Secondo i dati Istat riferiti al 2013, gli immigrati in Italia non sono molti: 4,3 milioni, il 7,4% circa della popolazione italiana. A questi, secondo gli uffici Caritas-Migrantes si possono aggiungere circa 300 mila immigrati irregolari. Il totale, quindi, non supera i cinque milioni.
La crescita mondiale dell’immigrazione segue l’aumento della popolazione globale. Dai 175 milioni del 2000 si è passati ai 232 milioni del 2012, il 3,3% dei circa 7 miliardi di abitanti il pianeta. Nel 2040 si arriverà a 400 milioni, cifra che rappresenta il 4% dei prevedibili 9 miliardi di abitanti di allora. Ovviamente, il problema, è che l’aumento della popolazione riguarda i Paesi meno sviluppati e poveri mentre i Paesi occidentali, più ricchi, hanno tassi di natalità vicini allo zero. Il dato è importante perché l’aumento della popolazione immigrata in Italia negli ultimi anni è dipeso proprio dai tassi di natalità più che dall’affluenza di massa dall’estero.
L’emergenza invasione si affievolisce un po’ quando si guardano i numeri reali: l’afflusso di irregolari nel secondo quadrimestre del 2014 è stato di circa 68 mila persone in tutta la Ue di cui tre quarti in Italia, 50 mila persone in un periodo che comprende i mesi estivi quelli più problematici.
“L’afflusso annuale in Italia è stimabile in 150 mila persone. Di questi almeno la metà sceglieranno di lasciare l’Italia per dirigersi verso Germania, Svezia o Gran Bretagna” dice don Giancarlo Perego direttore della fondazione Migrantes. Tutta gente che arriva dal Nordafrica, dall’Eritrea e dalla Siria, dai paesi colpiti dalla guerra. Secondo Frontex è proprio l’Italia ad aver ricevuto il maggior incremento delle richieste di asilo nel secondo quadrimestre 2014 con un balzo del 471% (circa 45 mila richieste). Insieme a Germania e Svezia, l’Italia ha cumulato il 60% di quelle totali.
Ma c’è un dato che, dovrebbe calmare gli animi allarmisti di Salvini, Grillo e C. Gli immigrati irregolari che restano sul territorio italiano sono scesi del -22% nel 2013 rispetto al 2012 (Frontex). Il numero totale resta relativamente stabile ma a crescere di più sono i paesi del nord Europa: Norvegia (+28%), Danimarca (+37), Germania (+20).
Gli sbarchi sono “coreografici”. Trasmettono l’idea dell’invasione. Ma dati alla mano l’invasione sembra non esserci, o meglio sbarcano da noi per dirigersi verso i paesi del nord Europa. L’allarme invasione, unito a quello sanitario con l’evocazione di epidemie inesistenti (Ebola), non è che una delle tecniche di propaganda xenofoba.
I profughi, dopo aver ottenuto asilo politico, non sono mantenuti a vita. Devono essere accompagnati verso la possibilità di camminare con le proprie gambe. In Italia, invece, sono concepiti come una mucca da mungere, ovvero fondi a pioggia per soggetti di qualunque tipo. Non è un caso che, dopo gli sbarchi, tutti si affrettano a chiedere soldi all’Europa.
“L’immigrazione è un fatto sociale totale”, dice Abdelmalek Sayad. I migranti, in generale, non sono un problema ma la spia di un problema. Un migrante emarginato già dalle leggi, relegato ai bordi della società, confinato ai settori più deteriorati dell’economia e considerato solo come braccia da sfruttare, e quindi non porterà molto al paese che lo ospita.
Chi fugge da una persecuzione lo fa perché è in gioco la sua vita, chi grida all’invasione lo fa per giochi politici alla ricerca di consensi elettorali. Una cosa è certa e indiscutibile: la difesa dei diritti dei migranti non aiuta a guadagnare consensi politici.
Beh, questi sono i numero fornitici dalle statistiche. Quelli in regola e 4.5 milioni sono già tanti. E tutti gli altri? Io quando torno in Italia ne vedo ovunque. Certo, loro stanno sempre fuori casa, – mi ha fatto osservare un amico. Sì, però sono molti di più di quelli censiti. Oppure li incontro tutti io? Sono almeno il doppio se non di più, basta affidarsi alle statistiche. È lo stesso discorso che si fa per la disoccupazione. Le statistiche dicono una cosa ma la realtà è molto peggio.