Secondo stime internazionali più della metà della popolazione adulta di molti Paesi europei è in sovrappeso e il 20-30% in condizione di obesità. Anche tra i bambini il fenomeno è in aumento; nel 2007 infatti, sono stati stimati in eccesso ponderale 22 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni.
Gli Stati membri della Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno riconosciuto l’obesità come una delle minacce più serie per la Sanità Pubblica, sottolineando come sia fondamentale una collaborazione intersettoriale per arginare il fenomeno sia a livello nazionale che internazionale.
In questa ottica, in Italia, è stato sviluppato OKkio alla SALUTE, sistema di raccolta dati su alimentazione e attività fisica nei bambini della scuola primaria. L’iniziativa è parte integrante del progetto “Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni”, promosso e finanziato nel 2007 dal Ministero della Salute/CCM all’ISS/CNESPS e condotto in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione.
OKkio alla SALUTE si prefigge di fotografare lo stato di sovrappeso e obesità dei bambini delle scuole primarie e le principali abitudini collegate a questo dilagante fenomeno. Alla sua realizzazione hanno contribuito diverse figure professionali che, lavorando sinergicamente, hanno permesso di raccogliere dati su un campione di oltre 45.000 bambini delle scuole statali e paritarie. Su tutti i bambini misurati di 8-9 anni il 23,6% è risultato in condizione di sovrappeso mentre la prevalenza di obesità si attesta al 12,3%. Complessivamente, i bambini che presentano un eccesso ponderale (comprendente sia il sovrappeso che l’obesità) raggiungono il 36%. Lo studio ha permesso inoltre di indagare i comportamenti che incidono sullo stato ponderale del bambino.
Tra le abitudini alimentari si è evidenziato che l’11 % dei bambini non fa la prima colazione e l’82% consuma una merenda di metà mattina troppo calorica. Inoltre il 23% dei genitori ha dichiarato che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura, mentre solo il 2% di bambini supera le quattro porzioni giornaliere raccomandate.
Per quanto riguarda i dati relativi ai comportamenti sedentari dei bambini e alla pratica dell’attività fisica, è emerso che in media il 26% dei bambini campionati ha dichiarato di non aver praticato attività fisica nella giornata precedente l’indagine, il 25% dei bambini effettua solitamente attività fisica per non più di un’ora a settimana e solo il 17% vi si dedica con continuità. Infine, solo il 23 % dei bambini trascorre meno di due ore al giorno davanti alla TV o giocando al computer mentre il 10 % dedica a queste attività 5 o più ore.
L’entità del fenomeno in Italia
I fattori di rischio associati al sovrappeso e obesità sono diversi. Alcuni di questi non si possono modificare, come i fattori genetici, altri invece sono modificabili, perché riconducibili ad abitudini, stili di vita e comportamenti individuali: sedentarietà, basso livello di attività fisica, elevato consumo di grassi e carboidrati e di bevande zuccherate.
Anche le conseguenze del sovrappeso e dell’obesità sono ampiamente documentate, sia nel breve che nel lungo periodo. Tra gli effetti immediati, l’impatto psicologico è senza dubbio quello più diffuso. Inoltre, l’elevato peso in età pediatrica è fortemente associato a rischi cardiovascolari, colesterolemia, iperinsulinemia, elevata concentrazione di trigliceridi, sviluppo di diabete di tipo II. Le patologie cardiovascolari causate dall’eccesso di peso in età pediatrica tendono a persistere anche nell’età adulta, a indicare una forte associazione tra la mortalità/morbosità negli adulti e l’obesità e il sovrappeso in età pediatrica.
Sulla base di tali premesse, gli Stati membri della Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o World Health Organization WHO) hanno riconosciuto con la “Carta Europea di Contrasto all’Obesità” (Istanbul, 15-17 novembre 2006) l’obesità come una delle minacce più serie per la Sanità Pubblica, sottolineando come sia fondamentale una collaborazione intersettoriale per arginare il fenomeno, sia a livello nazionale che internazionale. La prevenzione dell’obesità è, quindi, un obiettivo prioritario di salute, da perseguire attraverso l’adozione di politiche finalizzate alla riduzione degli introiti calorici e alla promozione di una vita attiva.
La percezione dell’obesità come emergenza di salute pubblica e, di conseguenza, la necessità di monitorare con attenzione la situazione nutrizionale della popolazione generale (e in particolar modo quella dei bambini) sono acquisizioni piuttosto recenti in Italia, come in altri Paesi europei.
