0

Le “salutari” erbe cinesi, un cocktail di pesticidi molto pericolosi

Erbe cinesi

Tra novembre 2012 e aprile 2013, Greenpeace ha acquistato prodotti a base di erbe cinesi in sette mercati chiave per l’esportazione: Italia, Canada, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito, e USA. Questi campioni sono stati inviati a un laboratorio indipendente per verificare l’eventuale presenza di residui di antiparassitari. In totale, sono stati raccolti 36 campioni di prodotti erboristici importati dalla Cina, tra cui bacche di goji, crisantemo, caprifoglio, bulbi di giglio, datteri, boccioli di rosa e san qi (Panax pseudoginseng, o “pseudo ginseng”). Questi prodotti sono normalmente acquistati per le loro proprietà medicinali ma le analisi eseguite hanno rilevato che la maggioranza dei campioni conteneva un cocktail di pesticidi, alcuni dei quali molto pericolosi. Dei 36 campioni testati, 32 contenevano residui di tre o più pesticidi. Nei campioni di caprifoglio acquistati in Canada e Germania, per esempio, sono stati trovati rispettivamente 24 e 26 pesticidi. Nei tre campioni acquistati in Italia (a Milano), bacche di goji, bulbi di giglio e datteri, sono stati rintracciati ben 23 pesticidi diversi, tra cui due vietati in Cina (phorate e carbofuran) trovati rispettivamente nei bulbi di giglio e nelle bacche di goji. Il livello di carbofuran rilevato nelle bacche di goji era pari al Limite Massimo di Residuo (LMR) europeo. Circa la metà dei campioni (17 di 36) conteneva residui di pesticidi classificati dall’OMS come estremamente pericolosi o molto pericolosi. Fra questi il carbofuran e il phorate anche se a basse concentrazioni. Queste classi di pesticidi rientrano fra quelle con un rischio acuto per la salute, e destano particolare preoccupazione poiché nei Paesi in via di sviluppo gli agricoltori tendono a utilizzare minori protezioni e sono meno informati sulle modalità d’uso durante l’irrorazione. I risultati ottenuti sono pubblicati nel rapporto internazionale “Chinese Herbs: Elixir of Health or Pesticide Cocktail?”.

La presenza di un gran numero di pesticidi in un singolo campione espone a un rischio noto come “effetto cocktail”, dato che la combinazione di diversi pesticidi può avere effetti più pericolosi rispetto agli effetti di una singola sostanza. Le ricerche effettuate sugli effetti tossicologici dovuti all’ingestione di una miscela di pesticidi diversi sono relativamente poche, ma in base al principio di precauzione la continua esposizione a questi cocktail dovrebbe essere evitata.

Il LMR europeo, che di per sé non andrebbe preso come garanzia di livelli sicuri di residui di sostanze chimiche, è stato superato in 26 dei 29 campioni. Dalle analisi dei campioni che superano il LMR europeo, sono esclusi i sette campioni di bulbi di giglio poiché nella norma comunitaria non esiste una specifica categoria per questo prodotto cinese. Nel caprifoglio acquistato in sei Paesi, il fungicida thiophanate-methyl è stato rilevato a livelli superiori al LMR.

La medicina tradizionale cinese ha una lunga storia ed è parte della cultura cinese, dove le erbe non sono solo un’alternativa alle medicine occidentali, ma anche una parte importante della dieta. Crisantemo e caprifoglio ad esempio vengono immersi direttamente in acqua o altre bevande. Bacche di goji, bulbi di gigli e altre erbe hanno una vasta gamma di utilizzi in cucina. La medicina tradizionale cinese si fa lentamente strada anche in occidente dove cresce la presenza di questi prodotti nei mercati. Le esportazioni di erbe cinesi nel 2011 hanno raggiunto il valore di 2,33 miliardi di dollari, con un incremento annuo del 36,48%.

La contaminazione delle erbe cinesi dovuta ai pesticidi non è un caso eccezionale ma piuttosto l’ennesimo esempio del fallimento dell’agricoltura di stampo industriale dipendente dalla chimica, in Cina e nel Mondo. La dipendenza dai pesticidi chimici è talmente diffusa che perfino la produzione di erbe naturali, un prodotto salutare per definizione, avviene con pratiche intensive che non prescindono dall’uso di pesticidi chimici o è comunque influenzata da tali pratiche. L’indagine ha riscontrato tracce di pesticidi estremamente pericolosi nelle erbe della farmacopea tradizionale cinese, ma questi prodotti potrebbero essere il risultato di un’applicazione diretta e deliberata sulle piante come pure la conseguenza di un fenomeno di contaminazione dell’ambiente dovuta a impieghi passati. Solo una piccola parte dei pesticidi chimici si trattiene sulle colture cui sono destinati. La maggior parte è dispersa nell’ambiente, nel terreno, nell’acqua e nell’atmosfera, comportando, in questo modo, gravi danni per le altre piante e distruggendo l’equilibrio dell’ecosistema circostante. Un altro problema causato dall’uso di pesticidi chimici è che essi uccidono anche molti altri insetti che svolgono naturalmente una funzione di controllo dei parassiti nelle coltivazioni. Anche per questo, l’impiego di pesticidi, invece di contrastare l’insorgere di problemi, rende la lotta ai parassiti più difficile, portando a un aumento dell’incidenza e dell’aggressività di parassiti e malattie. Sul lungo periodo, dunque, un’agricoltura di stampo industriale, basata sulla chimica, è più vulnerabile ai parassiti e agli infestanti e, come in un vero e proprio circolo vizioso, richiede un utilizzo sempre maggiore di sostanze pericolose. Con costi più alti per gli agricoltori e maggiori rischi per tutti noi: l’impatto economico, ambientale e sanitario dell’attuale sistema agricolo industriale è sempre più evidente.

Condividi:

Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.