Negli ultimi due anni 300mila persone sono già sbarcate sulle nostre coste e i nostri centri di accoglienza hanno ospitato e ospitano all’incirca 100mila migranti. L’Italia non può essere penalizzata dal fatto di essere la stata la prima ad affrontare il fenomeno, con un impegno finanziario che dura già da tempo. Ma a quanto ammonta effettivamente questo onere finanziario?
La quantificazione è stata fatta in un testo ufficiale, il Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato a Bruxelles lo scorso ottobre. In una tabella vengono riepilogate, ripartite tra soccorso in mare, accoglienza, sanità e istruzione, le spese sostenute per la crisi dei migranti tra il 2011 e il 2016 (l’ultimo anno rappresenta chiaramente una proiezione). La voce di costo più importante, secondo uno studio di ImpresaLavoro, è quella dell’accoglienza in senso stretto, quindi il vitto e alloggio dei soggetti per cui si è provveduto all’identificazione e all’inserimento nelle liste di coloro che hanno richiesto asilo: alla fine del 2016 l’importo complessivo sarà stato di 3 miliardi 668 milioni (più di 643 milioni nel 2014, quasi 1,3 miliardi nel 2015 e 1 miliardo 752 milioni nel 2016).
Al netto dei limitati contributi europei usati per queste finalità, la spesa media dal 2011 al 2013 è stata di 1,2 miliardi l’anno, mentre l’importo è poi cresciuto rispettivamente a 2,5 e a 3,2 miliardi nel 2014 e nel 2015. 3,2 miliardi è anche la somma messa in cantiere per quest’anno, in uno scenario costante. Il totale fino a tutto lo scorso anno vale quindi oltre 9 miliardi.