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Le sigarette elettroniche ci salveranno

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Il boom delle sigarette elettroniche è ormai di dominio pubblico. Un fornitore di sigarette elettroniche ha stimato che il valore corrente del mercato tedesco si aggira attorno ai 100 milioni di euro e quello totale del mercato delle sigarette elettroniche nell’UE27 (inclusi dispositivi e ricariche) sia compreso tra i 400 e i 500 milioni di euro. La Elettronic Cigarette Industry Trade Association (ECITA), ovvero l’associazione per il commercio e l’industria della sigaretta elettronica, rappresenta il 60-70 % del volume complessivo nel relativo mercato del Regno Unito e riferisce che la crescita del mercato si aggira intorno al 20-30 % al mese.

Il mercato europeo è principalmente composto da distributori più che da produttori e dominato dalle piccole imprese, anche se sta crescendo l’interesse per la produzione delle sigarette elettroniche anche da parte di produttori di più grandi dimensioni (incluse le quattro più grandi industrie di produzione di sigarette tradizionali). La maggior parte delle sigarette elettroniche è prodotta in Cina. Da quando è iniziato il processo di importazione in UE, esse sono diventate oggetto di considerevoli scambi internazionali.

Per esempio, in Olanda i venditori di sigarette elettroniche fungono da centri di rivendita delle sigarette elettroniche importate dalla Cina verso tutta l’Europa. Circa il 20 % delle loro vendite è interna al mercato olandese, mentre il 60 % è diretto al mercato tedesco e il restante 20 % ai venditori in Danimarca, Spagna, Francia, Austria e Svizzera. In Regno Unito l’aumento del numero di possessori di sigarette elettroniche è passato da una quantità minima del 2006 a quella di 1 milione nel 2013. Secondo un recente sondaggio tra i consumatori di sigarette elettroniche in Polonia, la maggior parte fa uso del prodotto soprattutto per smettere di fumare o per ridurre i danni derivanti dal fumo (92 %) e una grande percentuale sostiene che questi prodotti siano meno tossici dei tradizionali prodotti a base di tabacco (84 %).

La regolamentazione delle sigarette elettroniche è complessa e varia da paese a paese. In alcuni casi una regolamentazione non esiste per la difficoltà di interpretare cosa effettivamente sia la sigaretta elettronica e quale ne sia effettivamente lo scopo. Circa la metà degli Stati Europei considera le sigarette elettroniche e gli altri prodotti contenenti nicotina come prodotti medicinali per analogia funzionale (Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovacchia, Svezia, Belgio, Lussemburgo e Francia). Una vero e proprio Far West giuridico, che va dal divieto assoluto all’uso senza alcuna restrizione.

Recentemente Umberto Veronesi ha dichiarato  “se le sigarette elettroniche dovessero sostituire totalmente quelle vere, avremmo molto da guadagnare e nulla da perdere” e ha sottolineato che “la sigaretta elettronica appare come una forma intelligente di riduzione dei danni da tabagismo perché simula il fumo, ma non contiene tabacco: i fumatori trovano il piacere gestuale, senza correre rischi letali per la salute”. Si può ipotizzare che le morti per tumore polmonare in Italia passerebbero da 30 mila a non più di 1.000 ogni anno. Crollerebbero di conseguenza anche i costi sanitari, anche se in questo campo le stime sono più complesse. Per esempio, se ipotizziamo che un cancro polmonare costi fra i 30 e i 40 mila euro all’anno alla sanità pubblica, il risparmio annuale sarebbe di 1,2 miliardi di euro.

Non si riesce a capire il perché non vengano fatti studi approfonditi per fare chiarezza e regolamentare il mercato delle e-cig, fregandosene delle grandi multinazionali del tabacco. Vietiamo le sigarette tradizionali e sostituiamole con quelle elettroniche. Più “svapate” per tutti !!

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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