Freedom House è un’organizzazione indipendente che sostiene l’espansione della libertà nel mondo. La libertà è possibile solo in sistemi politici democratici in cui i governi sono responsabili davanti al loro popolo, lo stato di diritto prevale, e la libertà di espressione, associazione, di credo e il rispetto per i diritti delle minoranze e delle donne sono garantiti.
La mappa della libertà riflette i risultati di Freedom House, organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, D.C., che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche, e diritti umani. Il rapporto mondiale 2013 valuta il grado di libertà democratiche percepite in 195 paesi nel corso del 2012. Sulla base di queste valutazioni, i paesi sono suddivisi in tre categorie: “Libere”, “Semi-libere” o “Non libere”. Un paese viene indicato libero quando vi è ampio margine per aprire la competizione politica, rispetto per libertà civili, per la vita civica e indipendenza dei mezzi di comunicazione. Paesi parzialmente liberi sono caratterizzati da alcune restrizioni sui diritti politici e delle libertà civili, spesso in un contesto di corruzione, debolezza dello Stato di diritto, conflitti etnici, o guerra civile. Un paese non è libero quando sono assenti i diritti politici e la libertà civili fondamentali sono ampiamente e sistematicamente negata.
Mentre il numero dei paesi classificati come liberi nel 2012 è stata di 90, un guadagno di 3 rispetto all’anno precedente, 27 paesi hanno dimostrato una notevole riduzione, rispetto ai 16 che hanno mostrato notevoli guadagni. Questo è il settimo anno consecutivo che la libertà nel mondo ha mostrato cali più che guadagni in tutto il mondo.
Tra i progressi più evidenti per la libertà c’è la Libia, che avanza da non libero a semi-libera. La Birmania e un buon numero di paesi africani, tra cui la Costa d’Avorio, Guinea, Lesotho, Senegal e Sierra Leone, hanno fatto grandi progressi. Cali degni di nota sono stati registrati per il Kazakistan, Kenya, Mali, Nigeria, Russia, Turchia e Ucraina.
Il Medio Oriente ha mostrato risultati ambigui. Oltre ai guadagni importanti per la Libia e la Tunisia, l’Egitto invece ha conosciuto progressi relativamente modesto, a causa del caos delle elezioni presidenziali (il parlamento eletto è stato sciolto). Inoltre, i guadagni per i paesi della primavera araba hanno innescato una reazione, a volte violenta, dei leader autoritari in altre parti del Medio Oriente, con battute d’arresto che ne derivano per la libertà in Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Oman, Siria ed Emirati Arabi Uniti.
I risultati del rapporto sono stati disastrosi per i paesi euro-asiatici. La Russia con il ritorno di Vladimir Putin alla presidenza, ha emanato una serie di leggi destinate a soffocare un’opposizione crescente della società, con le severe misure imposte (ad esempio non permette manifestazioni, limita la libertà della società civile a raccogliere fondi per svolgere liberamente il loro lavoro, massiccio controllo su Internet)
Principali risultati globali
Il numero delle democrazie elettorali sono 117, le stesse del 2011. Due paesi, Georgia e la Libia, hanno raggiunto lo status di democrazia elettorale, mentre due sono state eliminate dalla categoria, Mali e le Maldive.
Quattro paesi sono passati da parzialmente liberi a liberi: Lesotho, Senegal, Sierra Leone e Tonga. Tre paesi sono passati da non liberi a parzialmente liberi: Costa d’Avorio, Egitto e Libia. Mali è caduto di due livelli, da libero a non libero, e la Guinea-Bissau è sceso da parzialmente libero a non libero.
Alcune tendenze di rilievo evidenziati nella relazione figurano un aumento delle violenza nei paesi musulmani che raggiunge livelli orripilanti in Pakistan ed è rimasto un serio problema in Iraq e altrove, con un grave declino delle libertà civili in Turchia, e tra gli Stati del Golfo Persico, con un costante e preoccupante calo nelle istituzioni democratiche e un aumento nelle politiche repressive.
Peggio del peggio: Tra i 47 paesi indicati come non libero, nove hanno ricevuto il punteggio più basso possibile, 7 sia per i diritti politici e delle libertà civili: Eritrea, Guinea Equatoriale, la Corea del Nord, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Siria, Turkmenistan e Uzbekistan. Due territori, Tibet e Sahara occidentale, sono stati classificati tra i peggio del peggio.