Benvenuti nel futuro: ogni abitudine, qualsiasi gesto quotidiano si arricchirà di un valore aggiunto quando l’internet delle cose, cioè la possibilità di dotare gli oggetti di uso comune di una identità “digitale” e di connetterli tra di loro in rete, diventerà, dalla grande promessa che è oggi, la nuova, solida e onnipresente frontiera dell’hi-tech.
Presto ad avere accesso al web, a essere abilitati per trasmettere informazioni, saranno tutti gli oggetti, inclusi i più piccoli, insignificanti e ordinari: lampadine, vestiti, braccialetti, elettrodomestici e così via. Le “cose connesse” nel 2009 erano appena 900 milioni. Saliranno, secondo la società di consulenza Gartner, a quota 26 miliardi nel 2020, con un impatto da capogiro sull’economia: un giro d’affari pari a 1,9 mila miliardi di dollari.
L’azienda Wolfram Research ha già iniziato, attraverso il sito Connected devices, ha catalogare tutti gli oggetti che possono collegarsi a internet e comunicare dati. Finora il sito contiene duemila oggetti prodotti da circa 300 aziende diverse: braccialetti che monitorano come dormiamo e aiutano a migliorare il nostro benessere, cubi magnetici per assemblare robot per bambini, apparecchi medici, fonometri, lavatrici, termometri, contapassi, robot che puliscono al posto nostro e, in generale, tutti quegli strumenti che servono per misurare e monitorare. È possibile anche consultare il database e cercare, ad esempio, tutti gli smartphone che costano meno di duecento dollari e pesano meno di 100 grammi. Chiunque può partecipare segnalando un oggetto che manca nel catalogo, e contribuire alla terza rivoluzione industriale.
L’unica, ma grande pecca, ad oggi è lo scarso livello di sicurezza di queste tecnologie. “L’internet delle cose è terribilmente insicuro” titola un articolo della rivista americana Wired, in cui si afferma che un oggetto con un chip al suo interno è estremamente vulnerabile da attacchi esterni. Gli hacker di domani potrebbero prendere, tranquillamente, il controllo della nostra auto o della nostra casa, esponendoci a rischi non di poco conto.
Ma nonostante tutto, l’internet delle cose cambierà le nostre vite o, almeno, proverà a renderle più smart.
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