Tutto è pronto a Londra per dare inizio ai Giochi Paralimpici che si svolgeranno dal 29 agosto al 9 settembre. Quelle di Londra sono le Paralimpiadi estive numero 14, e vedranno gareggiare 4.200 atleti provenienti da 160 paesi, che si sfideranno in 20 discipline sportive: pallacanestro in carrozzina, nuoto, ciclismo, tiro a segno, canottaggio, tiro con l’arco, vela, atletica leggera, scherma in carrozzina, equitazione, tennis in carrozzina e tennistavolo, rugby in carrozzina, pallavolo sitting, sollevamento pesi, calcio a 5, calcio a 7, goalball, boccia e judo.
Lo sport paralimpico cresce in visibilità e attenzione, anche grazie alla presenza di atleti immagine come Oscar Pistorius che ha aiutato la causa del movimento paralimpico, cambiando la mentalità del pubblico, che ora capisce quali traguardi sia in grado di raggiungere una persona disabile. Inoltre, il movimento, pur non essendo immune da fenomeni negativi come il doping, riveste un importante ruolo di integrazione sociale anche in paesi sconvolti da recenti guerre. Grazie a SuperAbile Magazine e a Disabili.com, facciamo una panoramica sulla manifestazione che negli ultimi anni sta vivendo un’evidente crescita di visibilità. Storie incredibili di vita e di sport.
Il quotidiano britannico “The Guardian”, nei giorni scorsi, ha pubblicato una lista di dieci fra i migliori atleti paralimpici. Nella lista dei dieci selezionati dal “The Guardian” c’è in testa Pierre Mainville, Canada (scherma in carrozzina). Nel 2001, si trovava in un’auto a Montreal quando venne colpito da un colpo di pistola dall’ex fidanzato dell’autista. Paralizzato dalla vita in giù, ha in seguito intrapreso la scherma in carrozzina per tenersi in forma. Al numero due c’è Tatyana McFadden, Stati Uniti (corsa in carrozzina). McFadden è una campionessa sia sui 100m sia sulla maratona. Nata in Russia con un foro nella colonna vertebrale, ha trascorso i primi sei anni di vita in un orfanotrofio, prima di essere adottata da un funzionario di stato statunitense. Accanto alla sua carriera piena di successi, la sorprendente ventitreenne – spiega il quotidiano britannico – conduce campagne per il miglioramento dei servizi sportivi per i giovani disabili. Al numero tre, immancabile, ecco Oscar Pistorius, Sudafrica (corsa). Nato con gli arti inferiori gravemente malformati, le gambe di Pistorius furono amputate sotto il ginocchio prima che compiesse un anno. Soprannominato “Blade Runner” o anche “The fastest thing on no legs”, corre con il supporto di due protesi che ricordano delle lame, ed è il detentore dei record sui 100m, 200m e 400m nella sua categoria. Compete anche con i normodotati: oltre alla partecipazione alle appena concluse Olimpiadi, nel 2011 è stato il primo amputato a vincere una medaglia ai campionati mondiali per normodotati (argento sulla staffetta 4x400m).
Una donna al numero quattro: è Natalie du Toit, Sudafrica (nuoto). Undici anni fa, a 17 anni, Du Toit si stava precipitando a scuola dall’allenamento di nuoto quando fu investita da un’automobile. Le fu amputata la gamba sinistra, ma lei malgrado ciò ha continuato a nuotare e da allora ha vinto 10 medaglie paralimpiche. Ha gareggiato anche alle Olimpiadi, finendo 16esima nella maratona 10km a Pechino 2008. In Gran Bretagna per il numero cinque della lista, Tom Aggar, GB (canottaggio). Un tempo un promettente rugbista per la squadra della premiership inglese Saracens, Aggar ebbe una notte brava nel 2005, cadde da 3 metri d’altezza sul cemento, si fratturò la schiena e paralizzò le gambe. Ha intrapreso il canottaggio per tenersi in forma. Non perde una gara da cinque anni. C’è poi, ed è la posizione numero sei, Martine Wright, GB (pallavolo da seduti): ha perso le gambe negli attentati del 7 luglio 2005 a Londra. Ma questo non è un handicap nella pallavolo paralimpica, dove una parte del fondoschiena dell’atleta deve necessariamente toccare il campo di gioco per tutta la partita. Questo sport è uno dei pochi alle Paralimpiadi nel quale possono competere fra loro atleti di diverse disabilità.
