Per multinazionale si intende qualsiasi gruppo composto da società dislocate in vari paesi. Secondo i dati 2010 delle Nazioni Unite, i gruppi multinazionali sono 82.000 per un totale di 810.000 filiali, che complessivamente impiegano 80 milioni di persone, pari al 4% della forza lavoro mondiale. Il loro fatturato, inteso come valore totale delle vendite è stimato in 74mila miliardi di dollari, mentre il valore netto della produzione ammonta a 16mila miliardi di dollari, corrispondente al 25% del prodotto lordo mondiale. Inoltre controllano due terzi di tutto il commercio mondiale di beni e servizi.
Per definizione le multinazionali sono senza cittadinanza. Ciò nonostante si continua a dar loro una nazionalità, in base al paese in cui è domiciliata la capogruppo. Stando all’ultimo dato disponibile relativo a tutte le transnazionali, il paese con maggior numero di capogruppo è la Danimarca che ne ospita il 17%. Seguono Germania (15%), Svezia (9%), Svizzera (8,3%), Israele (8%), Usa (6%).
Benché le multinazionali siano tutte accomunate dal fatto di disporre di filiali estere, le loro dimensioni variano enormemente l’una all’altra. Tant’è, le prime 200 (0,02% del totale) contribuiscono da sole al 23% del fatturato complessivo di tutte le multinazionali.
Un raffronto con il 1996 indica una crescita delle top 200 su tutti i fronti, anche se l’avanzata principale si registra nei profitti che crescono quattro volte e mezzo. I dipendenti, invece, crescono solo due volte come conseguenza di un assetto produttivo in rapida trasformazione. Mentre un tempo le imprese tendevano ad integrarsi verticalmente, in modo da controllare tutte le fasi della produzione, oggi preferiscono appaltare il più possibile all’esterno, possibilmente in paesi a bassi salari, per ridurre i loro costi di produzione.
Il confronto col 1996 mette in evidenza anche un cambio di ruolo dei settori. Ad esempio, se nel 1996 ai primi posti troviamo le imprese automobilistiche, nel 2011 troviamo le imprese petrolifere seguite da Wal-Mart Stores, impresa della grande distribuzione.
Un’altra grande novità è l’emergere di nuovi paesi sulla scena economica mondiale e se ci concentriamo sulla nazionalità delle prime 200 multinazionali troviamo paesi che nel 1996 non comparivano affatto, primo fra tutti la Cina.
Molte multinazionali hanno fatturati superiori al prodotto interno lordo degli stati ed usano il loro potere per condizionare le scelte di governi e parlamenti.
Nel suo libro Confessioni di un sicario dell’economia, John Perkins descrive i metodi usati per corrompere i capi di stato del Sud del mondo, anche se l’attività di lobby avviene ovunque spesso in forma organizzata per avere più peso.
Alcune delle associazioni create dalle multinazionali appositamente per svolgere attività di lobby politica sono: ERT (European Roundtable of Industrialists), USCIB (United States Council for International Business), ICC (International Chamber of Commerce), TBD (Transat- lantic Bussiness Dialogue). Organismi di cui fanno parte Coca-Cola, Procter & Gamble, Danone, Unilever, Fiat e molte altre multinazionali.
Se compilassimo una graduatoria in cui elenchiamo gli stati in base al prodotto interno lordo e le multinazionali in base al fatturato, troviamo che fra i primi cento posti siedono 44 multinazionali, precisando che la prima compare al 25° posto, prima della Norvegia.
La situazione cambia radicalmente se gli stati non sono rappresentanti in base al prodotto interno lordo, ma in base alle spese governative in modo da creare un confronto fra entità singole. In questo caso i posti occupati dalle multinazionali salgono a 67.
I padroni del Mondo. Benché siano noti alcuni personaggi superricchi, come Carlos Slim, Bill Gates, Warren Buffett che detengono pacchetti azionari per decine di miliardi di dollari, la maggior parte degli azionisti delle multinazionali non sono persone fisiche, ma investitori istituzionali. Tale termine comprende banche, assicurazioni, fondi pensione, fondi di investimento e altri tipi di società finanziarie che raccolgono risparmio collettivo e lo usano per prestiti, partecipazioni azionarie e operazioni speculative con lo scopo di garantire un utile ai propri azionisti.
Uno studio condotto nel 2011 da alcuni studiosi svizzeri su 43 mila multinazionali ha messo in evidenza che 757 entità controllano, direttamente o indirettamente circa l’80% della proprietà. Cinquanta di esse controllano da sole circa il 40% del loro capitale globale.
(Il post è tratto dal documento: La crescita del potere delle multinazionali – del Centro Nuovo Modello di Sviluppo)