In Italia, nel 2005 l’indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” condotta dall’ISTAT su un campione di 60 mila famiglie ha rilevato che il 34% degli adulti era in sovrappeso e il 10% in condizioni di obesità, con un incremento del 9% rispetto ai valori ottenuti nel 2000. I dati raccolti in quasi tutte le Regioni attraverso il sistema PASSI hanno fornito per il 2008 dati non dissimili (32% di sovrappeso e 11% di obesità). Per quanto riguarda i minori, l’unico dato a livello nazionale è rappresentato dall’indagine multiscopo dell’ISTAT del 1999/2000 (con peso e altezza dei minori riferiti dai genitori), da cui risultava il 20% di sovrappeso e il 4% di obesità tra i bambini e gli adolescenti di 6-17 anni, con valori più elevati nelle regioni del Sud, nei maschi e con un gradiente crescente per età. Una recente revisione degli studi condotti a livello regionale o di ASL su bambini di 6-11 anni, seppur con forti limiti derivanti dalla non completa confrontabilità delle rilevazioni, ha indicato una prevalenza di sovrappeso e obesità variabile tra il 15% e il 31%, con valori più elevati nel Sud e Centro Italia. Dai dati italiani dello studio Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), dati autoriferiti, si è stimata nel 2006 una percentuale del 24% di sovrappeso/obesità tra gli undicenni, del 21% tra quelli di tredici anni e del 19% tra i quindicenni .
L’aumento osservato negli anni del sovrappeso e obesità nei bambini è condizionato da molti fattori. In primo luogo viene indicato il miglioramento delle condizioni socio-economiche, associato allo stile di vita sedentario e al diffondersi di comportamenti alimentari rivolti al consumo di alimenti ad alto contenuto calorico. Si tratta di fattori apparentemente riconducibili a scelte personali, potenzialmente modificabili a livello individuale, ma in realtà fortemente ancorate a complesse dinamiche collettive che coinvolgono ampi settori della società, dalle famiglie alle scuole, dalle istituzioni sanitarie alle organizzazioni sociali e religiose e ai mass media. Quali che siano le cause, il problema dell’obesità e del sovrappeso, soprattutto nell’età infantile, finisce per assumere particolare rilevanza in termini di sanità pubblica, sia per le implicazioni dirette sulla salute fisica, psicologica e sociale del bambino, sia perché tali condizioni rappresentano un fattore di rischio per l’insorgenza di gravi patologie nell’età adulta.
Il sovrappeso e l’obesità comportano, inoltre, dei costi economici importanti per i singoli individui e per la società. Gli studi condotti nella Regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che i costi per l’assistenza sanitaria diretta all’obesità rappresentano il 2-4% della spesa sanitaria nazionale; a tale spesa vanno aggiunti tutti i costi indiretti dovuti ad esempio alla perdita di produttività, alla morte precoce, ai problemi psicologici. Nonostante il fenomeno sia andato assumendo progressivamente dimensioni preoccupanti, il nostro Paese fino a qualche anno fa non aveva sviluppato un adeguato sistema di monitoraggio dello stato ponderale e delle abitudini alimentari della popolazione italiana (e in particolare dei bambini), in grado di fornire dati epidemiologici accurati e confrontabili tra le diverse realtà regionali e locali, a sostegno di strategie di prevenzione appropriate e basate su prove di efficacia.
Abitudini alimentari
Una dieta a elevato contenuto calorico è associata nei bambini a un aumento del peso corporeo, che tende a conservarsi fino all’età adulta. Una dieta qualitativamente equilibrata, in termini di bilancio fra grassi, proteine e glucidi, e un’adeguata distribuzione dei pasti nell’arco della giornata contribuiscono a determinare e mantenere un corretto stato nutrizionale. Vari studi hanno osservato che uno dei fattori di rischio per l’insorgenza del sovrappeso nei bambini è rappresentato dall’abitudine a non consumare la prima colazione .
Un ulteriore aspetto indagato è stato quello relativo all’abitudine di consumare uno spuntino a metà mattina, per fornire al bambino un sufficiente apporto calorico fino al momento del pranzo. In accordo con le indicazioni dell’INRAN, si considera adeguata una merenda contenente circa 100 calorie. I risultati a livello nazionale evidenziano che solo una minoranza di bambini (intorno al 14%) consuma un’adeguata merenda a metà mattina; in una considerevole percentuale di casi (82%), vengono assunti alimenti a elevata densità energetica (soprattutto da parte di coloro che non hanno assunto la prima colazione, 86%).
Una delle questioni giudicate più importanti ai fini di una corretta alimentazione nell’infanzia è rappresentata dall’assunzione giornaliera di frutta e verdura. Il consumo di adeguate quantità di questi alimenti assicura un rilevante apporto di vitamine, fibre e sali minerali, e consente di ridurre la densità energetica della dieta. A riguardo, le linee guida sulla sana alimentazione suggeriscono di assumere almeno cinque porzioni di frutta e/o verdura al giorno. A fronte di ciò, in Italia il 23% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura, mentre solo il 2% dei bambini supera le quattro porzioni giornaliere.