Ancora Gran Bretagna per il numero sette della lista: Peter Norfolk, GB (tennis in carrozzina). Noto come “Quadfather”, Norfolk è un quadriplegico già vincitore di 2 ori alle Paralimpiadi nonostante la sua incapacità di usare le gambe e un braccio. Oggi cinquantunenne, Norfolk ha giocato a livello professionale per più di due decenni, ed è il favorito per la finale di quest’edizione insieme al rivale americano di vecchia data David Wagner. Al numero otto troviamo Nigel Murray, GB (boccia): è il miglior giocatore del mondo nella boccia, uno sport simile al bowls (giocato con bocce di forma asimmetrica) che è perlopiù praticato da persone con paralisi cerebrale o handicap motori. Posizione numero nove per Chen Liangliang, Cina (goalball): l’eroe della trionfante squadra cinese del goalball a Pechino. Pensato per gli atleti ciechi, il goalball è affine alla pallamano: ogni squadra è composta di tre giocatori che cercano di scagliare una palla con dei campanellini all’interno nella porta avversaria. Infine, al numero dieci, “The Guardian” indica Lee Pearson, GB (equitazione): nato con i muscoli degli arti malformati, è cresciuto per diventare un campione del dressage. Un tipo estroverso appassionato di moto d’acqua così come di cavalli, da bambino – ricorda il quotidiano britannico – ha incantato Margaret Thatcher a tal punto che lei lo ha trasportato su per le scale del n°10 di Downing Street durante un evento di beneficenza.
Le attese e le speranze della atletica italiana alle Paralimpiade
“Abbiamo 7 esordienti assoluti, 1 olimpionica e 3 veterani paralimpici come Cionna, Endrizzi e De Vidi” – spiega il responsabile tecnico nazionale della Fispes, Francesco Carboni – “come mi ha ben insegnato il nostro CT Mario Poletti non voglio fare pronostici sulle medaglie ma mi aspetto grandi sorprese. Da tutti”.
Giovani leve e ‘vecchie volpi’ del mestiere, come l’ex tiratrice olimpica da poco arruolata nei ranghi paralimpici, Assunta Legnante, e la velocista Martina Caironi: “Loro sono i nostri gioielli in rosa – dice-. La prima cerca un riscatto con la vita e con lo sport (dopo l’aggravamento della sua malattia agli occhi, ormai quasi del tutto ciechi, ndr), sta via via ritrovando la condizione di un tempo. Sogno di vederla come Pistorius, può farlo, deve solo trovare confidenza con il gesto tecnico e sviluppare le sensibilità necessarie per condurre il gesto tecnico senza vedere. Sul peso bisogna solo incrociare le dita, nel disco dobbiamo fare il tifo per lei!”.
Poi la ragazza dei record sulla velocità, amputata ad una gamba, un atomo esplosivo di energia pura. “Su Martina credo che la federazione abbia investito tanto e la bergamasca pian piano ci sta ripagando con la materia più preziosa che c’è: i risultati. A Stadskanaal mi ha stupito: è stata la prima donna amputata monolaterale a scendere sotto i 16 secondi sui 100 metri e veniva da una batosta clamorosa, come fu il Golden Gala di Roma dello scorso maggio, dove bucò la gara con una prestazione pessima”.
