La tanto temuta “invasione” che qualcuno paventava con gli sbarchi dello scorso anno, non ha praticamente prodotto effetti sulla composizione del panorama migratorio nazionale.
Nel 2015 sono stati solo 11mila gli immigrati residenti in Italia in più rispetto al 2014. Inoltre in alcune zone, soprattutto nel Nord Est, iniziano anche i primi cali di presenza. Lo conferma le 500 pagine del XXV Rapporto Immigrazione di Caritas e Migrantes che in un quarto di secolo hanno raccolto studi puntuali sul tema migratorio, partendo dai dati ufficiali e affiancando, negli ultimi anni, la metodologia prettamente statistica a quella qualitativa, dando spazio alla voce dei territori diocesani e regionali e mettendo al centro le persone con i loro volti e le loro storie.
Sono infatti sostanzialmente stabili i numeri dei cittadini stranieri residenti nel nostro Paese, pari a 5 milioni circa (+1,9%) nel 2015. Molti di coloro che sono giunti via mare hanno lasciato il nostro paese mentre una parte residuale ha chiesto l’asilo. Sono altri i paesi in Europa che nel corso del 2015 hanno visto crescere sensibilmente la popolazione straniera tra cui Germania e Gran Bretagna.
Anche le loro caratteristiche confermano un modello di inserimento che privilegia il Nord Italia rispetto al Sud, che vede un mercato del lavoro ancora fortemente segmentato ed una presenza storica soprattutto di Romeni, Albanesi, Marocchini, Cinesi ed Ucraini. L’assenza di vie regolari per l’ingresso in Italia ha di fatto congelato il nostro Paese su numeri che vedono una incidenza degli stranieri sulla popolazione totale di poco superiore all’8% e con caratteristiche che sono assimilabili al recente passato eccezion fatta per la cittadinanza le cui acquisizioni sono in forte aumento +29% (129.887).
“C’è voglia di stabilità che si scontra con gli innumerevoli ostacoli che si frappongono nel percorso di integrazione“, spiega Oliviero Forti responsabile Immigrazione Caritas Italiana, “sono ancora molto sovra rappresentati gli stranieri nelle statistiche sulla dispersione scolastica, per quanto riguarda i reati, per ciò che riguarda le loro condizioni di lavoro e il trattamento salariale. Ma nonostante le tante difficoltà con il contributo di tutti è possibile promuovere una seria politica di costruzione di una società integrata e armoniosa, che è nelle mani di tutti noi. L’apporto degli immigrati alla nostra economia è fondamentale. Non basta convivere nella società, ma la società bisogna crearla continuamente insieme”.
“La strage di Dacca (ma non solo quella)”, conclude Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, “ha inferto un colpo decisivo all’equazione, data per scontata dagli imprenditori della paura, tra immigrazione e terrorismo. Dobbiamo riconoscere che a tutt’oggi gli attentatori non sono praticamente mai gente arrivata in Belgio, in Francia o in Bangladesh con i barconi… Non a caso i commenti sull’identità degli autori del massacro oggi si appuntano sul fatto che si tratta di giovani rampolli di famiglie note e di ampie possibilità economiche, ben diverse dalla popolazione poverissima che abita il Paese”.