero, della volontà, della personalità, è un potere di vita e di morte, e che rendere schiavo un uomo significa assassinarlo. Perché dunque alla domanda ‘che cos’è la proprietà?‘ non posso rispondere ‘è un furto’, senza avere la certezza di non essere compreso, benché questa seconda proposizione non sia che una trasformazione della prima?”.
Da leggere: Il capitalismo perfetto del futuro
Cosa significa “Essere governato”
“Essere governato significa essere guardato a vista, ispezionato, spiato, diretto, legiferato, regolamentato, recintato, indottrinato, catechizzato, controllato, stimato, valutato, censurato, comandato, da parte di esseri che non hanno né il titolo, né la scienza, né la virtù.
Essere governato vuol dire essere, ad ogni azione, ad ogni transazione, ad ogni movimento, annotato, registrato, censito, tariffato, timbrato, squadrato, postillato, ammonito, quotato, collettato, patentato, licenziato, autorizzato, impedito, riformato, raddrizzato, corretto.
Vuol dire essere tassato, addestrato, taglieggiato, sfruttato, monopolizzato, concusso, spremuto, mistificato, derubato, e, alla minima resistenza, alla prima parola di lamento, represso, emendato, vilipeso, vessato, braccato, tartassato, accoppato, disarmato, ammanettato, imprigionato, fucilato, mitragliato, giudicato, condannato, deportato, sacrificato, venduto, tradito, e per giunta schernito, dileggiato, ingiuriato, disonorato, tutto con il pretesto della pubblica utilità e in nome dell’interesse generale”.
(Pierre-Joseph Proudhon, tratto da “L’idea generale di rivoluzione nel XIX secolo” (Idée générale de la Révolution au XIXe siècle, 1851)