“L’Etna è un vulcano molto pericoloso, più di Yellowstone, al pari del Mount St. Helens, perché nel corso dei secoli ha mietuto decine di migliaia di vittime”. Ecco come Discovery Science, canale di divulgazione scientifica della rete Discovery Channel, presenta l’Etna in uno speciale del programma Curiosity-Volcano Time Bomb, mandato in onda nell’edizione originale in inglese il 9 dicembre dell’anno scorso e ripreso in Italia già da alcune settimane sul canale 401, e comunque visibile, in lingua inglese, anche su Internet.
“Apprendo con stupore – dice Eugenio Privitera, direttore dell’Osservatorio dell’Ingv di Catania – che un canale Tv di divulgazione scientifica come Discovery Science, ad elevata risonanza mediatica, diffonda un programma sui vulcani dal taglio sensazionalistico e poco rispondente alla realtà scientifica. Infatti la rappresentazione dell’Etna, nell’ambito del programma, potrebbe risultare fuorviante agli occhi della comunità scientifica, nonché dell’opinione pubblica tutta”.
“È una grottesca e fuorviante rappresentazione dei vulcani e del lavoro fatto da migliaia di ricercatori” è l’opinione di Carmelo Ferlito, docente di vulcanologia all’Università di Catania. “Spiace che l’Etna venga inserita in una lista dove sono presenti vulcani geologicamente differenti considera Salvo Caffo, vulcanologo del Parco dell’Etna – e caratterizzati da una forte attività esplosiva. Non c’è fondamento, sul numero di vittime citato”.
Ma dopo questa presentazione, il programma, tradotto in diverse lingue, diffuso in decine di Paesi e visto da milioni di persone, va oltre e fa riferimento all’eruzione del 2002, mostrando la sala operativa dell’Ingv di Catania con un ricercatore, che interviene quando scatta l’allarme rosso, in base al quale viene ordinato alla troupe televisiva che si trova nell’area dei crateri sommi tali di rientrare velocemente. Dopodiché la voce fuori campo lascia intendere che sia avvenuta l’evacuazione per la gente dell’Etna.
“Il montaggio del programma – puntualizza Privitera- si presta ad una erronea interpretazione delle dichiarazioni rilasciate dal ricercatore dell’Ingv che, durante le riprese, ha dato risalto alla prevedibilità delle eruzioni vulcaniche dell’Etna e non alle procedure di comunicazione di allarme e conseguente evacuazione”. “La ricostruzione in cui due vulcanologi si avventurano sulla sommità del cratere centrale in eruzione- conclude Ferlito -, sarebbe ambientata durante l’eruzione del 2002, ma le riprese sono fatte nell’estate del 2012. Insomma, un brutto programma che dà un’immagine discutibile dei vulcani e dei vulcanologi per l’allarmismo fuorviante, lesivo dell’immagine che l’Etna ha nel mondo”. E’ dello stesso avviso Marisa Mazzaglia, presidente del Parco dell’Etna: “E’ un tentativo becero di creare la notizia a scapito della verità dei fatti e a danno di un territorio che, anche grazie al riconoscimento Unesco, ma soprattutto grazie alla spettacolarità delle sue eruzioni, gode di una invidiabile ribalta mondiale».
L’Ordine regionale dei geologi va oltre: “Il programma è un insulto alle scienze della terra, agli studiosi e a chi abita le sue falde – dichiara il presidente Fabio Tortorici -. Se tra i complici della farsa ci dovessero essere geologi siciliani, aprirò un provvedimento disciplinare con l’accusa di falso ideologico”.
Per la portata dei contenuti è come se Discovery Science avesse mandato in onda un programma di zoologia in cui si dichiara che tra gli animali più pericolosi al mondo ci sia la Lucertola, al pari della Vipera, più del Cobra. Dove però, il Serpente a Sonagli non compare. Il Vesuvio, in questa carrellata di vulcani pericolosi non c’è.
“E’ quanto meno discutibile, per non dire altro, l’aver inserito l’Etna e non il Vesuvio o i Campi Flegrei – chiosa Caffo -. Probabilmente è stato interpretato male quanto affermato dalla Iucn (Commissione internazionale della conservazione della natura), cioè che l’Etna è il vulcano più attivo del mondo. L’Etna può avere attività stromboliana fino ai parossismi con colate terminali o sub terminali, talvolta con colate di fianco, e presenta un rischio elevato solo a quote medio-alte. Il Vesuvio è tecnicamente quiescente, ma ha avuto un’attività molto violenta con prodotti che possono dar luogo alle nubi ardenti. Le conseguenze di un’eruzione oggi sono immaginabili in un’area molto urbanizzata, anche nell’Area Rossa”. L’accessibilità alle quote sommitali dell’Etna, oggi è regolata dalla Prefettura di Catania, che aggiorna i limiti delle sue ordinanze su segnalazione della Protezione Civile, informata dall’Ingv. In condizioni ordinarie, è possibile visitare i crateri oltre i 2900 metri di quota, solo se accompagnati dalle Guide Alpine e Vulcanologiche.
“L’Etna è un vulcano in attività e come tale deve essere trattato, con prudenza, rispetto e attenzione – conclude Privitera -. E’ possibile convivere con questa forza della natura pianificando l’uso del territorio ed adottando normali regole per la sicurezza. Se si afferma qualcosa di diverso, bisogna interrogarsi su quali siano le reali motivazioni che inducono la divulgazione di notizie infondate”.
CURIOSITY: VOLCANO TIME BOMB – Clip from Aaron McAdams on Vimeo.
(Fonte Vivere la Sicilia)
L’Etna è classificato come VEI 5, ciò significa che può arrivare ad eruttare al pari del St.Helens nel 1980. Ma è anche un vulcano vivace, ed eruttaqndo spesso le sue eruzioni tendono ad essere poco violente (quanto sia violento un vulcano, dipende anche da vulcano a vulcano. Lo stesso St.Helens, VEI 6, normalmente non ha eruzioni particolarmente violente, basta ricordare quella del 2004, durata poi 4 anni di fila, con lave estremamente viscose e già quasi allo stato solido, eppure si è svolta con molta tranquillità. Al contrario il Vesuvio, anche lui VEI 6, tende ad avere molto spesso eruzioni violente, e pertanto è certamente più pericoloso).
Non lo definirei un vulcano particolarmente pericoloso e di certo non più pericoloso di uno Yellowstone che è classificato come VEI 8, e se eruttasse a tale intensità oscurerebbe il sole e causerebbe la fame nel mondo. Forse può avvicinarsi ad un St.Helens, con la differenza che l’eruzione violenta del St.Helens ce la ricordiamo tutti perchè avvenuta in tempi recenti, mentre dell’Etna a ricordarci la sua eruzione violenta c’è la Valle del Bove, che è una caldera.
Al di la del VEI, secondo me sarebbe meglio stare alla larga dai vulcani. Io personalmente vieterei di costruire città e paesi intorno ai vulcani, permetterei solo la costruzione di campi coltivabili per sfruttare il buon terreno, e in caso di eruzioni potenzialmente pericolose sarebbe più facile far evaquare le poche persone che lavorano in zona.
Questa opinione me la sono fatta leggendo su varie fonti, forse sopravvaluto l’Etna o sottovaluto il St.Helens.