La Fratelli Averna ha venduto il 100% dello storico marchio dolciario italiano al gruppo Sanset di Istambul, controllato dai fratelli Ahmet e Zafer Toköz. Con la vendita di Pernigotti sale ad oltre 10 miliardi il valore dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare passati in mani straniere dall’inizio della crisi.
Il prezzo non è stato comunicato, ma fonti indicano un valore di 84 milioni, pari a quasi 13 volte il margine operativo dell’azienda di Novi ligure che l’anno scorso ha fatturato 75 milioni. Pernigotti oggi occupa circa 150 dipendenti (erano 270 nel 1995, già ridotti alla vigilia della cessione ad Averna con la messa in mobilità di 70 lavoratori).
C’è da augurarsi che il cambiamento di proprietà non significhi, afferma la Coldiretti, lo spostamento delle fonti di approvvigionamento della materia prima importante come le nocciole a danno dei coltivatori italiani e piemontesi che offrono un prodotto di più alti standard qualitativi. Il passaggio di proprietà, precisa la Coldiretti, ha spesso significato svuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione.
Comprando l’azienda di Novi ligure i fratelli Ahmet e Zafer Toköz si dichiarano “fieri di aver acquistato un marchio ricco di storia e di fascino, che identifica nel mondo la gianduia e il torrone italiano” e promettono di “mantenere e potenziare l’attuale struttura, sviluppando l’attività in nuove e interessanti aree geografiche”…..vedremo.
“I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, nella tipicità e nella qualità” ha affermato il presidente della Coldiretti. “Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero”. “Un processo”, conclude il presidente di Coldiretti, “di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”. E intanto prosegue la fuga del Made in Italy….
Marchi del Made in italy che non c’è più
2013
• PERNIGOTTI – la societa Averna, ha siglato un accordo per cedere l’intero capitale dell’azienda piemontese detentrice dello storico marchio dei dolci al gruppo Toksoz che ha sede a Istanbul
• CHIANTI CLASSICO (per la prima volta un imprenditore cinese ha acquistato una azienda agricola del Gallo nero)
• RISO SCOTTI (il 25% è stato acquisito dalla società alla multinazionale spagnola Ebro Foods)
2012
• PELATI AR – ANTONINO RUSSO (nasce una nuova società denominata “Princes Industrie Alimentari SrL”, controllata al 51 per cento dalla Princes controllata dalla giapponese Mitsubishi)
• STAR (passata al 75% nelle mani spagnole del Gruppo Agroalimen di Barcellona (Gallina Blanca)
• ESKIGEL (produce gelati in vaschetta per la grande distribuzione – Panorama, Pam, Carrefour, Auchan, Conad, Coop) (ceduta agli inglesi con azioni in pegno d un pool di banche).
2011
• PARMALAT (acquisita dalla francese Lactalis)
• GANCIA (acquisita al 70% dall’oligarca russo Rustam Tariko)
• FIORUCCI –SALUMI (acquisita dalla spagnola Campofrio Food Holding S.L.)
• ERIDANIA ITALIA SPA (la società dello zucchero ha ceduto il 49% al gruppo francese Cristalalco Sas)
2010
• BOSCHETTI ALIMENTARE (cessione alla francese Financière Lubersac che detiene il 95%)
• FERRARI GIOVANNI INDUSTRIA CASEARIA SPA (ceduto il 27% alla francese Bongrain Europe Sas)
2009
• DELVERDE INDUSTRIE ALIMENTARI SPA (la società della pasta è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl che fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata)
2008
• BERTOLLI (venduta a Unilever, poi acquisita dal gruppo spagnolo SOS)
• RIGAMONTI SALUMICIO SPA (divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International)
• ORZO BIMBO (acquisita da Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis)
• ITALPIZZA (ceduta all’inglese Bakkavor acquisitions limited)
2006
• GALBANI (acquisita dalla francese Lactalis)
• CARAPELLI (acquisita dal gruppo spagnolo SOS)
• SASSO (acquisita dal gruppo spagnolo SOS)
• FATTORIE SCALDASOLE (venduta a Heinz, poi acquisita dalla francese Andros)
2003
• PERONI (acquisita dall’azienda sudafricana SABMiller)
• INVERNIZZI (acquisita dalla francese Lactalis, dopo che nel 1985 era passata alla Kraft)
1998
• LOCATELLI (venduta a Nestlè, poi acquisita dalla francese Lactalis)
• SAN PELLEGRINO (acquisita dalla svizzera Nestlè)
1995
• STOCK (venduta alla tedesca Eckes A.G., poi acquisita dagli americani della Oaktree Capital Management)
1993
• ANTICA GELATERIA DEL CORSO (acquisita dalla svizzera Nestlè)
1988
• BUITONI (acquisita dalla svizzera Nestlè)
• PERUGINA (acquisita dalla svizzera Nestlè)