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Migranti impiegati in lavori socialmente utili, perché no?

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Perché gli immigrati, ospiti del sistema della solidarietà, non possono essere utilizzati in attività di interesse sociale e pubblico durante la loro permanenza? Ad esempio ripulire le spiagge, i boschi o il letto dei torrenti?

Favorevole alla proposta di impiegare i profughi richiedenti asilo in lavori socialmente utili Oliviero Forti, responsabile dell‘ufficio immigrazione di Caritas italiana, precisando al Sir che “non si tratterebbe tecnicamente di lavoro ma di volontariato. Ciò che invece ha creato un po‘ di chiacchiere e di equivoci è il termine: facciamoli lavorare‘”.

La proposta di ieri del ministro dell‘interno Angelino Alfano è datata 27 novembre scorso inviata dal Viminale a tutte le prefetture, ed invitava “le prefetture italiane a stringere accordi con gli enti locali per favorire lo svolgimento volontario, da parte degli immigrati ospitati, di attività socialmente utili, che avrebbero il doppio vantaggio di creare un terreno fertile per una più efficace integrazione nel tessuto sociale e di prevenire eventuali tensioni. L’attività di volontariato deve essere, appunto, volontaria, gratuita e di utilità sociale, quindi senza scopi di lucro, e preceduta da un’adeguata formazione”.

La circolare del Ministero dell‘interno permette solo a chi vuole, su base volontaria, di prestarsi per opere di volontariato, come accade in altri Paesi. Appunto per favorire “maggiori prospettive di integrazione nel tessuto sociale del nostro Paese, scongiurando un clima di contrapposizioni nei loro confronti“. La circolare era stata frutto di una esperienza della Caritas di Bergamo che aveva funzionato bene.

Puntualizza Forti “i profughi in accoglienza stanno intere giornate inattivi, in attesa della procedura di richiesta asilo. Sono loro stessi a chiederci di rendersi utili. Non avrebbe per noi nessun costo aggiuntivo: la Caritas o un altro ente fanno un accordo con l‘ente locale per far lavorare gli immigrati, su base volontaria, con una assicurazione. È un vantaggio per tutti. Ci sarebbe molta disponibilità da parte degli ospiti: da un lato serve a valorizzare il tempo che perderebbero; poi a calmierare le situazioni di eventuale conflitto interno, perché dopo mesi senza fare niente si creano tensioni; in più hanno un alto valore sociale, perché molti di loro vogliono ripagare la generosità con cui si sentono accolti. Dobbiamo solo permettere loro di farlo. Tante attività che adesso vengono appaltate all’esterno, come le pulizie, potrebbero farle gli ospiti. Non possiamo accoglierli e considerarli dei bambini incapaci: sia perché non lo sono, sia perché è ingiusto moralmente”.

In Belgio, ad esempio, c‘è un sistema di riattivazione delle persone, con una lista dei possibili lavori. Gli ospiti si rendono disponibili in cambio di un piccolo contributo. Favorevole al lavoro volontario anche la Fondazione Migrantes, secondo cui “la circolare può diventare una buona prassi e cambiare la normativa”, afferma monsignor Giancarlo Perego, direttore della Migrantes.

Parliamo di attività su base volontaria e gratuita e che deve essere finalizzata al raggiungimento di uno scopo sociale e non lucrativo. Stupiscono, quindi, le dichiarazioni di Matteo Salvini e di Daniela Santanchè. Evidentemente non hanno letto la circolare altrimenti non avrebbero parlato di lavori di bassa manovalanza o di schiavismo.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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