Le ultime inchieste in Liguria hanno dimostrato che le principali forme mafiose italiane, in primis la ‘ndrangheta hanno stretto rapporti con una parte della classe politica, a prescindere dallo schieramento partitico in base alla utilità per la cosca. A differenza che in altre realtà del centro nord dove questo rapporto è limitato od assente, in Liguria purtroppo il connubio tra mafia e politica è presente in maniera rilevante. Il fatturato mafioso stimato è di circa 10-11 miliardi di euro ed è proporzionato alle stime nazionali oscillanti tra i 140-150 miliardi di euro che salgono a 200 con le mafie straniere ed a 2000 nei 27 paesi del parlamento europeo.
La Liguria non è originariamente una terra che ha dato vita a forme mafiose autoctone di una certa rilevanza e per questo motivo parlare di tale argomento su un territorio considerato “un’isola felice” non è mai stato facile. La banda dei genovesi attiva negli anni ’70 non è mai stata in grado di trasformarsi in forma mafiosa. Un campanello d’allarme comunque in Liguria c’è sempre stato: la presenza del clan dei marsigliesi… Ma provenivano dalla Francia. I marsigliesi erano comunque in affari con gli italiani, come tra l’altro lo sono i loro eredi oggi. Altro campanello d’allarme da non sottovalutare riguarda l’emanazione della prima sentenza che ha dimostrato l’esistenza di cosa nostra in Liguria e che risale a 25 anni fa. La presenza al confino di mafiosi sin dagli anni ’50 tra l’altro ha contribuito all’esportazione di tale fenomeno. Negli anni novanta da altre sentenze fu colpito il mercato delle slot machines in mano sempre ai clan siciliani. I rapporti della DIA sin da quando sono stati redatti si sono occupati delle infiltrazioni mafiose in Liguria. La DIA ligure tra l’altro nel corso del 2011 ha sequestrato beni per circa 20 milioni di euro. Lo stesso dicasi per i rapporti della DNA curati ultimamente dalla Dott.ssa Canepa giovane memoria storica dell’antimafia stimata dal giudice Caponnetto per il suo impegno.
Nei vari rapporti la Liguria è spesso considerata come uno snodo del narcotraffico internazionale, per la posizione geografica di confine con la Francia e per i numerosi porti presenti, quali Genova, Savona, Vado Ligure e La Spezia, rappresenta una manna per le organizzazioni criminali mafiose che infatti sono ben rappresentate. Inoltre essendo una terra che non ha dato origine a forme mafiose è un luogo in cui convivono varie forme di criminalità mafiosa ed organizzata. La regola principale di convivenza è quella del non disturbarsi a vicenda. In molti casi inoltre scattano dei meccanismi collaborativi. È il caso dell’accordo tra i nuovi clan marsigliesi e la ‘ndrangheta per gli affari in comune che transitano sui rispettivi territori. Non bisogna inoltre dimenticare che a Sanremo c’è il casinò e solitamente queste strutture sono considerate appetibili dalle varie mafie.
‘NDRANGHETA. La ‘ndrangheta al momento è la forma mafiosa di cui si parla di più. E’ ben presente in tutto il territorio ligure ed utilizza la regione come testa di ponte per la Francia e per i porti ivi presenti. Attualmente risultano presenti locali a Genova, Ventimiglia, Lavagna, Sarzana e probabilmente anche a Sanremo, Rapallo, Imperia, Savona, Taggia. Per la DIA “la Liguria si conferma essere il territorio di elezione di diverse forme di criminalità organizzate e, tra queste, assume particolare rilievo la presenza di sodalizi riconducibili alla ‘ndrangheta”. Le operazioni condotte contro la ‘ndrangheta sono numerosissime ma quella che più di tutte ha dato un contributo fondamentale a capire gli insediamenti al nord è stata la c.d. “operazione crimine” del 13 luglio 2010 che ha permesso di scoprire la presenza organica della ‘ndrangheta sul territorio ligure con gli effettivi organigrammi. I ROS dei carabinieri quotidianamente contrastano la ‘ndrangheta sul territorio ligure. Dalla relazione della commissione antimafia del 2008 allora diretta da Francesco Forgione emerge la presenza di una camera di compensazione per le cosche liguri e piemontesi per la gestione degli affari ed il ruolo della locale di Ventimiglia per il coordinamento. Il biennio 2010/2011 è stato un periodo molto intenso per la procura di Genova che ha potuto contrastare le cosche con le operazioni “maglio 2” e “maglio 3”.
COSA NOSTRA. La mafia siciliana è storicamente presente in Liguria. Il rapporto della DNA ritiene pacifico come dato giudiziario accertato la presenza in particolare su Genova, ma non solo, di “decine”, diretta emanazione di “famiglie” di cosa nostra. In particolare si registra un’attenzione per il riciclaggio, l’usura, lo sfruttamento della prostituzione, la distribuzione delle bevande, la gestione delle slot machines non solo abusive o clonate ma sempre più ufficiali con tanto di autorizzazione dei Monopoli di Stato. Risultano presenti in particolare i gruppi di Caltanissetta e Gela. Il rapporto della DIA conferma ciò con una maggiore penetrazione in Genova e provincia ma con l’intera regione considerata un terreno appetibile per le organizzazioni criminali per il rifugio ai latitanti ed il riciclaggio in attività lecite. Si segnala inoltre l’attenzione dei clan siciliani per la gestione ufficiale dei rifiuti. I clan di cosa nostra mostrano anch’essi una notevole attenzione per gli investimenti in Francia e Costa Azzurra.
CRIMINALITA’ MAFIOSA CAMPANA. I vari rapporti che si sono succeduti nel corso degli anni, sia della DIA sia della DNA, confermano la presenza in Liguria di soggetti operativi della criminalità mafiosa campana in grado di sviluppare autonome relazioni criminali. La presenza della camorra è stata riscontrata a La Spezia, a San Remo e Ventimiglia. Le ramificazioni hanno privilegiato oltre allo spaccio ed al gioco d’azzardo la contraffazione. Vi sono inoltre elementi di spicco di origine camorristica fuggiti in Francia e che da oltre confine gestiscono affari anche con i francesi.
SACRA CORONA UNITA. Iniziano ad essere presenti anche esponenti della criminalità mafiosa pugliese in Liguria, più precisamente nella zona di Savona in accordo con gruppi di albanesi dediti allo spaccio. L’espansione della SCU non avviene per clan ma per singoli esponenti e lentamente si estende sul territorio regionale.
*Rapporto Fondazione Antonino Caponnetto