In questo post vi spiego come noi, comprando l’ultimo modello di iPhone o di qualsiasi altro smartphone o computer, finanziamo direttamente l’approvigionamento d’armi di guerriglieri in Congo, che vivono estorcendo e stuprando giovani e giovanissimi locali che si fanno “minatori” per non morire di fame ed inseguire il sogno impossibile di costruirsi casa e famiglia. Il Congo è il paese più ricco del mondo, dal punto di visto minerario e geologico, ma anche e fra i paesi più poveri della terra, come condizioni di vita. Per i congolesi il coltan è diventata la più grande delle maledizioni, per la mancanza di normativa, di regolamentazione e di controllo in merito all’estrazione di questo minerale e alle sue modalità.
Il coltan? Nessuno sa cos’è”, “è utile?”. Il coltan veniva sfruttato anche prima della Seconda guerra mondiale, ma è diventato strategico solo da qualche anno. Prima valeva pochissimo e nessuno voleva estrarlo. Spaccare le pietre sotto il sole non è un lavoro piacevole. Ora è richiestissimo dall’industria ultratecnologica e le concessioni si sono moltiplicate.
A cosa serve il coltan? A vederlo così non somiglia a niente. Solo fango di sabbia nera con qualche debole scintilla di luce, come se fosse quarzo. Se gli si avvicina una calamita si attacca. In realtà il coltan è un minerale dall’importanza economica e strategica immensa. In particolare, spiegano gli esperti, serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione. Nei telefonini, per esempio, o nelle telecamere o nei computer portatili dove il problema più difficile da risolvere è quello della durata delle batterie. I condensatori al tantalio permettono un risparmio energetico e quindi una maggiore versatilità dell’apparecchio. Questa la spiegazione ufficiale. Ma parlando con i commercianti che esportano il coltan viene fuori un’altra strana verità. Il coltan è radioattivo e contiene anche un bel po’ di uranio. Non è forse che questo faccia gola più della tantalite? Il commerciante che regala una bustina di polvere di coltan a Butembo, nella parte nordorientale del Congo, quella per intendersi controllata dagli ugandesi, consiglia vivamente. Oltre a essere l’ingrediente fondamentale nella costruzione dei nostri telefoni cellulari, il coltan è usato nell’industria aerospaziale per fabbricare i motori dei jet, oltre agli air bag, ai visori notturni, alle fibre ottiche.
Qual è il percorso che dalle miniere arriva fino a casa Nokia, Apple o Samsung, ad esempio? Brevemente, coltan e cassiterite vengono estratti a mano, a suon di martello e a mani nude nelle miniere sparse per tutto il Congo, soprattutto nella regione di Kivu.
Nel 2010, il danese Frank Piasecki Poulsen ha girato un documentario fantastico dal titolo “Blood in the Mobile” (qui lo streaming), con l’obiettivo di far conoscere all’opinione pubblica mondiale da dove vengono e come sono estratte le materia prime dei nostri cellulari.
Il prezioso minerale è naturalmente anche la causa della guerra che sta devastando il Paese. I proventi della vendita del minerale servono infatti a pagare i soldati e ad acquistare nuove armi. L’unica via per interrompere il mercato del “coltan insanguinato” e i conflitti ad esso collegati sarebbe una normativa internazionale. Se, infatti il “protocollo di Kimberley” ha posto regole al commercio dei diamanti, per il coltan, per il quale il percorso di tracciabilità sarebbe più facile provenendo prevalentemente da un solo paese, non esiste alcuna regola. Esiste l’associazione Raise Hope for Congo, che lavora per rendere cosciente l’opinione pubblica ed incita i governi a bandire e regolare questo mercato. Ma la situazione è difficile, l’interesse in gioco è troppo grande e, diciamola tutta, ad una persona su due o su tre, sinceramente, non gliene frega niente se l’Africa muore.
(Fonti: buenobuonogood, repubblica, congo)