L’indagine ha riguardato anche il consumo di bibite zuccherate e/o gassate (cola, aranciata, tè, succhi di frutta). In una lattina di bevanda zuccherata (33 cc) è contenuta mediamente una quantità di zuccheri aggiunti pari a 40-50 grammi (5-8 cucchiaini) e in letteratura è stata evidenziata un’associazione tra il consumo di bevande zuccherate e l’obesità nei bambini. In Italia, il 41% dei bambini consuma quotidianamente bevande zuccherate. Inoltre, dallo studio è emerso che il 33 % dei bambini ha l’abitudine di fare uno spuntino dopo cena.
Attività fisica e comportamenti sedentari
Come indicato dall’OMS, praticare una regolare attività fisica, insieme a una corretta alimentazione, contribuisce al mantenimento dello stato di salute di ogni individuo e favorisce il controllo del peso corporeo. Per tali motivi, è consigliabile che i bambini svolgano ogni giorno almeno un’ora di attività fisica, includendo l’attività motoria svolta a scuola, quella strutturata con personale specializzato e il gioco all’aperto.
Nel nostro studio, i bambini sono stati classificati come attivi se hanno praticato del movimento (attività sportiva strutturata o semplicemente gioco all’aperto) nel giorno precedente l’indagine. L’attività fisica è stata definita in questo caso non come abitudine, ma solo in termini di prevalenza puntuale. In media, il 26% dei bambini campionati ha dichiarato di non aver praticato attività fisica nella giornata precedente l’indagine e il 25 % ha affermato di praticare sport per non più di un’ora a settimana. Oltre all’attività fisica, sono stati approfonditi alcuni comportamenti sedentari dei bambini, come guardare la TV e usare i videogiochi. Dall’indagine è risultato che, nel nostro Paese, circa il 49% dei bambini ha la TV in camera e il 48 % dichiara di guardare la TV e giocare con i videogiochi per tre o più ore al giorno.
Ambiente scolastico
La scuola primaria copre un periodo di tempo fondamentale per l’apprendimento e per la costruzione dell’identità degli alunni, durante il quale si pongono le basi e si sviluppano le competenze indispensabili per continuare ad apprendere lungo l’intero arco della vita. Fin dai primi anni del percorso formativo, essa svolge un fondamentale ruolo educativo e di orientamento, fornendo all’alunno le occasioni per prendere consapevolezza delle proprie potenzialità e risorse. La scuola, quindi, è la sede ideale per promuovere la salute e la crescita sana dei bambini, non solo attraverso programmi che prevedono l’educazione nutrizionale e l’attività motoria, ma anche tramite iniziative di promozione dei corretti stili di vita che coinvolgono le famiglie degli stessi alunni.
Dal questionario compilato dai dirigenti scolastici delle scuole campionate è emerso che il 64% dei plessi scolastici è provvisto di mensa che, nella quasi totalità dei casi, è funzionante per almeno cinque giorni la settimana ed è utilizzata dal 70% dei bambini. Inoltre, nel 12% delle scuole è risultata esserci la distribuzione di alimenti bilanciati durante l’arco della giornata, principalmente durante la merenda di metà mattina (87%). Distribuire una merenda bilanciata ed equilibrata come frutta, yogurt, panini non farciti, cibi semplici e leggeri a metà mattina educa i bambini ad abitudini alimentari corrette ed evita che gli alunni mangino alimenti troppo calorici o in quantità eccessiva.
Relativamente all’attività motoria, secondo quanto dichiarato nei questionari dai dirigenti scolastici, il 71% delle classi svolge le due ore di attività motoria come suggerito dal curricolo. Nel 90% dei plessi campionati sono state svolte iniziative di promozione dell’attività motoria.
Alcune scuole prevedono anche iniziative che coinvolgono direttamente le famiglie degli alunni. Il 37% di queste iniziative ha riguardato la promozione di sane abitudini alimentari nei bambini, mentre il 33 % ha incentivato la promozione dell’attività motoria.
Conclusioni
Dai risultati dell’indagine emerge un’elevata prevalenza di sovrappeso e obesità nei bambini delle scuole primarie e dei comportamenti a rischi ad esso associati (abitudini alimentari scorrette e comportamenti sedentari). Si è evidenziato valori più elevati al Sud e Centro Italia.
È stata inoltre osservata una scarsa conoscenza e consapevolezza del problema da parte dei genitori. In particolare il basso livello di istruzione della madre è associato sia a un’alta prevalenza di eccesso ponderale nei bambini e dei comportamento a rischio coinvolti, sia a una minore consapevolezza del fenomeno.