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Malasanità ogni anno 320 mila casi

Fonte nonsai.it – Marilena Nardi

Errori medici e malasanità: un fenomeno che cresce dal 1995, tanto che negli ultimi 15 anni le denunce sono raddoppiate. Oggi, in Italia, ogni medico ha l’80% di probabilità di ricevere almeno una richiesta di denuncia per responsabilità di “malpractice” nel corso della sua carriera. I cittadini sono più attenti al tema, un po’ perché è aumentata la prospettiva di vita e un po’ perché c’è stato un vero cambiamento culturale e si è più propensi a denunciare. C’è stata poi un’evoluzione della giurisprudenza che ha portato ad un aumento dei risarcimenti. Ma tutto questo ha conseguenze sull’intero sistema sanitario. Come si garantisce la stabilità? Se n’è parlato ieri al convegno “La salute: assicurare la medicina e proteggere i cittadini” organizzato dall’Ania.

“La salute è un tema estremamente importante oggi nel settore assicurativo – ha detto Aldo Minucci, Presidente dell’Ania che ha sottolineato il crescente peso della malpractice medica nelle denunce sanitarie. Le cause sono diverse: “Da un lato c’è stato un fortissimo aumento degli importi dei risarcimenti riconosciuti dai Tribunali, cui si è accompagnato un ampilamento dei diritti presi in considerazione. C’è poi un cambiamento culturale – ha precisato Minuccio – che è la maggiore attenzione dei pazienti al tema degli errori medici. Io non sono contrario a questo, ma ho qualche elemento di perplessità quando il fenomeno assume livelli commerciali”. Il Presidente dell’Ania ha ribadito che le conseguenze di questi aspetti sono stati maggiori costi diretti in termini di risarcimenti dovuti, ma anche maggiori costi indiretti che derivano dal ricorso più frequente alla medicina difensiva. In pratica se un numero maggiore di pazienti richiede di fare una Tac, aumenta il costo a carico del sistema sanitario.

“Esistono misure utili per evitare il fenomeno delle malpractice?” Secondo Minucci esistono soluzioni e si parte dalla prevenzione. A tal proposito è fondamentale l’istituzione di organismi indipendenti che possono analizzare e rilevare gli errori medici e, sulla base dei dati ricevuti, possono formulare linee guida e raccomandazioni per evitare gli errori più frequenti. Un altro elemento fondamentale di prevenzione può essere l’inserimento della figura del risk manager in tutte le strutture erogatrici di servizi sanitari. Si possono poi sviluppare processi di formazione per i medici e gli operatori sanitari per evitare casi di malpractice e minimizzare eventuali danni.

Minucci ha parlato della legge Balduzzi: “La legge è positiva perché testimonia la volontà del legislatore di affrontare un tema particolarmente complesso che tocca la sanità pubblica e privata; ma va rivista su alcuni punti perché non contiene disposizioni in grado di incidere in maniera efficace sul costo dei risarcimenti, elemento che è alla base dell’aumento dei prezzi delle coperture assicurative”.

Errori medici come difendersi

Quando il medico sbaglia è un problema per tutti. Prevenire la malasanità e tutelarsi dai suoi danni è possibile. Ecco come far valere i tuoi diritti

  1. errori medici, un danno per paziente e medico
  2. errori sanitari, le specialità più a rischio
  3. gli errori sanitari e il ministero della Salute
  4. come ci si difende dall’errore medico
  5. dopo un errore medico, come avere giustizia

Errori medici, un danno per paziente e medico

Gli errori dei medici sui mass media sono ormai – e purtroppo – all’ordine del giorno. I casi di malasanità sembrano ripetersi di continuo, nelle cronache. A causa di questi errori medici si possono subire danni fisici, temporanei o permanenti, o addirittura morire: in sala operatoria come in corsia o perfino in sala parto. In un anno, secondo i dati di una ricerca Eurisko del 2007, gli errori che si verificano in ospedale coinvolgono 32 mila persone. A questi dati si aggiungono quelli dell’Ania (l’Associazione Italiana imprese assicuratrici) secondo la quale sarebbero 30 mila ogni anno le denunce e le richieste di risarcimento e 15 mila le cause che finirebbero ogni anno in tribunale. Le inchieste che vengono aperte dall’autorità giudiziaria spesso si protraggono a lungo, prima di arrivare all’accertamento della verità. L’errore medico è un fenomeno rilevante nel nostro sistema sanitario, assai più di quanto si immagini, con conseguenze che vanno in una duplice direzione:

  1. danni al paziente e ai suoi familiari quando il danno è accertato;
  2. danni ai medici, quando il magistrato accerta che l’evento non è stato provocato dalla responsabilità dei sanitari. C’è da considerare che otto medici su dieci con almeno 20 anni di anzianità professionale, sono stati sottoposti a un’inchiesta, per un presunto errore, almeno una volta. Ma in due casi su tre tutto si risolve con una completa assoluzione. E quasi sempre, al termine di un iter molto lungo.

