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Nasce Tv Popolare la nostra televisione

Dimenticate la solita televisione: quella che ogni sera disperatamente scrutate, scanalando nella speranza di intercettare qualche scampolo di qualità. E dimenticate anche, già che ci siete, l’indirizzo milanese di via Paleocapa 3, storica sede legale di Mediaset e simbolo dell’esondazione berlusconiana nell’universo catodico. Dopodiché spostatevi di pochi metri, e al numero 6 troverete gli uffici di Tv Popolare, primo tentativo nostrano di «promuovere la realizzazione di un’emittente indipendente e innovativa che goda di ampio sostegno della partecipazione civile», come recita l’articolo quattro dello statuto ufficiale. Pare un sogno dal forte retrogusto grillesco o anche, con un pizzico di cinismo, una prospettiva con fragili probabilità di successo l’idea di realizzare una rete sul triplice fronte digitale, satellitare e Web dedicata «a contenuti di qualità proposti da cittadini e organizzazioni impegnate nel sociale». Invece è un progetto studiato a lungo e in ogni dettaglio: «Ci lavoriamo dal 2001», racconta Davide Scalisi: «Con un gruppo di amici, professionisti nel campo dei mass media, abbiamo immaginato una tv generalista dove comuni cittadini e associazioni dedicate a temi di varia natura (dall’alimentazione biologica alla finanza etica, dalle energie alternative alla medicina non convenzionale, ndr.) possano costruire programmi ad hoc senza limitazioni o censure». Una prospettiva applaudibile, illustrata così. Ma che sbatte, a prima vista, contro il solito, antico problema: chi mette i soldi, in tempi tanto aridi di finanziamenti? «Semplice», a sentire i vertici di Tv Popolare: «Per avviare le trasmissioni servono 1 milione 350 mila euro, e noi li stiamo raccogliendo su tre fronti: la partecipazione diretta di 20 mila italiani, i quali dovranno versare 25 euro a testa l’anno, il contributo di strutture profit e no profit (tra le contattate: Emergency, Slow Food e Wwf) pronte a finanziare segmenti di palinsesto, e sponsor operativi nel ramo del business sociale, che vedono nella start up un propulsore per il loro giro d’affari».

 

 
Il piano, a questo punto, sarebbe quello di concludere la sottoscrizione popolare entro fine 2012, dopodiché dovrebbe decollare il vero lavoro. «In cantiere», dice Scalisi, «abbiamo 20 puntate interattive sulle energie alternative, che porteranno alla stesura di un nuovo piano energetico nazionale». Mentre altre 24 puntate, anch’esse con un titolo da definire, «saranno riservate al turismo responsabile e alle sue infinite declinazioni». L’aspetto più innovativo, in questo scenario assai correct, sarà che ogni decisione presa dal comitato direttivo e da quello editoriale di Tv Popolare (strutture nelle quali siederanno i rappresentanti delle associazioni e dei cittadini, ma per fortuna del pubblico anche esperti di comunicazione) dovrà passare al vaglio di referendum on line, dove esprimeranno le loro opinioni tutti i soci dell’emittente. «Dopodiché», sottolinea Marco Maccarini, ex veejay di Mtv coinvolto nell’avventura, «potremo finalmente riconoscerci in ciò che scorre sul piccolo schermo». Certo, va aggiunto, anche qui i telespettatori dovranno accettare la presenza di spot pubblicitari. Ma, assicura Scalisi, «occuperanno massimo tre minuti l’ora». Un piccolo sacrificio per una buona causa.

(Fonte gliantennati )

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“Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto.” (Karl R. Popper) Un classico che ha suscitato un dibattito inesauribile e oggi è più che mai attuale, un una nuova edizione arricchita da un saggio introduttivo di Giancarlo Bosetti e dai testi di John Condry, Karol Woytila, Raimondo Cubeddu e Jean Baudoin.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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