Fanno uso di marijuana, alcol e droga, e vivono con lo smartphone incorporato alla mano. Diminuiscono i consumi “colti” a vantaggio di chat e messanger. Vivono in una famiglia sempre più assente e assolutamente non prescrittiva, dove i genitori fanno pesare il loro punto di vista anche meno di quanto gli stessi figli riterrebbero ragionevole.
Questa è la fotografia dei 2.293.778 adolescenti italiani, di cui 186.450 stranieri, scattata dal 9° Rapporto di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia, realizzato dal Gruppo CRC con la collaborazione di 134 operatori delle 91 associazioni del network.
Il 63,4% degli studenti ha ammesso il policonsumo di droghe e ha dichiarato l’assunzione di queste sostanze psicoattive nei 30 giorni precedenti la rilevazione.
Il 92,6%, si legge nel rapporto, dichiara di non separarsi quasi mai dal telefonino, con il quale inviano, spesso a sconosciuti, messaggini sessualmente espliciti che si scambiano tra loro (il sexting). Stando agli ultimi dati ISTAT, “quella attuale è, infatti, la prima generazione di adolescenti cresciuta in una società in cui l’essere connessi rappresenta un dato di fatto, un’esperienza connaturata alla quotidianità”: nel 2014, l’83% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni utilizzava Internet con un telefono cellulare e il 57% navigava sul Web.
Dal rapporto emerge che il 42% trascorre davanti al televisore da una a due ore al giorno. Inoltre giocano regolarmente d’azzardo online, sul calcio per il 77% e su altri sport per il 10,4%; il 29% gioca anche nei centri scommesse (in genere gli adolescenti dai 17 ai 19 anni) e punta per l’88% sul calcio. Quelli che subiscono o hanno subìto azioni di bullismo e/o cyberbullismo, anche omofobico, sono oltre il 50%.
L’attività sportiva occupa un posto rilevante nella vita degli adolescenti: il 67,2% dei ragazzi e il 51,5% delle ragazze tra i 14 e i 17 anni svolgono regolarmente attività sportiva nel tempo libero, anche in forma agonistica.
Per quanto riguarda la scuola, l’Italia è tra i Paesi europei con il più alto tasso di dispersione: il 15% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni ha conseguito al massimo il titolo di scuola media.
Nel 2015, l’8,4% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni ha partecipato ad associazioni culturali, ricreative o di altro tipo; e il 9,7% ha svolto attività gratuite in associazioni di volontariato (nel 2014 erano l’8,6%).
“Ragionare sulle politiche per gli adolescenti, considerandole come parte delle politiche rivolte in senso più ampio ai giovani, è importante”, dichiara Arianna Saulini, di Save the Children e coordinatrice del Gruppo CRC, “anche perché è in corso a livello europeo un tentativo di profondo rinnovamento, che mira a promuovere iniziative che mettano definitivamente da parte la visione dei giovani come problema, riconoscendoli pienamente come risorsa, da rilanciare mediante politiche di empowerment”.