Volti nuovi anche tra gli uomini: la FISPES punta tutto su un fondista di spessore e ampi margini di crescita, Alessandro Di Lello. ” Di Lello – commenta Carboni- è il gioiello della squadra maschile, nella maratona T46 può correre forte. Si è avvicinato solo da marzo al mondo paralimpico grazie all’Athletic Terni di Leonardo Bordoni, ex atleta guida con all’attivo Sydney, Atene e Pechino. Alessandro paga il fatto di non conoscere gli avversari ma ha le carte in regola per farci sognare. Con lui, nella maratona, gareggiano anche Andrea Cionna e Walter Endrizzi”.
Poi arriva all’enfant prodige della squadra: la più giovane atleta dell’intera spedizione azzurra, Oxana Corso: “Da lei mi aspetto una sorpresa – continua Carboni-, il recente cambio di categoria durante i campionati europei è stato un qualcosa che era nell’aria ma che non si riusciva a provocare. Il mondo delle classificazioni nell’atletica, tra accorpamenti e classificazioni sbagliate, si sta veramente ingarbugliando, nelle cerebro-lesioni, soprattutto, c’è da rivedere punto per punto un regolamento che pochi classificatori sanno interpretare. Mi piace pensare che Oxana era comunque competitiva e determinata già nella classe T37 e adesso ha tutte le possibilità e le carte in regola per dimostrare il suo splendido valore di atleta nel pieno rispetto dell’etica paralimpica”.
Chi avrà il suo bel daffare con miti come Pistorius, è Riccardo Scendoni, altro esordiente. Riccardo ha perso il piede destro a seguito di un incidente davanti alla scuola e alla conseguente amputazione. “Campione europeo dei 200 metri, Riccardo è il terzo marchigiano del gruppo, lui se la vedrà con i tre atleti paralimpici più blasonati del momento: Pistorius, Peacock e Singleton. Strappargli il podio sarà molto complicato ma prendersi un bel posto in finale sui 100, 200 e 400 metri sarebbe una soddisfazione grandissima per me e per tutto il movimento italiano. Poi abbiamo in rosa Davide Dalla Palma, un ragazzo determinato, uno di quelli con la testa sulle spalle e con un cuore grande. Con lui sempre poche parole, sa qual è il suo compito”.
Come lo sanno le due esordienti Elisabetta Stefanini e Annalisa Minetti,quest’ultima conosciuta in Italia per aver partecipato a Miss Italia e vinto Sanremo. Ultimo, arriva Alvise De Vidi, l’icona non solo dell’atletica paralimpica, ma dell’intero movimento, per longevità e prestazioni. “Sono cresciuto con il suo mito, e le sue vittorie mi hanno fatto appassionare al mondo paralimpico. Grazie all’attività federale ho capito quanto sia stato fastidioso per lui sentirsi escluso dai giochi di Pechino. Lo scorso anno a Padova, quando tornò in pista ho sentito che era tornato un vero leone. E’ un campione puro sul campo e fuori, a Celle Ligure nell’ultima gara dove si è preso la terza piazza della ranking mondiale ho visto una grinta che vorrei tanto rivedere sulla pista delle stadio olimpico di Londra. In lui vedo e sento lo spirito di un capitano e la modestia di un cavaliere”.
Un grande esempio, questi ragazzi, di vita e di sport. Un riscatto dalle proprie limitazione fisiche e una rivendicazione delle proprie possibilità, una forza di volontà incredibile, spesso superiore ad un qualsiasi atleta non affetto da alcun handicap. I veri disabili siamo noi.
Paralimpici. Lo sport per disabili: personaggi, discipline, storie. La Paralimpiade è il secondo evento sportivo mondiale dopo l’Olimpiade. Nato in Gran Bretagna nel secondo dopoguerra, il movimento sportivo paralimpico ha avuto in pochi decenni uno sviluppo enorme, coinvolgendo in ogni parte del mondo persone con disabilità. Le storie di questi atleti straordinari, grandi e piccoli campioni, famosi o sconosciuti, sono il punto di partenza di questa nuova edizione di “Paralimpici”.