Chiamatele pure morti bianche.
Ma non è il bianco dell’innocenza
non è il bianco della purezza
non è il bianco candido di una nevicata in montagna.
E’ il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoli che ogni anno coprono sguardi fissi nel vuoto occhi spalancati dal terrore dalla consapevolezza che la vita sta scappando via.
Un attimo eterno che toglie ogni speranza l’attimo di una caduta da diversi metri dell’esalazione che toglie l’aria nei polmoni del trattore senza protezioni che sta schiacciando dell’impatto sulla strada verso il lavoro del frastuono dell’esplosione che lacera la carne di una scarica elettrica che paralizza il cuore.
E’ un bianco che copre le nostre coscienze e il corpo martoriato di un lavoratore E’ il bianco di un tramonto livido e nebbioso di una vita che si spegne lontana dagli affetti di lacrime e disperazione per chi rimane.
Anche quest’anno oltre mille morti
vite coperte da un lenzuolo bianco.
Bianco ipocrita che copre sangue rosso
e il nero sporco di una democrazia per pochi.
Vite perse per pochi euro al mese
da chi è spesso solo moderno schiavo.
Carlo Soricelli, metalmeccanico in pensione, fondatore dell’Osservatorio Indipendente Morti sul lavoro di Bologna