Hanno da poco festeggiato, a Parigi, i 60 anni di attività nel settecentesco palazzo dell’ambasciata italiana. Una sede di grande prestigio per una piccola azienda di Trezzano sul Naviglio. In Francia la Goppion e’ di casa. E lo e’ soprattutto al Louvre, perché da una decina d’anni il più famoso museo del mondo e’ tra i suoi clienti.
L’azienda progetta e costruisce vetrine per musei. O meglio, sofisticati sistemi di conservazione ed esposizione che devono rispondere a requisiti tecnici e di sicurezza elevatissimi. Basti pensare che, una decina di anni fa, quelli del Louvre le hanno affidato il compito di mettere sotto vetro la Gioconda. E per proteggere il sorriso di Monna Lisa da terremoti, ladri, vandali e terroristi hanno dovuto realizzare una lastra di vetro antisfondamento, ma assolutamente trasparente e antiriflesso, di oltre 2 metri per 3, costruire cerniere a tenuta in grado di sostenere il peso di oltre una tonnellata , inventarsi un sistema di regolazione dell’umidità e di filtri d’aria in modo da isolare gli elementi inquinanti apportati dai 6 milioni di visitatori che ogni anno si accalcano davanti al capolavoro leonardesco e molto altro ancora. “Un risultato reso possibile dall’esperienza accumulata lavorando per i musei di tutto il mondo, dal nostro network di collaboratori altamente specializzati e, non ultimo, dal contributo degli ingegneri del Politecnico di Milano” spiega Sandro Goppion, 57 anni, dalla metà degli anni Settanta alla guida dell’impresa di famiglia, oggi numero uno al mondo nel suo settore (50 dipendenti, da 15 a 20 milioni di fatturato annuo a seconda delle commesse).
L’elenco delle realizzazioni e’ impressionante. La Venere di Milo, l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, i Rotoli del Mar Morto (900 manoscritti risalenti al II secolo a.C.), il Codice Hammurabi (raccolta di leggi babilonesi del 1750 a.C.) sono solo alcuni tesori dell’umanità protetti dalle loro casseforti di vetro.
Sono installate nei 300 più grandi musei del mondo, dal British Museum di Londra al Musée d’Orsa di Parigi, dal Museum of Fine Arts di Boston a quello di Arte islamica del Cairo, dallo Shaanxi History Museum di Xi’an al Museo dell’Acropoli di Atene e alla Pinacoteca di Brera; in totale: vetrine per oltre 50 mila metri quadrati di cristallo. E gli incarichi per nuovi lavori non mancano, nonostante anche all’estero diminuiscano i contributi pubblici alla cultura. Attualmente i tecnici Goppion sono impegnati in Francia, Thailandia e Stati Uniti. Il fatturato realizzato all’estero per il 90% e ben distribuito: metà proveniente dall’Europa e metà dal resto del mondo.
Sotto il profilo della qualità e del controllo dei costi, l’azienda si avvantaggia del forte radicamento nel distretto industriale milanese. “Oltre ai dipendenti diretti, abbiamo 50 artigiani che da sempre collaborano a tempo pieno con noi e diamo lavoro a oltre 200 persone di alcuni laboratori del circondario che abbiamo selezionato negli anni” precisa Goppion. Infine, c’è anche da considerare un’organizzazione aziendale tarata e affinata nel tempo per gestire la complessità di anche 30 commesse in contemporanea: “Gruppi di lavoro dedicati e gestiti in autonomia, tranne che per alcune funzioni di collegamento per acquisti, engineerig, aspetti legali, questi ultimi affidati a mia moglie Patrizia” sintetizza Goppion.
Non ci sono dubbi, sono stati fatti passi da gigante da quando l’ingegnere trevigiano Nino Goppion apri nel 1952, a Milano, una bottega di vetrine con quattro operai.