Questa situazione comporta un notevole danno (professionale e biologico) per il medico, ma anche un pericolo serio per il cittadino-paziente: l’affermarsi della cosiddetta medicina difensiva, quella che punta a salvaguardare anzitutto l’incolumità giudiziaria del medico, quindi la salute del paziente. Se ciò avvenisse, progressivamente si ridurrebbe il numero di camici bianchi disposti a rischiare una denuncia per non aver prescritto un esame molto probabilmente inutile. A quel punto, il ricorso agli esami diventerebbe sempre più massiccio, con un conseguente spreco per il Sistema sanitario nazionale. Non solo: come ulteriore effetto, il paziente avrebbe sempre più difficoltà a trovare un medico disposto ad assisterlo.

Errori sanitari, le specialità più a rischio

Su 8 milioni di persone ricoverate ogni anno, 320 mila (pari a circa il 4%) subiscono danni o conseguenze (malattie) dovute a errori nelle cure o a disservizi che potrebbero essere evitati. Ma è il capitolo relativo alle morti, quello che deve fare più riflettere: le stime oscillano tra un minimo di 14 mila a un massimo di 50 mila pazienti che muoiono in conseguenza di errori compiuti da medici o provocati da una non adeguata organizzazione delle strutture sanitarie.
L’Associazione dei medici accusati di “malpractice” ingiustamente (Amami) sostiene sia maggiormente realistico il numero di 30-35 mila decessi, corrispondenti al 5,5% di tutti i morti registrati in Italia in un anno. Un dato paragonabile a quelli dei maggiori killer: il tumore del polmone e infarto miocardico acuto (31 mila morti all’anno).
Ma quali sono i reparti più a rischio di denuncia? Secondo il rapporto Pit (Processo integrato di tutela) Salute 2009 del Tribunale dei diritti del malato, sarebbero sette le specialità in cui si rischia di più:

  1. ortopedia (17,5%);
  2. oncologia (13,9%);
  3. ginecologia e ostetricia (7,7%);
  4. chirurgia generale e oculistica (5,4%);
  5. odontoiatrica (5,2%)
  6. emergenza e pronto soccorso (2,8%).

Gli errori sanitari e il ministero della Salute
Il Ministero della Salute tiene d’occhio da tempo il problema degli errori medici e sanitari in genere. Negli ultimi anni sono state adottate diverse misure per cercare quanto meno di arginare il problema. Il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 prevede in particolare un monitoraggio degli “eventi sentinella”. Cosa sono gli “eventi sentinella”? Il ministero stesso li definisce “eventi avversi di particolare gravità, che causano morte o gravi danni al paziente e che determinano una perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del Servizio sanitario nazionale”. L’elenco di questi “eventi sentinella” è dunque uno strumento di prevenzione, indispensabile per riuscire ad imparare dagli sbagli e, quindi, adottare tutte le misure per evitare che in futuro l’errore si ripeta.

Ecco la lista completa degli “eventi sentinella”:

  1. procedura in paziente sbagliato;
  2. procedura chirurgica in parte del corpo sbagliata (lato, organo o parte);
  3. errata procedura su paziente corretto;
  4. strumento o altro materiale lasciato all’interno del sito chirurgico che
  5. richiede un successivo intervento o ulteriori procedure:
  6. reazione trasfusionale conseguente a incompatibilità AB0;
  7. morte, coma o grave danno derivati da errori in terapia farmacologica;
  8. suicidio o tentato suicidio di paziente in ospedale;
  9. violenza su paziente;
  10. atti di violenza a danno di operatore;
  11. morte o grave danno conseguente ad un malfunzionamento del sistema di trasporto (intraospedaliero, extraospedaliero) ;
  12. morte o grave danno conseguente a non corretta attribuzione del codice triage nella Centrale operativa 118 e/o all’interno del Pronto Soccorso;
  13. morte o grave danno imprevisti conseguente ad intervento chirurgico;
  14. ogni altro evento avverso che causa morte o grave danno al paziente.

Ma c’è di più. Sulla base delle raccomandazioni “Guidelines for Surgery” (linee guida per la chirurgia), l’Organizzazione mondiale della Sanità ha costruito una “checklist” per la sicurezza in sala operatoria: una lista che contiene 19 punti da osservare in caso di procedure semplici e complesse.

