Gli ultimi casi di meningite hanno riportato in auge la psicosi epidemia. Chiariamo subito: non è in corso nessuna epidemia, e l’eccessiva presenza di extracomunitari non centra nulla. Il fenomeno non è legato assolutamente all’immigrazione di alcune etnie o di persone da regioni o nazioni specifiche. I casi di meningite avvenuti in Toscana sono dovuti al meningococco C che è da sempre presente in Italia e in Europa. Nell’ultimo anno i casi di meningite da meningococco, spiega il dottor Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità, “sono stati circa 190 mentre l’anno precedente si sono registrati 196 casi, per cui si tratta di un andamento stabile. Per quanto riguarda i casi sia di meningite che di sepsi, circa 1700 nel 2016, si nota invece una leggera diminuzione rispetto all’anno passato”. In Italia, quindi, non esiste nessuna emergenza meningite.
“Cominciamo con il dire che non esiste alcuna epidemia, questo semplicemente perché non ci sono i numeri e non c’è nulla che li differenzi da quelli soliti. La meningite è, come dice la parola stessa, l’infiammazione delle meningi, cioè del complesso di membrane che avvolgono il sistema nervoso centrale. Questa malattia, tutt’altro che inevitabilmente mortale se affrontata nel modo corretto, deriva da parecchi agenti patogeni diversi: 13 ceppi di Meningococco, batteri che con i Meningococco non hanno nulla a che vedere, virus, funghi, farmaci e persino traumi.
Gran parte della popolazione è portatrice sana dei batteri della meningite e questi batteri si trovano benissimo all’interno del naso. Così, se qualcuno sbatte la faccia come può accadere, per esempio, in un incidente stradale, ecco che si può produrre una frattura della lamina sottile di osso che separa il naso dal cervello e lasciar passare i patogeni.
Esistono tre vaccini diversi contro qualcuno dei ceppi batterici, ma almeno 7 su 13 restano scoperti. Aggiungo en passant che nessuno dei vaccini esistenti ha un’efficacia dimostrata, e basterebbe leggere ciò che dicono in proposito i produttori stessi. La cosa buffa è che i produttori avvertono ma nessuno li ascolta e magari proprio su questa “disattenzione” (metta le virgolette) confidano i produttori. Quindi, quando qualcuno si vaccina magari contro il ceppo C, oggi la vaccinazione più in voga, è immorale che sia ingannato raccontandogli che è protetto dalla malattia. E qui mi fermo, non andando oltre la moralità. Se, poi, il vaccino dovesse funzionare, deve essere spiegato che l’efficacia dura al massimo qualche anno. Poi si è scoperti esattamente come prima.
Raccontare il falso o anche solo non dire il vero ricade nell’immoralità di cui ho detto. Il fatto vero è che il vaccino non sta dando buona prova di sé, il tutto in linea con quanto chi lo produce scrive con chiarezza nel bugiardino che nessuno legge. C’è fretta, i soggetti da vaccinare sono tanti, i quattrini corrono e, se ogni tanto qualcuno ci lascia le penne, per loro reciteremo una pia preghierina: come ebbe a dire alla radio un personaggio che non aggettivo per decenza, si tratta di caduti in una guerra giusta”. Dott. Stefano Montanari (laurea in Farmacia e direttore scientifico di Nanodiagnostics), con 44 anni di ricerca medica sul campo e indagini fatte di persona sui vaccini da oltre quindici anni