Per alcune realtà l’emergenza immigrazione è un grande business, un modo di guadagnare soldi, tanti soldi, sulla pelle di chi rischia la vita per attraversare il Mediterraneo. Spiega l’inchiesta de L’Unione Sarda di oggi in un articolo firmato da Cristina Cossu.
Funziona così, racconta la Cossu, il grande business dell’accoglienza: le prefetture chiedono le manifestazioni di interesse (l’appalto più recente nelle quattro dell’Isola è di inizio estate), ricevono le offerte, al ribasso anche del 30%, e compilano le liste in ordine decrescente di prezzo. Volta per volta, quando il ministero fa gli smistamenti nel territorio, i funzionari inviano alle varie destinazioni fino a esaurimento. Ci sono le società che gestiscono i grossi Centri, le cooperative, le associazioni di volontariato. Poi anche gli alberghi, gli agriturismo, i bed and breakfast. Prendono una media di 35 euro al giorno a persona e spesso sopravvivono soltanto grazie ai richiedenti asilo che, se non scappano e decidono di aspettare buoni buoni l’esito delle domande di regolarizzazione, possono soggiornare anche quattro, cinque mesi. La burocrazia è infinita, e se la risposta è no sono pure ammessi i ricorsi, così i tempi si dilatano ulteriormente e le strutture (o le associazioni) incassano. Il problema, sottolinea L’Unione Sarda, è che si sceglie chi ha fatto la migliore offerta economica e spesso si tratta di alberghi non adatti oppure senza clienti e a rischio fallimento salvati quindi dal business dell’accoglienza. Ci si rende conto che le prenotazioni per la stagione sono scarsissime, e si da la disponibilità alla prefettura. E c’è chi pensa addirittura di trasformarlo in un centro di prima accoglienza.
Il prezzo base di gara è di 35 euro giornaliere per ospite. La struttura deve garantire letto, lenzuola e coperte, la pulizia e la raccolta dei rifiuti, tre pasti al giorno, un pocket money da 2,50 euro al giorno, un kit con abbigliamento, biancheria e prodotti per l’igiene, una tessera telefonica da 15 euro, assistenza sanitaria, mediazione linguistica e sostegno psicologico.
Ma per i rifugiati l’Italia e ancora di più la Sardegna sono soltanto punti di passaggio veloce. Loro vogliono raggiungere i parenti che vivono e lavorano nel centro e nord Europa. Gli faremmo un bel regalo pagandogli un biglietto per raggiungerli, e risparmieremmo un sacco di soldi e di problemi.
L’anno scorso la Regione Sardegna (il dipartimento protezione civile, con fondi del ministero) ha liquidato oltre 6 milioni e mezzo di euro per l’emergenza immigrazione dal Nord Africa del 2012. Nell’elenco dei beneficiari ci sono enti pubblici, la Caritas, diverse onlus, consorzi, istituti religiosi, farmacie, la Telecom, agriturismo e mini hotel, da Tonara a Ula Tirso, da Aritzo a Vallermosa. Una fetta per ognuno non fa male a nessuno, e il business può continuare.