Come ci si difende dall’errore medico
Secondo il rapporto Pit (Processo integrato di tutela) Salute 2009 del Tribunale dei diritti del malato, della totalità delle segnalazioni di errori sanitari (malpractice), solo 28 cittadini su 100 richiedono una specifica consulenza medico legale in vista di una eventuale azione legale. Il 72% dei cittadini desidera principalmente segnalare l’accaduto e ottenere informazioni non necessariamente giudiziarie
Ecco cosa deve fare un cittadino per prevenire eventuali errori medici.

All’accettazione del ricovero:

  1. chiedere senza esitare ai medici informazioni su come si svolgerà la cura o il ricovero;
  2. non tralasciare di riferire al medico tutte le informazioni che servono in fase di ananmesi (le domande che il medico e l’anestesista porgono prima della cura o ricovero);
  3. leggere con attenzione il consenso informato
  4. leggere con attenzione la Carta dei diritti del malato, reperibile in tutte le strutture sanitarie

Alla dimissione dal ricovero:

  1. richiedere sempre la propria cartella clinica, anche in assenza di problemi. Verrà rilasciata nell’arco di circa 30 giorni e dietro pagamento
  2. segnalare all’Urp (Ufficio relazioni con il pubblico) qualunque disservizio abbiate riscontrato.

Che cos’è il consenso informato?
Molti pazienti che sono stati vittime di errori medici, decidono di non sporgere denuncia perché prima di un intervento chirurgico hanno firmato il consenso informato e ritengono di non averne diritto. Ma cos’è il consenso informato?La legge italiana prevede che il paziente possa decidere se vuole essere curato o no per una determinata malattia. Con il consenso informato si autorizzano i medici e gli operatori sanitari a applicare le cure. Ma firmare questo documento non significa che il medico o gli operatori sanitari siano tutelati da qualsiasi danno. Vediamo perché.

  1. firmare il consenso informato con cui si autorizza il medico a procedere non lo solleva da ogni responsabilità;
  2. anche la struttura in cui si verifica l’intervento non è esentata da ogni responsabilità;
  3. il medico o la struttura ospedaliera dove il paziente ha subito un danno, deve risponderne sia civilmente che penalmente;
  4. il consenso informato è valido solo se prima della firma il paziente è stato informato sui rischi, controindicazioni e alternative a quel tipo di intervento.

Spetterebbe poi al medico dimostrare che il malato è stato sufficientemente informato sulle procedure che sarebbero state messe in atto.

Dopo un errore medico, come avere giustizia

Il momento più difficile e delicato, quando l’errore medico è avvenuto, consiste proprio nell’ottenere giustizia del grave torto subito. Tra il dolore, lo smarrimento e la rabbia, spesso non si sa bene come comportarsi. E invece bisognerebbe essere pronti a sapersi muovere, per ottenere un giusto risarcimento del danno. La prima cosa da fare e chiedere spiegazioni su quanto è davvero accaduto: all’operatore, ne caso di intervento chirurgico; al medico che ha seguito la vittima dell’errore, in caso di ricovero. Se preferite, potrete sempre rivolgervi un gradino più in alto, al direttore sanitario della struttura ospedaliera o della clinica privata in questione: lui potrà consultare la cartella clinica del paziente e il medico che l’ha seguito, per fornire tutte le spiegazioni del caso.
Se i chiarimenti non vi sembrano sufficienti, il passo successivo è di richiedere all’amministrazione dell’ospedale o della Clinica copia autenticata della cartella clinica e operatoria (qualora vi sia stato un intervento chirurgico), e anche copia della firma del paziente sul “consenso informato”. Questo è un documento molto importante per la valutazione di quale tipo di trattamento medico o chirurgico il paziente è stato messo a conoscenza e del rischio accettato. Può capitare infatti che, pur contro la legge, il paziente venga tenuto all’oscuro di quanto viene o verrà fatto nei suoi riguardi (per esempio un intervento particolare e rischioso, la somministrazione di farmaci in fase sperimentale o necessari, ma con possibili fenomeni collaterali dannosi, eventuali complicanze…). Il paziente deve essere messo a conoscenza di tutto ciò che sarà fatto per la sua malattia, delle cure, del tipo di intervento operatorio e dei rischi che potrà correre.(Fonte CodiciCentro per i Diritti delCittadino, Associazione di cittadini impegnata ad affermare, promuovere e tutelare i diritti dei cittadini con particolare riferimento alle persone più indifese ed emarginate)


Claudia. Vittima socrificata della malsanità. Il racconto di un caso di malasanità accaduto all’ospedale Umberto I di Siracusa, il dolore straziante di un padre che vuole far conoscere la verità sui fatti affinché nessun’altro possa subire la stessa mala sorte. La vita di una giovane donna di ventiquattro anni spezzata per imperizia medica, era solo un pò d’ansia dicevano… Non esisterebbe la malasanità.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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