Molte persone hanno una abilità innata quella di parlare alla rovescia. Una specie di lingua segreta.
Sono i “mirror speakers”, un numero tuttora indefinito di persone ignorate dalla psicologia, dalla neurologia, o da quanto di scientifico possa dare spiegazione a una capacità, che alcuni chiamano “dote”, considerata rara.
Parlare al contrario, ecco come è possibile
Uno dei pochi medici a essersi interessato a questa abilità del parlare “alla rovescia” è lo psicologo e neurologo di Reggio Emilia Renato Cocchi, classe 1940. È l’unico specialista italiano a cui oggi si attribuiscono le ricerche sul mirror speaking.
La sua teoria parte dalla consapevolezza che il cervello sia diviso in due emisferi: uno sede della coscienza e della razionalità ed un altro sede dell’inconscio e delle emozioni.
In alcuni soggetti può verificarsi la dominanza, stabile o temporanea, della parte emozionale su quella razionale portando a quelli che sono definiti i meccanismi del mirror reading, del mirror speaking e del mirror writing ovvero la lettura, il linguaggio e la scrittura a specchio (un fenomeno piuttosto comune nei bambini di età compresa fra i cinque e i sette anni)
Altre risorse: Il mondo alla rovescia di Gianni Rodari
Chi parla alla rovescia “usa” l’emisfero destro del cervello
La differenza fra chi parla al contrario e chi no sta nella capacità d’espressione dell’emisfero destro: “È la parte del cervello deputata a sopprimere la percezione del contrario”, spiega il dottor Cocchi, “sia esso di una parola orale, scritta o di un sentimento, ma in queste persone il meccanismo soppressivo svanisce”.
“Tutti percepiamo le parole al rovescio, perché ogni segnale che arriva al nostro cervello produce due immagini: una normale e una al contrario” continua Cocchi. “La maggior parte delle persone ha la dominanza emisferica a sinistra per il linguaggio: se io dico ‘Roma’, il cervello di sinistra registra regolarmente ‘Roma’, ma quello di destra riceve contemporaneamente ‘Amor'”.
Mirror speaking, il primo studio nel 1986
Il dottor Cocchi è ormai un esperto in questo argomento ed ha infatti confermato le sue prime teorie già negli anni ottanta nel luogo in cui lavorava all’epoca: l’Istituto neurologico Mondino di Pavia.
Qui Cocchi cominciò ad analizzare ed a fare test sul giovane mirror speaker Paolo Viale Marchino, 9 anni, che aveva da poco avuto un intervento sull’emisfero destro del cervello per un tumore benigno e, in seguito all’operazione, aveva acquisito la capacità parlare alla rovescia ed aveva cominciato ad andare male a matematica, materia scolastica in cui prima eccelleva.
Il neurologo analizzò il suo caso e ne trasse un saggio che fu pubblicato nel 1986 dalla rivista scientifica belga “Acta Neurologica Belgica” ma non ebbe granché esito. Da allora i suoi studi sono proseguiti ma la medicina sembra non interessarsene
Lo studio del mirror speaking, però, può essere molto utile nella cura di alcuni tipi di depressione o di altre patologie neurologiche.